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Nel 2018, la Cina è comparsa di fronte alle Nazioni Unite a Ginevra per l’Esame periodico universale, cui tutti gli Stati membri dell’ONU devono sottoporsi ogni cinque anni per una valutazione del loro comportamento rispetto ai diritti umani. Un buon numero di critiche ha riguardato la persecuzione di un nuovo movimento religioso di origine cristiana, la Chiesa di Dio Onnipotente, con accuse di tortura e di omicidi extragiudiziali. La Cina si è difesa sostenendo che il movimento è colpevole di vari crimini: ma studi di accademici indipendenti hanno concluso che le accuse sono infondate. Che cos’è la Chiesa di Dio Onnipotente? In che cosa crede? Perché è rapidamente cresciuta e perché è perseguitata? Massimo Introvigne, uno dei pochi studiosi occidentali che ha studiato il movimento – ed è stato ripetutamente invitato in Cina dalle autorità per scambi di opinioni sul tema – risponde a queste domande in un testo che apre prospettive nuove sulla situazione delle religioni nella Repubblica Popolare Cinese.
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Della campagna che Osama bin Laden ha scatenato contro l'Occidente spesso ci si limita a considerare gli aspetti politici e militari: Massimo Introvigne s'interessa in questa sede invece alle radici specificamente religiose del suo progetto apocalittico, e spiega come solo comprendendo da dove viene il terrorismo di al-Qa'ida si possa cercare d'immaginare dove va. Lo studio affronta la nozione di fondamentalismo islamico e le sue relazioni con l'islam in generale, con il millenarismo e con il terrorismo; la biografia di Osama bin Laden, il contesto afghano e la storia delle organizzazioni che a lui fanno riferimento; l'ideologia del «principe del terrore» quale emerge dai suoi scritti. Un'ampia appendice documentale comprende la traduzione annotata degli scritti principali di bin Laden, comprese le cosiddette «Epistole Ladenesi» del 1996, il cuore del suo progetto terroristico, mai tradotte integralmente in italiano; e del rapporto del governo inglese del 4 ottobre 2001, che costituisce un completo atto di accusa nei confronti del terrorista.
Recensioni Recensioni radiofoniche sono state trasmesse da Radio RAI Uno, Radio Montecarlo, Radio 24 Ore, Italia Radio "Osama liquidato in 65 pagine. Un saggio di Introvigne è più efficace di mille libri", di Camillo Langone ("il Giornale", 23 dicembre 2001)"Osama Story. Corano, bombe e videotape - Il testo integrale del video di Bin Laden diffuso dal Pentagono. Più due nuovi libri su di lui. I migliori sinora pubblicati" di Sandro Magister ("L'Espresso" online, 14 dicembre 2001) "Le lettere ladenesi di Osama" di Filippo Salatino ("Il Quotidiano della Calabria", 22 novembre 2001) Introvigne analizza le "Espistole ladenesi" (la Padania, 17 novembre 2001) "Un instant-book su Bin Laden esce in questi giorni da Elledici" di Elisa Zunino (luna nuova, 16 novembre 2001) "Lapocalittica di Bin Laden spiegata da Massimo Introvigne" ("Secolo dItalia", mercoledì 14 novembre 2001) "Osama e i fanatici del millenarismo" ("la Padania", 14 novembre 2001) "Arrivano in Italia le lettere-proclama dello sceicco" ("Libero", 14 novembre 2001) "Le radici del fenomeno Bin Laden" ("La Provincia di Como", mercoledì 14 novembre 2001) Massimo Introvigne, Osama bin Laden. Apocalisse sullOccidente, Elledici, Leumann (Torino); Idem, Hamas. Fondamentalismo islamico e terrorismo suicida in Palestina, Elledici, Leumann (Torino) di Marco Respinti (il Domenicale, 01-03-2003) |
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Le "sette", le religioni, lestremismo politico usano il lavaggio del cervello per reclutare e conservare fedeli? Oppure la metafora del lavaggio del cervello è utilizzata semplicemente in chiave polemica, per squalificare e discriminare dottrine religiose e politiche impopolari? Queste domande sono al centro di vaste controversie fin dal 1950, quando laccusa di praticare il lavaggio del cervello è rivolta per la prima volta alla Cina di Mao. Emergono in quegli anni due modelli diversi, uno di critica articolata al cosiddetto "totalismo" presentato dallo psichiatra Robert Jay Lifton e dallo psicologo Edgar Schein, e uno che ritiene invece il "lavaggio del cervello" uno strumento misterioso e infallibile, attribuito dai servizi segreti statunitensi (che realizzano segretamente diversi esperimenti al riguardo) ai comunisti russi e cinesi. Solo più tardi il secondo modello è applicato alle "sette", incontrando sia antiche paure nei confronti dellipnotismo, sia una preesistente critica psicologica della religione in genere, e ispirando iniziative politiche e legislative "anti-sette" negli anni 1970 e 1980 negli Stati Uniti (dove incontrano resistenze da parte di studiosi e giudici, e ultimamente falliscono), quindi dagli anni 1990 in Europa. Massimo Introvigne, da anni coinvolto in prima persona in questi dibattiti, ricostruisce dettagliatamente la storia delle controversie, e formula alcune proposte per un possibile dialogo fra critici delle "sette" e studiosi accademici di nuovi movimenti religiosi, questi ultimi in maggioranza fortemente critici nei confronti delle ipotesi del lavaggio del cervello.
Recensioni: Il lavaggio del cervello: realtà o mito? di Vincenzo Pitotti (Il Corriere del Sud, anno XI, n. 17, 1 ottobre - 15 ottobre 2002, p. 42)Dalla CIA alle sette: come difendersi dal lavaggio del cervello, di Anacleto Verrecchia (ttL, supplemento del quotidiano La Stampa, 2 novembre 2002) Il lavaggio del cervello: realtà o mito?, di Maria Immacolata Macioti (La critica Sociologica, n. 141, 2002, pp. 135-136) Il lavaggio del cervello: realtà o mito?, di P. Taccaliti (Via Verità e Vita, n. 193, maggio-giugno 2003, p. 74) |
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A differenza di altre realtà religiose di origine più recente, i Testimoni di Geova ci sono familiari. Bussano alla nostra porta, e crediamo di conoscerli. Le loro origini e la loro storia, tuttavia, presentano numerosi aspetti poco noti. La loro dottrina e la vita quotidiana non sono sempre presentate correttamente. Soprattutto, una serie di modifiche dottrinali e organizzative degli anni 1990 - che hanno visto, tra l'altro, l'invito nel 1995 a non calcolare più date precise per la fine di questo mondo - rendono inevitabilmente «datati» molti studi pubblicati negli anni precedenti. Massimo Introvigne, la cui notorietà come esperto del pluralismo religioso internazionale non ha più bisogno di presentazioni, presenta qui il risultato di una lunga ricerca e di anni di continua osservazione dei Testimoni di Geova, in uno studio dove non mancano le novità e le sorprese. Introvigne mostra, inoltre, come la crescita internazionale dei Testimoni di Geova si situi al cuore del dibattito sugli scenari religiosi contemporanei - fra sostenitori e avversari delle teorie della secolarizzazione - e come l'interpretazione di questa crescita si riveli decisiva per rispondere alla domanda sul ruolo e sul futuro delle religioni nelle società occidentali del XXI secolo.
Recensioni: Testimoni di Geova: col pluralismo religioso crescita in calo, (SIR, 29 maggio 2002) |
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A proposito del buddhismo tibetano hanno circolato a lungo in Occidente, e in una certa misura circolano ancora, due immagini ugualmente sbagliate. Per alcuni il buddhismo del Tibet, con la sua iconografia piena di dèi e demoni irati, rappresenta una corruzione del buddhismo «originario», che si sarebbe mescolato a elementi «pagani» tipici di una cultura locale pre-buddhista. Per altri, al contrario, in Tibet - un paese a lungo chiuso agli stranieri e, fino all'invasione cinese del 1950, immune dal colonialismo - si sarebbe conservato il buddhismo più genuino e profondo. Proprio l'invasione cinese, e la brutale repressione dell'insurrezione popolare del 1959, hanno determinato - insieme al tragico esilio di tanti tibetani - l'arrivo in tutto l'Occidente (Italia compresa) di lama e intellettuali buddhisti nati in Tibet, rendendo la discussione sul buddhismo tibetano un argomento direttamente rilevante sia per i molti occidentali che fanno di questa forma buddhista la loro religione, sia per coloro - ancora più numerosi - che sono comunque affascinati dalla figura del Dalai Lama e dai numerosi testi che presentano l'arte, la religione e la cultura tibetana a un pubblico sempre più vasto. Uno dei maggiori esperti occidentali della religione e della lingua tibetana, Donald S. Lopez, ne riassume qui la storia e la dottrina in modo rapido ma esauriente: senza timore di affrontare gli argomenti più controversi, e di smentire qualche mito diffuso fra chi conosce il buddhismo tibetano solo dalle sue presentazioni più divulgative o «turistiche».
Recensioni: |
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Che cosè linduismo? Definirlo è difficile, dal momento che si tratta di una realtà completamente diversa da quanto di norma si intende per religione. Linduismo non ha unorganizzazione, né una dottrina ufficiale; non è unitario e non si auto-definisce con il termine «induismo». È piuttosto una sorta di collezione di vari movimenti religiosi e tradizioni che a prima vista sembrano non avere quasi nulla in comune. Eppure, spiega Reender Kranenborg, specialista olandese di religioni orientali di fama internazionale, il tradizionale accostamento che considera l«induismo» come una singola realtà può essere mantenuto. Attraverso unattenta indagine storica e dottrinale, è possibile fare emergere - come avviene nel corso di questo studio - temi e atteggiamenti comuni ai molteplici gruppi e correnti, che definiscono sia linduismo sia lanima profonda dellIndia. Si tratta di una realtà essenziale alla comprensione del panorama religioso - e oggi anche geopolitico - mondiale, al di là di idee ricevute e di immagini «turistiche» che ancora oggi spesso condizionano la nostra visione dellIndia.
Induismo sconosciuto - Una religione in senso canonico non la è, ma neppure un patchwork incoerente di fedi, di Andrea Menegotto (da il Domenicale, anno 2, numero 40, 4 ottobre 2003) |
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Nellattuale ambiguo ma intenso risveglio di interesse per lislam, si moltiplicano anche i testi sulla sua dimensione mistica, il sufismo. In maggioranza, almeno in Italia, questi testi fanno però riferimento alle vicende di convertiti occidentali. Privilegiano quindi esperienze spirituali individuali (o di piccoli gruppi) rispetto al dato sociale di confraternite che nei paesi a maggioranza musulmana - dal Marocco al Senegal, dalla Turchia allIndonesia - contano decine di milioni di aderenti. Anche il potere politico - come ha imparato a suo tempo lUnione Sovietica in Asia Centrale - deve fare i conti con la presenza di confraternite capaci di innervare intere società. Lo stesso islam degli immigrati in Italia è caratterizzato dalla significativa presenza delle confraternite sufi, che pure operano con discrezione e di cui poco si parla. Mark Sedgwick, uno dei più noti specialisti internazionali del sufismo, ci guida qui alla scoperta delle dimensioni spirituali, culturali e sociali del fenomeno sufi, aprendo una finestra su una realtà in gran parte ancora sconosciuta ma che chiunque, a vario titolo, si interessi allislam non può certo ignorare o sottovalutare.
Recensioni Alla scoperta del sufismo con uno dei suoi massimi esperti, di Andrea Menegotto (il Domenicale, anno 3, numero 4, 24 gennaio 2004)
Mark Sedgwick, Il sufismo, di Giandomenico Mucci S.I. (La Civiltà Cattolica, 17 aprile 2004)
Religioni. Contare sul sufismo per promuovere islam moderato (AGI - Agenzia Giornalistica Italia, 20 maggio 2004) |
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Emanuel Swedenborg (1688-1772), figlio di un vescovo luterano e membro del parlamento svedese, è ricordato come uno dei più illustri scienziati del Settecento. Fa parte però a buon diritto anche della storia delle religioni, per i voluminosi e influenti scritti di carattere teologico che inizia a redigere nel 1747 e che propongono una radicale reinterpretazione delle Sacre Scritture cristiane. Da scienziato, Swedenborg diventa profeta e veggente, annunciando un nuovo cristianesimo e una «Nuova Chiesa». Durante la sua vita il profeta svedese non fonda alcuna organizzazione religiosa; ma il «carisma del libro» che si esprime nei suoi scritti porta i lettori, dopo la sua morte, a istituire diverse nuove comunità che contano oggi nel mondo circa cinquantamila seguaci. Considerato di volta in volta - a torto o a ragione - un precursore della filosofia americana dellOttocento detta «trascendentalista», dello spiritismo, della psicoanalisi e del New Age, Swedenborg è una figura chiave e un passaggio obbligato per chiunque intenda accostarsi alla nuova religiosità contemporanea. Jane Williams-Hogan, che ha consacrato allo studio di Swedenborg e delle Chiese swedenborgiane tutta la sua vita di studiosa, presenta qui una sintesi di unesperienza, di un ambiente e di un pensiero tanto importanti quanto ancora poco conosciuti.
Recensioni Swedenborg, la via mistica che conduce alla scienza (il Giornale, 13 aprile 2004) |
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I pentecostali protestanti sono oggi nel mondo 470 milioni, e il traguardo del mezzo miliardo di fedeli non sembra lontano. Si tratta del più grande tra i fenomeni religiosi nati nel XX secolo, e di oltre metà del protestantesimo mondiale. In Italia tre protestanti su quattro sono pentecostali. Ma chi sono, precisamente, i pentecostali? In che senso sono protestanti? Quali relazioni hanno con il più ampio movimento di rinnovamento carismatico che ha coinvolto anche i cattolici? Quali implicazioni la loro crescita apparentemente inarrestabile ha per il futuro del dialogo ecumenico?
Come rilevava in unopera del 1995, Fuoco dal Cielo, il celebre teologo battista Harvey Cox, il fatto che i pentecostali protestanti siano tanto numerosi quanto poco studiati e conosciuti dagli altri cristiani costituisce uno dei fatti più sorprendenti - se non degli scandali - del mondo cristiano contemporaneo. Massimo Introvigne, che da anni segue attraverso indagini sul campo il mondo pentecostale in Europa, negli Stati Uniti e nei paesi in via di sviluppo, cerca qui di colmare unevidente lacuna, illustrando le origini, la storia, le dottrine e le prospettive di ulteriore crescita delle diverse forme del pentecostalismo. Nello stesso tempo, mostra come lirruzione dei pentecostali abbia costretto i sociologi delle religioni a rivedere alcune loro categorie, e a formulare pronostici meno pessimisti sul futuro del cristianesimo nel XXI secolo. Recensioni |
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Dalla rivoluzione islamica del 1979 alle elezioni del 2004, l'Iran è rimasto al centro di una cronaca che si è rapidamente trasformata in storia. Ben prima dell'11 settembre 2001, la rivoluzione iraniana ha mostrato sia al mondo islamico sia all'Occidente che la religione stava tornando al centro degli scenari geopolitici; che la forza dirompente dell'islam era in grado di rovesciare governi sostenuti dalle più potenti nazioni del mondo; e che movimenti islamici chiamati a torto o a ragione "fondamentalisti" non costituivano solo una nota di colore, ma erano in grado di prendere il potere. Dopo la rivoluzione, avvenimenti tragici - dalla dura repressione di ogni opposizione alla sanguinosa guerra con l'Iraq - hanno contribuito a togliere all'esperimento iraniano ogni alone romantico, riproponendo invece il problema più generale del rapporto fra islam, politica e democrazia. In questo studio Stefano Salzani presenta l'islam iraniano dalla rivoluzione del 1979 ai giorni nostri con un taglio che non è quello del politologo, ma dello specialista di storia delle religioni. Comprendere la religione degli iraniani è infatti condizione indispensabile per capire non solo l'Iran, ma gli scenari internazionali del confronto fra l'Occidente e l'islam.
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La letteratura sugli ebrei è immensa, ma scarseggiano le panoramiche sul mondo ebraico contemporaneo e le mappe delle correnti tra loro diversissime che ne fanno parte in Israele, in Europa e negli Stati Uniti. Massimo Introvigne e J. Gordon Melton - dopo una necessaria quanto rapida ricognizione storica - partono dall'emancipazione politica degli ebrei nell'Ottocento, e seguono quindi la divisione del mondo ebraico in correnti distinte e oggi totalmente separate: i riformatori, i conservatori, gli ortodossi. A proposito dell'Ortodossia, gli autori mettono ordine fra le sue molteplici componenti, disponendole intorno ai temi centrali dell'atteggiamento verso la corrente mistica chiamata hassidismo e della posizione a favore ovvero contro il sionismo e lo Stato di Israele (che alcuni ortodossi hanno, a vario titolo, avversato). Il testo - che nasce da anni di visite a comunità ebraiche dei più diversi tipi compiute dagli autori in tutti i continenti - esamina quindi la proliferazione dei movimenti neo-ebraici, dai black jews negli Stati Uniti e in Africa agli incroci contemporanei fra ebraismo e New Age.
La mappatura dell'ebraismo moderno permette agli autori di affrontare, a partire da sicuri dati empirici e statistici, la questione dell'identità ebraica, affrontando i contrasti spesso assai duri fra ebrei secolaristi e religiosi, e chiedendosi «chi è» e anche «chi sarà» ebreo. Mentre l'antisemitismo di ogni colore - un fenomeno su cui pure sono proposte alcune osservazioni - si fonda sull'idea mitologica dell'esistenza di una realtà unica e unitaria - «gli ebrei» -, lo studio mostra che l'ebraismo contemporaneo è piuttosto un mosaico dove coesistono etnie, posizioni, culture diverse, talora assai lontane le une dalle altre ma nello stesso tempo cruciali per qualunque comprensione degli scenari religiosi contemporanei, dagli Stati Uniti all'Africa, dalla Russia al Medio Oriente. Recensioni |
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La maggior parte delle persone pensa di essere sveglia, ma in realtà dorme e rimane per tutta la vita in uno stato di non perfetta autocoscienza. Solo una élite, attraverso tecniche particolari e un lavoro su sé stessi di una durezza talora brutale, riesce davvero a risvegliarsi. È questo il più sconcertante, ma anche il più importante, insegnamento di George Ivanovitch Gurdjieff (1866?-1949), che può essere considerato uno dei più importanti maestri dell'esoterismo occidentale moderno, pur avendo rifiutato la qualifica di «maestro» e usato solo con grande circospezione la parola «esoterismo». Di Gurdjieff la vita è in gran parte, specie nei primi anni, misteriosa, e può essere ricostruita solo con illazioni e incertezze; l'insegnamento, se non segreto, è rimasto discreto ed è stato diversamente interpretato da scuole, correnti e discepoli indipendenti. Allo stesso tempo, Gurdjieff ha esercitato un'influenza tanto estesa quanto poco conosciuta sulla letteratura, l'arte, l'architettura e la musica contemporanea. Per limitarci a due soli esempi, l'influenza di Gurdjieff è dichiarata e profonda sulla scrittrice Pamela Travers, l'autrice di Mary Poppins, e su Frank Lloyd Wright, il più celebre architetto americano del XX secolo. Mettere ordine nell'insegnamento di Gurdjieff - in parte trasmesso solo per via orale - e sulle numerose scuole e tendenze che nascono dalla sua eredità, è un'impresa raramente tentata dagli studiosi accademici contemporanei. Quest'opera di Constance A. Jones presenta, in modo sintetico ma completo, una mappa delle idee di Gurdjieff, dei gruppi che si richiamano al suo insegnamento e dell'influenza che tuttora esercita in ambiti talora insospettati.
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Il reiki è una tecnica nata in ambiente buddhista giapponese per ridurre lo stress, rilassarsi e incrementare il proprio grado di benessere fisico e morale. Essa si basa sull'idea che un'energia (ki) universale (rei) scorre all'interno di tutti gli esseri viventi e può essere manipolata e utilizzata per ottenere salute e felicità. Ci si chiede spesso se il reiki sia semplicemente una tecnica o non sia in realtà una religione. Come tecnica, potrebbe essere praticata da tutti. Come religione radicata in una precisa visione del mondo, di origine buddhista ma con apporti della religiosità popolare giapponese, pone delicati problemi di compatibilità, per esempio, con la fede cristiana. La questione è complicata dal fatto che sulle origini e sulla storia del reiki circolano spesso informazioni imprecise o mitologiche, di cui questo studio fa giustizia, ricostruendo con scrupolo quanto può essere storicamente accertato, al di là delle leggende. Lo studio delle autentiche origini, delle caratteristiche e di alcune fra le decine di migliaia di diverse scuole (con particolare attenzione allo scenario italiano), porta a concludere che il reiki è, in realtà, sia una tecnica, sia un fenomeno che presenta caratteristiche tipicamente spirituali e religiose, tanto che gli può essere adeguatamente applicata la categoria, coniata da specialisti statunitensi, di «quasi-religione».
Recensioni
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Dopo la Rivoluzione francese e la bufera napoleonica in Europa nasce in gruppi di cristiani con tre radici: in Inghilterra e Irlanda, in Svizzera e in Italia il sogno di superare lo scandalo della divisioni fra le Chiese, ritrovandosi insieme a spezzare il pane con tutti gli uomini disposti ad accettare il Vangelo di Cristo e a separarsi dal Male. Questa utopia come spesso è accaduto nella storia del cristianesimo , se non riesce a riunire la Cristianità, genera però nuovi vivaci correnti religiose. I pionieri di quest’opera tra cui John Nelson Darby, Anthony Norris Groves, Georg Müller, il conte Piero Guicciardini sono uniti da un comune interesse per i temi della fine del mondo e dell’aspirazione a una Chiesa rinnovata e purificata, ma si dividono su un punto. Mentre per i suoi amici le nuove assemblee dette dei Fratelli devono accogliere qualunque cristiano, non importa di quale provenienza, purché condivida uno spirito e un ideale comune (enunciato secondo una teologia che si vuole rigorosa e conservatrice), Darby è convinto che si debba anzitutto separarsi dal Male e dall’apostasia che ha coinvolto tutte le Chiese, di origine antica o recente. Ma la distinzione tra Fratelli «stretti», seguaci di Darby, e «larghi», per quanto colga un elemento di distinzione fondamentale, non riproduce l’estrema varietà di atteggiamenti dei Fratelli e anche la reciproca influenza fra correnti diverse. Nel 1936 l’Ufficio del Censimento americano ne distingue otto grandi gruppi, dai «Fratelli I» ai «Fratelli X»; più tardi gli storici ne aggiungeranno almeno altri due, e la situazione anglo-americana non corrisponde esattamente a quella dell’Europa continentale. Comunque sia, lo studio dei Fratelli è essenziale sia per la storia del protestantesimo moderno di cui costituiscono parte integrante sia per riflettere su categorie come fondamentalismo e conservatorismo, oggi di grande attualità non solo nell’ambito cristiano.
Recensione
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Prima serie della collana "Religioni e Movimenti"
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