Una piccola ma accurata analisi di Reender Kranenborg per la Elledici tra religione e storia e non solo
Nessun complesso di credenze religiose o realtà sociale e territoriale è probabilmente così poco conosciuta e, spesso, misconosciuta quanto lInduismo. In Occidente se ne hanno informazioni superficiali, turistiche o folkloristiche nei significati peggiori di entrambi i termini, persino in ambienti politici e intellettuali che pure avrebbero il dovere di esser correttamente informati. Così le cronache degli ultimi anni che testimoniano di conflitti violenti fra etnie, caste e gruppi religiosi nel subcontinente indiano lasciano stupefatti e incapaci di comprendere quel che accade. Colma queste lacune, Reender Kranenborg, autore de LInduismo, Elledici, Leumann (Torino) 2003, pagine 96, euro 8,50. Nato nel 1942 in Olanda, ha studiato teologia e indologia a Kampen, Utrecht, Amsterdam, Praga, è associato alla Vrije Universiteit di Amsterdam e fa parte del comitato scientifico del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, fondato da Massimo Introvigne che dirige la collana Religioni e Movimenti, di cui il volume è il nono titolo della seconda serie. Testo utile perché le dimensioni e la sua comprensibilità, favoriscono una diffusione che losticità e la complessità del tema ostacolerebbero. La presenza di nuovi movimenti di origine induista in Occidente (basti la sigla Hare Krishna) ha ovviamente accentuato il desiderio e la necessità di un accostamento accademico alla materia, importante anche per laccresciuto ruolo, economico, politico, persino militare, che sta giocando lIndia, non solo in Asia e Pacifico ma ormai in quasi tutto il mondo (alleanza in itinere con Israele e produzione di scienziati ed esperti informatici comprese). Kranenborg ci illustra schematicamente ma esaurientemente, lintricata storia e cultura induista: 4 capitoli sono dedicati a testi e movimenti principali dellepoca vedica, del periodo dei poemi epici, del tardo induismo e del neo induismo. Ricavandone informazioni sui Veda (il cui significato è più o meno conoscenza, testi scritti raggruppati in 4 raccolte che si formano, generando da tradizioni orali, dal 1200 a.C. circa), sullUpanishad, sul ciclo epico Mahabharata, la letteratura popolare del Bhagavad-gita, la mistica della bhakti in cui linfinito e gli uomini si avvicinano reciprocamente, la via dello yoga nel tantrismo. Il quinto illustra le idee fondamentali dellInduismo, la sua peculiare realtà trascendente e come vengono collocati in questa dimensione luomo e il mondo materiale, il concetto del karma (atto, azione) e la reincarnazione, il samsara ciclo delle nascite, ruota della rinascita, il dharma (dovere religoso) e il moksha (liberazione). Il sesto infine fotografa lInduismo nella pratica: i varna (letteralmente colori ma usato per intendere stati esistenziali e sociali), brahmana, religiosi, ksatrya, guerrieri, vaisya, mercanti, shudra, lavoratori, harijans o dalit, intoccabili; le caste, interne ai varna, i 4 ashrama, le principali festività, il significato di guru e templi. Lascesa al governo, ormai da diversi anni, del Bahratya Janata Party, Partito del Popolo Baharata, mitico nome dei conquistatori indoeuropei, assunti a progenitori dei varna e delle caste superiori, espressione politica di gruppi, movimenti e circoli cultural-religiosi induisti fortemente militanti, può esser così compresa nelle sue dinamiche profonde, come la portata dellideologia non solo religiosa, detta Indutva, sottesa a tali ambienti che cercano di conquistare un predominio che qualcuno definisce fondamentalista (ma i sociologi sono divisi sul giudizio) prevaricando sui diritti di cristiani, islamici e ceti popolari.