Lanalisi sociologica di Massimo Introvigne ripercorre il movimento religioso dalle origini negli Usa. Un saggio ricostruisce aspetti misconosciuti e "smonta" elementi superati
Un caso paradigmatico e una pietra di paragone per le diverse teorie scientifiche ed accademiche sul ruolo della religione. Questo sono i Testimoni di Geova per la loro composizione interna, la pervasività dellimpegno richiesto ai "fedeli", la rilevanza numerica (almeno in certi paesi come lItalia), le polemiche che accompagnano la loro presenza pubblica. È per questo che il nuovo volumetto di Massimo Introvigne, I testimoni di Geova: già e non ancora, della fortunata collana "Religioni e movimenti" (Elledici), si rivela strumento indispensabile per una conoscenza non superficiale ed aggiornata. Non solo nellimmaginario collettivo ma nella ricerca sociologica e persino nel dibattito politico (in aggiunta ovviamente a quello interreligioso) i TdG fin dal loro sorgere nellOttocento negli Stati Uniti, si sono trovati al centro dellattenzione e delle controversie. Le loro origini e storia, tuttavia, presentano numerosi aspetti poco noti. La loro dottrina e la vita quotidiana, non sono sempre presentate correttamente. Soprattutto, i cambiamenti dottrinali e organizzativi nel decennio 1990 - tra l'altro, linvito, nel 1995, a non calcolare più date precise per la fine di questo mondo - rendono "superati" molti studi esistenti. Il direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (www.cesnur.org) espone i frutti di una lunga ricerca ed anni di continuo monitoraggio dei TdG, evidenziandone aspetti misconosciuti. Introvigne documenta come la crescita internazionale di questo gruppo religioso sia cruciale nel dibattito sugli scenari religiosi contemporanei - fra sostenitori e avversari delle teorie della secolarizzazione - e come i giudizi e le valutazioni di tale crescita siano decisivi per rispondere alla domanda su ruolo e futuro delle religioni, in questinizio di XXI secolo, soprattutto nelle società occidentali. Introvigne, rifacendosi ai maggiori e più recenti lavori accademici, fornisce anche una panoramica della querelle scientifica fra modello della "rational choice" e modello della "secolarizzazione", nella sociologia. Lapplicazione del primo approccio proprio ai TdG in Italia - con lampia espansione degli anni passati, sino a circa 400mila fedeli, con la diminuzione della crescita più di recente - dà empirica conferma che la "rational choice" è strumento più affidabile rispetto a quello della "secolarizzazione". In base a tale teoria, supportata appunto dai fatti concreti, movimenti religiosi "stretti" sul versante morale, ma non "troppo", hanno maggiore successo nei confronti di gruppi lassisti o liberal nel tipo di società attualmente esistente (almeno in Occidente); e che inoltre il monopolio legislativo o di fatto, di una religione, favorisce la crescita di movimenti considerati marginali, di frangia o "settari", mentre il pluralismo religioso rende più difficile per tali movimenti continuare a crescere quantomeno in termini numerici. Linfluenza sul resto della società e sul panorama religioso è naturalmente una questione ben più complessa.
Nuovo volume della collana "Religioni e Movimenti":
Massimo Introvigne
I Testimoni di Geova: già e non ancora
Elledici, Leumann (Torino) 2002
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