Nel libro di Donald Lopez la storia della religione del Tibet tanto popolare anche in Italia tra vip e star
In questi giorni gli 80 mila buddhisti nostrani sono in festa per larrivo (per la prima volta in Italia) di 12 frammenti ossei del principe Siddharta Colui che compie, contenuti in unurna doro ed esposti a Milano, e levento ha riacceso linteresse, anche dei mezzi di informazione, per un fenomeno religioso che di suo sembra fatto apposta per riscuotere il successo delle masse globalizzate e mediatizzate nellera post-moderna. Ma al di là delle adesioni di star dello spettacolo cosè realmente il buddhismo? Ed in particolare quello più popolare in Occidente, il tibetano col suo Dalai Lama? Per comprendere origini, storia, dottrina e pratiche, tendenze e scuole filosofico-religiose del buddhismo e della popolazione di quellaffascinante, misterioso e sfortunato territorio che è il Tibet, si rivela utilissimo nella sua essenzialità, il lavoro di Donald S. Lopez Jr., Il buddhismo tibetano Elledici, Leumann (Torino) 2003, pp. 88, € 8,00. 32° titolo (7° della seconda serie) della fortunata collana alcuni volumetti sono arrivati ad oltre 20 mila copie vendute Religioni e movimenti ideata e curata da Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, fra i più accreditati istituti di ricerca sociologica a livello internazionale. Lopez (docente di studi buddhisti e tibetani al Department of Asian Languages and Cultures dellUniversity of Michigan ed autore di 20 volumi, è stato direttore del Journal of the International Association of Buddhist Studies) riassume storia e dottrina concisamente e senza remore politicamente corrette nel trattare gli argomenti controversi, demolendo i luoghi comuni diffusi fra chi conosce il buddhismo tibetano solo da presentazioni new age o turistiche. Non è una superstizione corrotta né una filosofia disincantata, nemmeno un semplice deposito di testi indiani precedenti, o un foglio bianco su cui proiettare i contenuti dellinconscio. Infatti hanno circolato a lungo in Occidente, due immagini ugualmente sbagliate. Per alcuni il buddhismo del Tibet, con la sua iconografia piena di dèi e demoni irati, rappresenta una corruzione del buddhismo originario, che si sarebbe mescolato a elementi pagani tipici di una cultura locale pre-buddhista. Per altri, al contrario, in Tibet a lungo chiuso agli stranieri e, fino all'invasione cinese del 1950, immune dal colonialismo si sarebbe conservato il buddhismo più genuino e profondo. Proprio l'invasione cinese del comunismo in versione maoista, la brutale repressione dell'insurrezione popolare del 1959 e la duplice politica di assimilazione forzata dei nativi e di trapianto di coloni cinesi, hanno determinato insieme al tragico esilio di decine di migliaia di tibetani l'arrivo in Occidente (Italia compresa) di lama e intellettuali buddhisti nati in Tibet, rendendo il confronto sulla materia, direttamente rilevante sia per i molti occidentali che fanno di questa forma buddhista la loro religione, sia per coloro ancor più numerosi che sono affascinati dalla carismatica e mediatica figura del Dalai Lama e dai numerosi testi che presentano l'arte, la religione e la cultura tibetana a un pubblico più vasto. Lopez ci spiega in poche pagine le pratiche tantriche, la seconda propagazione del dharma, il perché delle incarnazioni dei lama, la nascita e lo sviluppo delle scuole di interpretazione e le loro differenze. Lopez inoltre offre elementi per capire limpatto sulla vita individuale e sociale e sulle istituzioni tibetane prima e dopo il VII secolo d.C., dellarrivo della devozione nel giovane principe indiano divenuto lIlluminato, il Budda.
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