Il rapporto della commissione governativa svedese sui nuovi movimenti religiosi (1998)

Nel mese di ottobre 1998 la commissione governativa svedese ha pubblicato il suo rapporto sui nuovi movimenti religiosi in svedese, con un sommario ufficiale in inglese. La commissione ha intervistato un buon numero di studiosi e di parti interessate, visitando diversi paesi del mondo. Udienze sono state tenute tra l'altro presso la sede del CESNUR a Torino e presso il CESNUR-France a Parigi. Sono stati intervistati anche movimenti anti-sette. Il rapporto conferma l'emergere in Europa di un Tipo II o di una seconda generazione di rapporti governativi, meno parziali e aggressivi rispetto ai rapporti di prima generazione (Francia, Belgio, Cantone di Ginevra). I rapporti di Tipo II comprendono il rapporto del Ministero degli Interni italiano, il rapporto parlamentare tedesco, il rapporto svizzero sulla Scientologia e il rapporto Berger (proposto alla Plenaria del Parlamento Europeo ma non votato). I rapporti di Tipo II, nell'opinione del CESNUR, non sono totalmente privi di aspetti discutibili (per esempio, non siamo d'accordo con la proposta svedese di nuove leggi contro l'"influenza impropria"). Tuttavia, sono molto migliori dei rapporti di Tipo I, e confermano che le critiche degli specialisti accademici ai rapporti di Tipo I sono state lette e accettate in molti ambienti europei. Affermazioni significative del rapporto svedese sono quelle secondo cui "in Francia lo Stato nella sua totalità ha fatto causa comune con il movimento anti-sette" (un fatto confermato dagli sviluppi più recenti in Francia) e che "un atteggiamento in qualche modo opposto viene assunto da Italia e Danimarca, e per certi versi dal Regno Unito". Il rapporto svedese afferma pure che "la grande maggioranza dei membri di nuovi movimenti religiosi traggono esperienze positive dalla loro appartenenza al gruppo", e che per molti ex-membri (anche se non per tutti) , "l'abbandono non ha generalmente carattere drammatico, e le persone che si allontanano si sentono arricchite da un'esperienza prevalentemente positiva". Si riflette qui quanto la commissione svedese ha potuto ascoltare da diversi specialisti in tema di distinzione fra la minoranza di "apostati" il cui abbandono dei movimenti ha in effetti "carattere drammatico" e la grande maggioranza degli ex-membri, che non diventano "apostati". Presentiamo qui una traduzione italiana del sommario ufficiale in inglese. © Massimo Introvigne e CESNUR, 1998 per l'introduzione. Traduzione di Nicoletta Ferrari.

 

In buona fede
Società e nuovi movimenti religiosi

Uno dei compiti della Commissione è stato valutare quale grado di sostegno le persone che abbandonano i nuovi movimenti religiosi richiedano alla comunità. Per rendere possibile tale valutazione, buona parte dell’indagine è stata incentrata sul tentare di capire il fenomeno nel suo complesso. In che misura le attività dei nuovi movimenti religiosi influiscono sulla comunità nel suo insieme, quanto sono diffusi i nuovi credo, che problemi, - se ne scaturiscono -, possono causare, e per chi?
L’indagine si è avvalsa della conoscenza e dell’esperienza acquisite da servizi assistenziali, organizzazioni, individui, ricercatori e rappresentanti di vari movimenti religiosi. I contatti internazionali hanno fornito utili elementi di confronto.
Essendo questa un’area fortemente polarizzata non è stato facile raggiungere un accordo tra le informazioni ricevute dalla Commissione e il tentativo di comprendere i sentimenti vigorosi delle parti, così da poterli collocare in una prospettiva nella quale sia possibile conciliare i diversi interessi.

Il mandato della Commissione, come accennato, era investigare in che misura le persone che abbandonano i nuovi movimenti religiosi cadano in stati di crisi mentale, e, se si presenta il caso, di che tipo di aiuto esse abbisognino.
È stata inoltre rivolta particolare attenzione alla situazione dei bambini all’interno di questi movimenti, e si doveva perciò inventariare la ricerca, come pure l’esperienza acquisita a livello internazionale in numerosi Paesi. Si dovevano infine considerare le questioni della prevenzione.

In un sistema sociale democratico dove la libertà religiosa, la libertà di espressione, la libertà di informazione, la libertà di associazione e la libertà di assemblea vengono garantite e assicurate, non è compito della società indagare e valutare le varie forme di fede. D’altra parte è importante che ci sia un costante dibattito sull’atteggiamento della società verso i movimenti che operano per circoscrivere le libertà democratiche all’interno delle loro stesse fila. Uno dei problemi emergenti che desta preoccupazione è il modo in cui la società può agire senza ricorrere a metodi antidemocratici.
A livello internazionale esistono casi di gravi comportamenti criminali perpetrati in nome di un nuovo movimento religioso, come la diffusione di veleno nella metropolitana di Tokyo. I suicidi di massa, avvenuti in vari Paesi, sono stati determinati in alcuni casi non tanto dalla volontà dei singoli individui di togliersi la vita, quanto piuttosto dall’influenza esercitata da altri, che ha portato i soggetti in questione alla morte. Niente di simile è avvenuto in Svezia. Tali esperienze interessano ovviamente il pubblico generico, i politici e i mezzi di comunicazione, ed emergono quale precedente e fattore di disturbo ogni qualvolta si parla di nuovi movimenti religiosi.
La storia mostra molti esempi di nuovi movimenti religiosi che entrano in conflitto con la maggioranza della comunità. Quello che potrebbe sembrare strano e deviante in un certo momento può risultare in un periodo successivo accettabile e non controverso. L’interazione tra società e movimenti sembra, col passare del tempo, calmare le acredini di entrambe le parti, così da permettere l’instaurazione di un dialogo basato sul mutuo rispetto. I gruppi che non seguono questo schema, continuando a vivere in isolamento, hanno un tempo di sopravvivenza abbastanza breve.
Si può quindi argomentare che tutti i movimenti dovrebbero avere la possibilità di agire liberamente, che questo porti alla loro fondazione o estinzione. D’altro canto non si può trascurare che durante questa transizione potrebbero esserci dei fenomeni che la società considera inaccettabili. Le persone adulte hanno tutto il diritto di credere a ciò che vogliono e di esprimere la loro fede nel modo scelto, sempre a patto che questo non rechi danno agli altri o violi i diritti e la libertà degli individui. Non è accettabile che le persone possano essere soggette a pressioni e manipolazioni che oltrepassino i confini del libero arbitrio.
Non è stato compito della Commissione definire o selezionare particolari movimenti o individui. Ma per capire l’insorgere di reazioni di crisi o altri problemi in cui le persone possono incorrere, in quanto membri di movimenti o denominazioni, è stato necessario, d’altro canto, fare luce su alcuni fenomeni e metodi all’interno di vari movimenti.

Nel corso di questi ultimi anni in molti paesi europei sono stati presentati rapporti governativi sui nuovi movimenti religiosi. Il contenuto essenziale di tali rapporti viene illustrato nel capitolo 3. La maggiore conclusione tratta dalla Commissione svedese, a seguito di numerose visite a organizzazioni di paesi stranieri che sono attive in tema di nuovi movimenti religiosi, è che non si debba far nulla per accrescere il disaccordo tra questi movimenti e il resto della comunità. La società dovrebbe, al contrario, aiutare a instaurare un dialogo tra tutte le parti interessate. Esistono molti motivi per supportare la necessità di un dialogo. La discussione è pesantemente polarizzata: o si è a favore o contro. Le diverse fazioni del dibattito si lanciano reciprocamente calunnie. Per di più si può dire che alcuni Paesi, forse esagerando, hanno dichiarato guerra ai nuovi movimenti religiosi; questo porta, sempre se porta a qualcosa, solo a un maggiore isolamento, con il rischio concomitante di uno sviluppo distruttivo.
I diversi Paesi hanno agito in modo differente. Le commissioni governative in Francia e Belgio si sono schierate in netta opposizione ai nuovi movimenti religiosi, vedendo nelle loro attività un potenziale pericolo sia per lo Stato che per gli individui. In Svizzera, il Cantone di Ginevra ha prodotto un rapporto ufficiale riguardo il fenomeno che ricorda molto le indagini belghe e francesi. L’attitudine caldeggiata da questi tre corpi si può sintetizzare in “cominciare a usare le maniere forti” con i nuovi movimenti religiosi. Un atteggiamento in qualche modo opposto viene assunto da Italia e Danimarca, e per certi versi dal Regno Unito, dove non si ritiene che la nuova flora di credo, diffusasi così largamente, rappresenti una gran minaccia per gli individui e la società. In questi paesi non sono state aperte inchieste. In Germania, al contrario, il parlamento ha recentemente presentato un rapporto esauriente sia sui movimenti che sui cosiddetti psico-gruppi presenti all’interno dell’ondata New Age e che utilizzano tecniche terapeutiche simili. In Germania viene auspicata un’attenta vigilanza verso i movimenti e si stanno introducendo svariate proposte per una restrizione legislativa, non ultimo nel campo delle leggi per i consumatori per salvaguardarli da quanti vengono considerati pseudo-psicologi e naturopati senza scrupoli. In Germania il movimento di Scientology non è considerato una religione e in questo paese la sua organizzazione è ora oggetto di speciale osservazione. Negli Stati Uniti il clima religioso liberale ha fatto crescere una schiera di movimenti, verso le cui attività le autorità non sono inclini a interferire. Il cosiddetto movimento anti-sette negli Stati Uniti, diversamente dal suo corrispettivo europeo, ha sviluppato un profilo orientato alla ricerca, ma la voce del movimento statunitense all’interno del dibattito è una di quelle relativamente deboli, contrariamente alla sua controparte francese. In Francia lo Stato nella sua totalità ha fatto causa comune con il movimento anti-sette, anche stabilendo un comitato permanente per tenere "le sette" - il termine usato in Francia - sotto sorveglianza. Il governo austriaco ha pubblicato materiale informativo contenente moniti contro le “sette” - termine usato anche in Austria. Il Parlamento Europeo ha discusso dei nuovi movimenti religiosi in svariate occasioni. Una risoluzione approvata nel febbraio 1996 respingeva l’idea di compilare una lista di tutte le “sette”, ma allo stesso tempo riteneva che le leggi esistenti non fossero sufficientemente perfezionate allo scopo di combattere i crimini commessi nei nuovi movimenti religiosi. Non c’è bisogno di nuove leggi, viene argomentato. La priorità viene allora data alla protezione dell’individuo, e all’individuo in quanto consumatore all’interno del mercato spirituale.
La strategia adottata dalla Commissione svedese - ossia creare un dialogo che porti alla mutua comprensione - non deve significare che la società resti passiva quando vengono commessi atti dubbi o criminali in nome della libertà religiosa. L’unico punto di partenza ragionevole, per una società che desideri agire senza violare la libertà religiosa o la salvaguardia individuale, è la conoscenza delle reali condizioni o delle reali dimensioni del fenomeno, e del mondo concettuale coinvolto. Le conclusioni che sono state delineate, derivate in parte dall’esperienza internazionale, portano ai contenuti abbozzati per KULT, acronimo svedese per "Centro studi per le questioni di fede".

La conoscenza e le ricerche coerenti in tema di nuovi movimenti religiosi risultano essere carenti. La mancanza di una conoscenza sistematica, non ultimo in rapporto con la situazione dei bambini, è tema ricorrente nelle udienze della Commissione e nei convegni a cui la stessa ha partecipato. Gli studiosi di religione comparata sono i primi a sottolineare questo fatto imbarazzante. La ricerca si caratterizza come inadeguata e rudimentale. Per descrivere tale situazione si è usata l’espressione "acquazzoni sparsi" sia per la quantità che per i contenuti teorici. Non esiste una revisione sistematica dell’argomento, solo studi individuali - spesso indagini su argomenti circostanziati - (che occasionalmente - fattas väl något? - è anche l'accostamento alla ricerca raccomandato da diversi ambienti).
Siccome il dibattito generale sulle religioni e i credo si basa spesso su errori di fatto, preconcetti e dicerie, la necessità di una ricerca accademica critica è chiaramente di primaria importanza. I nuovi movimenti religiosi e la comunità circostante, secondo le informazioni disponibili, interagiscono reciprocamente in modi diversi. Una conoscenza oggettiva basata su una ricerca critica renderebbe più semplice per tutte le parti implicate trattare la situazione. L’impegno verso una ricerca più comprensiva avvantaggerebbe sia la libertà religiosa sia l’adempimento del dovere della società di aiutare le persone ed evitare abusi nel contesto delle religioni.
La Commissione raccomanda questo genere di impegno, con speciale enfasi sulla situazione dei bambini nei nuovi movimenti religiosi. Gli esiti della ricerca dovrebbero essere convogliati nel proposto Centro studi per le questioni di fede.

La Commissione ha condotto due indagini principali: una nel settore pubblico (consigli di contea e servizi sociali) e l’altra all’interno di organizzazioni e Chiese, per delineare in che grado, e per quali ragioni, le persone si rivolgono a questi organismi per ottenere sostegno in relazione al loro abbandono di un nuovo movimento religioso. L’intento è stato di valutare la dimensione del problema, le necessità di coloro che richiedono assistenza e quali diverse categorie di personale abbiano le competenze necessarie per assistere individui in stato di crisi.
In una terza indagine è stato compilato un inventario dei centri assistenziali esistenti in Svezia, per accertare se esistessero le necessarie competenze per assistere persone fuoriuscite da nuovi movimenti religiosi e, se questo non fosse stato, per indagare quali fossero le competenze inadeguate e vagliare le varie opinioni in termini di metodo e organizzazione, nella prospettiva di costituire un gruppo di crisi per questa categoria.
La grande maggioranza dei membri di nuovi movimenti religiosi traggono esperienze positive dalla loro appartenenza al gruppo. Essi hanno aderito a un’idea o a una dottrina che corrisponde ai loro bisogni personali. Nella maggior parte dei casi la loro appartenenza [a un movimento] ha durata limitata e la maggior parte di essi lascia il movimento dopo due anni. Tale abbandono non ha generalmente carattere drammatico, e le persone che si allontanano si sentono arricchite da una esperienza prevalentemente positiva.
Non risulta facile stimare il numero di persone coinvolte dai nuovi movimenti religiosi. Sulle basi della rassegna della Commissione, che include tutte le denominazioni religiose in Svezia, e circoscrivendo il termine di "nuovi movimenti religiosi" a quelli istituiti in Svezia negli ultimi decenni, il totale degli appartenenti [a nuovi movimenti religiosi] su tutto il territorio nazionale può essere stimato tra i 50.000 e i 60.000. Questa stima non include gruppi vicini al movimento New Age, “psico-gruppi” e operazioni commerciali che utilizzano metodi e strutture organizzative che ricordano quelle esistenti in certi nuovi movimenti religiosi. Se fossero state incluse queste ultime costellazioni la cifra sarebbe stata di gran lunga maggiore.
Ogni anno, all’incirca un centinaio di persone cerca aiuto per problemi che si sono presentati in relazione all’appartenenza o all’abbandono di un nuovo movimento religioso. C’è motivo di supporre che un numero maggiore di soggetti cercherebbe aiuto se gli addetti all’assistenza e le organizzazioni conoscessero gli specifici problemi che insorgono in questo contesto; sarebbe quindi più facile scoprire, per esempio, se "disagio" o "insonnia" potrebbero nascondere problemi causati dall’appartenenza a un nuovo movimento religioso. L’imperfetta comprensione delle cause soggiacenti e la stessa natura del problema probabilmente impedisce alla gente di avvertire il presentarsi del problema. Molti vengono trattenuti da sentimenti di vergogna per essere stati “raggirati”, mentre altri potrebbero avere motivi differenti per non farsi avanti. Il numero dei reticenti è presumibilmente alto, e molte più persone si farebbero avanti, probabilmente, se sapessero dell’esistenza di qualche forma di assistenza quando abbandonano un nuovo movimento religioso.
Talvolta sono i parenti delle persone che appartengono, o hanno lasciato, dei nuovi movimenti religiosi ad avere maggior bisogno di aiuto. Essi necessitano di aiuto per capire e accettare che un parente stretto abbia scelto un modello di vita diverso e forse nello scoprire una diversa attitudine rispetto alla rabbia o alla disapprovazione che ne possono derivare. Potrebbe essere importante per intere famiglie ricevere sostegno quando qualcuno lascia un movimento religioso ed essere aiutate nel corso del processo da un network. Certe volte sono intere famiglie ad aver bisogno di aiuto durante la fase di fuoriuscita. I problemi non sono esclusivamente psichiatrici: sono anche spirituali, sociali, medici, economici e legali. Alcuni potrebbero necessitare di un nuovo processo di socializzazione, ad esempio se hanno vissuto esclusivamente all’interno del movimento senza svolgere nessuna attività professionale al di fuori di questo.
Ogni anno un numero relativamente limitato di casi può richiedere un considerevole impiego di risorse, dovuto al fatto che sono intere famiglie a necessitare di aiuto in tutti gli ambiti della loro esistenza. La Commissione non auspica che vengano stabilite speciali risorse per la riabilitazione dei fuoriusciti. Il numero dei casi è troppo limitato e troppo variegato è il quadro del problema per istituirli; si presume che gli individui possano ricevere l’aiuto richiesto da molti e differenti centri assistenziali. Da parte di molte categorie professionali, si rileva un urgente bisogno di conoscenza, ad esempio in psichiatria, nei servizi sociali e nell’assistenza sanitaria scolastica, cosicché le persone che cercano aiuto possano riceverlo a livello regionale.
La Commissione raccomanda che la crescita della competenza in questo campo adempia il compito del proposto Centro studi per le questioni di fede.

In Svezia esistono molti centri di accoglienza avanzati e specializzati in situazioni di crisi. Come è già stato chiarito, è giudizio della Commissione non raccomandare lo sviluppo di speciali centri di assistenza per crisi rivolti a chi abbandona nuovi movimenti religiosi. Coloro che trattano con persone in crisi dovute alla loro adesione a un nuovo movimento religioso hanno, d’altro canto, assoluta necessità di avere conoscenze in materia di religioni e tenere conto della complessità del fenomeno. Tale conoscenza riguarda identità sociale, articoli di fede, autorità, subordinazione e molto altro ancora. Il pubblico dibattito sui nuovi movimenti religiosi è dominato da incomprensioni, esagerazioni e, talvolta, pura e semplice disinformazione delle differenti parti. I contatti con ricercatori, assistenti sociali, membri e altri indicano senza ambiguità il bisogno di una seria comprensione del nuovo orizzonte religioso.
Il bisogno di una conoscenza maggiore tra le persone che incontrano coloro che defezionano e altri con problemi correlati a secessione o esclusione, e certamente quando si hanno parenti coinvolti in un nuovo movimento religioso, è un bisogno che non è soltanto psicologico. Per far fronte a queste crisi umane, una prospettiva individuale non è sufficiente. Servono anche conoscenze sociali, legali e teologiche. La Commissione propone perciò la creazione di una fondazione chiamata in codice KULT - sigla svedese per "Centro studi per le questioni di fede". Uno dei compiti principali di questa fondazione, oltre a servire come centro di studio, sarà quello di costruire ponti tra movimenti e società, tra le minoranze e la maggioranza. I fini della fondazione saranno di instaurare un dialogo, ridurre la polarizzazione, accrescere la conoscenza e prevenire le crisi, sia a livello individuale sia sociale. E' altresì proposto che la fondazione avvii e incoraggi la ricerca amministrando i fondi speciali istituiti a tal scopo. La creazione di un dialogo viene spinta dalla ben fondata supposizione che quei movimenti risultati pericolosi per la vita e la salute dei propri membri o della comunità in generale abbiano portato all’isolamento dopo che la società ha girato loro le spalle. Certi movimenti che non hanno contatti con il resto della comunità possono sviluppare caratteristiche distruttive. Il dialogo è quindi un mezzo importante per evitare sviluppi pericolosi. La libertà di religione, inoltre, potrà solo essere avvantaggiata dal crescere nella società di una comune conoscenza dei movimenti religiosi. Informare il pubblico generico e organizzare convegni faranno parte delle attività della fondazione, come pure la formazione del personale che nella propria professione potrebbe presumibilmente entrare in contatto con persone in crisi, crisi dovuta alla loro appartenenza a un movimento. La fondazione potrebbe inoltre intervenire in modo salutare in situazioni di conflitto tra individui e movimenti. Nel network che si propone venga allestito dalla fondazione, verranno rappresentate tutte le parti interessate di questo settore, ad esempio gli stessi movimenti, le organizzazioni non governative critiche, i ricercatori, la sezione svedese di “Save the Children” e altri. La rete dovrà includere anche contatti internazionali.
Mancanza di vera conoscenza e lacune nella ricerca, non ultimo sul soggetto bambini e nuovi movimenti religiosi, sono state rilevate in praticamente tutti gli incontri con le persone e le organizzazioni coinvolte. Considerati il dilagare delle dicerie e le nozioni superficiali riguardo alle condizioni presenti nei movimenti diffuse dai mezzi di comunicazione e in altri contesti, la Commissione propone che la fondazione chiamata in codice KULT intraprenda ed esamini la ricerca in questo campo, e che alla fondazione vengano destinati fondi per progetti di ricerca sul soggetto dei nuovi movimenti religiosi nel significato più esteso del termine.

È stata attribuita speciale importanza al tentativo di delineare la situazione dei bambini in movimenti più o meno chiusi. Sotto questo profilo la mancanza di conoscenza e di ricerca si sono rivelati un ostacolo. La mancanza è sia qualitativa sia quantitativa, sia a livello nazionale sia internazionale. La Commissione, tenendo conto di questo panorama, propone ricerche sia a breve che a lungo termine sulla situazione dei più giovani in denominazioni chiuse. Non si mette in dubbio il diritto dei genitori di crescere i propri figli concordemente alla propria fede e alle proprie convinzioni, ma ciò deve essere bilanciato contro la convinzione che ci siano bambini che possono essere feriti all’interno di nuovi movimenti religiosi. La Commissione ha appreso, tramite le proprie indagine e il materiale disponibile su questo soggetto, di svariati episodi di crudeltà sia mentale sia fisica verso i bambini.
La Commissione ritiene essenziale che i bambini che vivono in gruppo chiusi debbano avere, allo stesso modo degli altri bambini, una qualche forma di assistenza, protezione e diritti. Allo stesso tempo è importante che i bambini cresciuti in questi movimenti non vengano stigmatizzati. Il mondo esterno deve rapportarsi in modo rispettoso e informato con gli appartenenti a denominazioni differenti. Si possono tracciare paralleli con altri gruppi di minoranza e fare in modo che si applichi la stessa prospettiva di integrazione anche a questi bambini. Ciò potrebbe significare che i bambini che crescono all’interno di denominazioni diverse non vengano gettati in situazioni di conflitto tra le norme della famiglia e quelle della comunità nel suo insieme. La lacuna di conoscenza e di esperienza nel far fronte a bambini appartenenti a questi movimenti, pone molte categorie professionali in una posizione difficile. La Commissione raccomanda perciò che vengano redatte raccomandazioni e direttive per varie categorie professionali che operano all’interno di scuole, servizi di assistenza ai minori, servizi sociali e servizi sanitari. Per la stessa ragione i compendi di formazione per insegnanti, insegnanti delle scuole materne e assistenti sociali dovranno contenere domande riguardanti le minoranze religiose, come pure i conseguenti programmi di formazione, organizzati dalle autorità comunali anche in occasione di incontri culturali.
Senza tenere conto che, dal punto di vista della Commissione, dovrebbe essere sia un compito sia una materia d’interesse per i servizi sociali migliorare la conoscenza dei movimenti che, per esempio, favoriscono punizioni corporali di bambini o altre attività contrarie alle leggi e ai regolamenti in vigore nella sfera dei servizi sociali.
Le responsabilità della società verso tutti i bambini in Svezia sono governate da molte branche della legge. Una condizione preliminare per l’implementazione di queste leggi è che la società sia in contatto con tutti i bambini. Quando si tratta di certi bambini che crescono in nuovi movimenti religiosi il contatto è manchevole, probabilmente perché questi fanciulli, anziché frequentare scuole pubbliche, frequentano scuole indipendenti gestite dai movimenti stessi o ricevono la loro istruzione obbligatoria in qualche altro modo, ad esempio con lezioni private a casa. Le scuole confessionali indipendenti, come le scuole basate su un convincimento religioso, costituiscono una percentuale elevata dell’insieme delle scuole indipendenti, vale a dire 60 su un totale di 298 scuole indipendenti in attività. La maggioranza di queste scuole hanno un’enfasi cristiana protestante. Le ispezioni effettuate mostrano che il tipo di insegnamento svolto è obiettivo e imparziale e vengono sostenuti i valori democratici.
Le scuole indipendenti sono regolate da una speciale legislazione e conseguenti strumenti legislativi. La Commissione ha riscontrato manchevolezze in questi sistemi che dovrebbero essere rivisti, come nel caso delle regole che governano la gestione delle scuole indipendenti e le procedure decisionali al loro interno, e anche le qualifiche delle persone nominate capo-insegnanti di scuole indipendenti, così da permettere il confronto con gli standard che vengono applicati nelle scuole del settore pubblico, e inoltre per conferire il potere al Ministero dell’istruzione di verificare l’idoneità a svolgere la propria attività in scuole indipendenti.
Sono inoltre proposte: una revisione della metodologia rispetto al discernimento dei comuni all’interno delle scuole indipendenti, e la supervisione delle stesse da parte del Ministero dell’istruzione. La responsabilità per la supervisione dell’assistenza sanitaria scolastica è stata recentemente trasferita alla Commissione nazionale per la sanità e i servizi sociali. È indispensabile che la qualità dell’assistenza sanitaria nelle scuole indipendenti sia al medesimo livello di quella fornita dalle altre scuole. La Commissione ha osservato manchevolezze nel modo di gestire le procedure comunali, nella gestione e nella supervisione di strutture alternative alla scolarizzazione obbligatoria (ossia l’istruzione privata a casa). L'applicazione del Decreto sull’istruzione varia considerevolmente, in termini di consenso, da un municipio all’altro. La Commissione raccomanda quindi che i comuni vengano appropriatamente forniti dell’adeguata conoscenza delle regole e delle condizioni che governano l’istruzione data privatamente a casa. Si raccomanda inoltre che il comitato per l’assistenza sociale comunale produca un rapporto su questo tema e che il comune prescriva di contattare personalmente lo studente interessato e la persona o persone incaricate di istruirlo.
Queste raccomandazioni saranno applicate dai comuni, i quali avranno responsabilità che andranno oltre i criteri quantificabili in termini di risultati ottenuti. È dovere dell’autorità municipale assicurare che la situazione sociale dello studente sia conforme agli altri scopi formulati nel Decreto sull’istruzione.

In certi nuovi movimenti religiosi esistono fenomeni che rasentano o trasgrediscono i limiti della legalità in Svezia, ad esempio punizioni corporali ai bambini, usura, ciarlataneria e violazioni della legislazione fiscale. Oggi la legge dispone di molti strumenti da utilizzare contro questo genere di azioni. Problemi di attuazione si presentano quando le azioni non arrivano ad essere conosciute dalle autorità, ma colpiscono individui all’interno di gruppi chiusi. Vi sono stati anche casi di dipendenti dell’amministrazione pubblica che si sono astenuti dall’intervenire, o hanno esitato a farlo, perché l’azione aveva luogo all’interno di un movimento religioso. Essendo questa la situazione, deve essere perfettamente chiaro che la legge svedese viene applicata a prescindere dalla religione.
È ovviamente lecito credere in qualsiasi cosa ed esercitare la fede tramite diversi tipi di rituali. È anche lecito rinunciare ai propri diritti e libertà democratiche ed avere una visione della società senza istituzioni democratiche. Ma la libertà di religione ha i propri limiti. Non si possono violare i diritti democratici e le libertà in nome della religione, e non si può andare contro le leggi nel nome di comandamenti religiosi. La sezione legale (cap. 7) del rapporto della Commissione riporta le dichiarazioni e convenzioni internazionali riguardanti, tra le altre cose, i diritti e le libertà. Viene tenuto conto anche della costituzione svedese e diversi rami della leggesono passati in rassegna, vale a dire frode, educazione, diritto dei testamenti, legislazione sociale e diritto di famiglia, solo per citarne alcune. Le salvaguardie legislative dell’individuo sono relativamente ampie, ma le leggi non vengono applicate in quanto gli accadimenti in questo campo solo raramente sfociano in procedimenti legali. La Commissione è arrivata alla conclusione che i bisogni di protezione della persona sono abbastanza efficacemente assicurati nella maggioranza dei casi. La legislazione offre però misure insufficienti di protezione in ciò che nel rapporto della Commissione viene definito "influenza impropria" o manipolazione. L’introduzione del termine "influenza impropria" nella legislazione andrebbe a beneficio sia di chi pratica seriamente la propria religione sia dell’integrità personale. Se una persona viene indotta, contro il suo volere, a rinunciare alla propria fede (ciò che un tempo si designava col termine "deprogrammazione"), questo, concordemente alla proposta legislativa, può essere considerato influenza impropria, esattamente come può essere considerata influenza impropria la manipolazione dell’individuo all’interno di un movimento religioso. La Commissione propone perciò che venga inclusa nel Codice Penale una nuova clausola che renda l’influenza impropria un reato perseguibile. Ma questo dovrà essere esaminato separatamente.


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