Un alchimista targato New Age: un esame critico de "L'alchimista" di Paulo Coelho

di Massimo Introvigne

(da "Avvenire", 20 settembre 1995)

Preceduto da un notevole battage pubblicitario, con ampio riferimento ai "sei milioni di copie" già vendute nel mondo (cifra che comprende in realtà anche la diffusa riduzione a fumetti), arriva in Italia da Bompiani - a sette anni dalla prima edizione brasiliana, del 1988 - il fortunato L'Alchimista di Paulo Coelho. La trama è esile, e non si discosta da tutta una tradizione di romanzi iniziatici. Un giovane spagnolo, Santiago, ha abbandonato il seminario preferendo la vita più irrequieta e vagabonda del pastore itinerante, che almeno gli consente di girare l'Andalusia. Sulla costa, a Tarifa, incontra prima una zingara; poi nientemeno che il re Melchisedek, che gli consegna i leggendari Urim e Tumim, le pietre che indicano il cammino. La zingara e il re gli confermano che un suo sogno - secondo cui in Egitto, presso le Piramidi, troverà un tesoro - è in realtà la sua Leggenda Personale, che ogni uomo è chiamato a realizzare. Così Santiago vende le sue pecore e passa in Africa, dove a Tangeri è derubato di tutti i suoi averi. Non si scoraggia, inizia a lavorare per un mercante di cristalli e - assistito dalla legge del Principio Favorevole (detta anche "la fortuna del principiante") - fa prosperare in modo straordinario il suo negozio. Diventato ricco, non dimentica che il suo compito consiste nel realizzare la sua Leggenda Personale e si unisce a una carovana in partenza per l'oasi di El-Faiyûm, in Egitto. Della carovana fa parte un inglese, che ha studiato l'esoterismo sui libri, e che a El-Faiyûm spera di incontrare un famoso alchimista. In mezzo a una pericolosa guerra tra tribù, imparando dal deserto il suo silenzio e le sue leggi, la carovana arriva a El-Faiyûm, dove Santiago trova l'amore di una ragazza del deserto, Fatima, impara a dialogare con il proprio cuore e finalmente incontra anche l'Alchimista. All'inglese - giacché i libri sono utili, ma non bastano - l'Alchimista chiede solo di continuare i suoi esperimenti. A Santiago - dotato di un'esperienza pratica, che vale più dei libri -, l'Alchimista, dopo avergli mostrato le possibilità dell'alchimia di laboratorio, rivela i suoi segreti più importanti, che sono di ordine spirituale. L'Alchimista e Santiago - dopo che quest'ultimo ha salvato l'oasi prevedendo, grazie alle arti divinatorie che ha ormai imparato, un attacco di nemici - si incamminano verso le Piramidi. Catturati da una delle tribù in guerra si salvano grazie alla capacità di Santiago di trasformarsi in vento (un miracolo che gli riesce trasformando in energia la forza del'amore per Fatima). Alle Piramidi Santiago viene assalito dai predoni, e ancora una volta sembra perdere tutto. Per salvarsi, rivela ai predoni che sta cercando un tesoro. Un predone lo irride rivelandogli che anche a lui era stato predetto in sogno che in Spagna, in una chiesa diroccata dove di solito dormono i pastori, avrebbe trovato un tesoro. Santiago riconosce la chiesa della zona da cui era partito, dove pascolava il gregge. Ormai convinto che le coincidenze non esistono, torna in Spagna e puntualmente, nella chiesa diroccata, trova il tesoro che gli permetterà di tornare, ricco, da Fatima. Ma il tesoro più grande è l'alchimia, preannunciata da Melchisedek e rivelata dall'Alchimista.

Di che tesoro, esattamente, si tratta? Qui il romanzo, già debole nella trama, si riduce a un'antologia dei luoghi comuni diffusi nella letteratura del New Age. La nostra vita non dipende dal destino; a ognuno è data la sua Leggenda Personale ma pochi le sono fedeli. Al contrario, "realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini".Quando ci si mette d'impegno per realizzarla, "tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio" e ti mette sulla giusta via tramite le "coincidenze", che sono in realtà segnali. Tutto, infatti, è legato da un filo misterioso di corrispondenze come insegna la Tavola di smeraldo, la sintesi di tutto il sapere esoterico: tutte le cose (dalle pietre ai deserti e alla Terra) hanno un'anima che comunica con l'Anima del Mondo, che tutto governa e nutre. Accedendo all'Anima del Mondo si acquistano poteri straordinari che consentono di realizzare la Leggenda Personale.

Non si può fare a meno di chiudere L'Alchimista con un senso di fastidio. La Terra come essere vivente, le coincidenze che ci guidano, il panteismo dell'Anima del Mondo, la Leggenda Personale come unica etica (e il peccato e la morale come grandi assenti): tutti temi letti e riletti in centinaia di testi neo-esoterici, romanzi e no, che la voga del New Age ha portato a invadere le librerie di tutto il mondo. Sull'onda del successo de La profezia di Celestino di James Redfield è sbarcato in Occidente anche L'Alchimista, testo non recentissimo che rappresentava piuttosto una volgarizzazione dei temi del New Age ad uso delle periferie dell'Impero: dei paesi (come il Brasile in cui è nato) dove questa moda americana è arrivata in ritardo. Dal punto di vista sociologico il successo de L'Alchimista non è irrilevante, e mostra come - nonostante l'obiettivo declino del New Age - una macchina propagandistica internazionale sia ancora in grado di trasformare in best seller le più trite banalità. I comuni lettori hanno invece il diritto di cominciare ad essere stufi. Stufi non perché la visione del mondo esoterica (che ha una rispettata tradizione letteraria in Occidente, da Blake a Yeats) produca necessariamente cattiva letteratura: fra i romanzi del 1995, per esempio, il Memnoch the Devil di Anne Rice (che certo annuncia una cosmologia esoterica ed eterodossa di sapore gnostico) merita di essere considerato seriamente, e anche tentativi italiani come La trama dell'angelo di Igor Sibaldi si prestano almeno a qualche discussione interessante. Stufi, però, della cattiva letteratura che scala le classifiche dei best seller paludandosi di temi esoterici banalizzati e ridotti a moda dal New Age (né migliore sorte hanno i temi religiosi, come dimostrano sia la letteratura di terz'ordine oggi corrente in tema di angeli sia gli stessi riferimenti evangelici e biblici de L'Alchimista). Quello di Paulo Coelho non è neppure un romanzo esoterico: è un centone di luoghi comuni neo-esoterici, immersi nello zucchero e nel miele dell'ottimismo obbligatorio nel New Age, al servizio di una grande operazione commerciale internazionale. Non credete alla pubblicità: questo Alchimista non merita di essere preso sul serio.


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Mon, Dec 13, 1999