Collana Religioni e Movimenti


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Jean-François Mayer, Il Tempio Solare

Elle Di Ci, Leumann (TO) 1997, pp. 80, L. 8.000

Recensione di Pier Marco Ferraresi

I tragici suicidi-omicidi collettivi dei membri dell’Ordine del Tempio Solare - avvenuti nel Québec, in Svizzera e in Francia fra l’ottobre del 1994 e il marzo del 1997 - sono l’oggetto del volume di Jean-François Mayer (pp. 80, L. 8000), il cui approccio si discosta leggermente da quelli precedenti: l’autore ha partecipato in qualità di esperto alle indagini seguite alla tragedia e ci presenta l’itinerario del movimento verso il suo tragico epilogo in notevole dettaglio, secondo un genere letterario che per certi versi si avvicina a quello delle inchieste di polizia. Il punto centrale dell’introduzione (pp. 8-12) è costituito dalla "crudele banalità della verità" (p. 9). Per questa tragedia non esiste un colpevole, ma solo la volontà da parte dei membri del gruppo di creare un mito, attraverso un’azione spettacolare che consentisse "artificialmente e brutalmente di proiettarsi in primo piano nell’attualità e di attribuirsi l’illusione - anche postuma - di essere ciò che si pretende di incarnare" (p. 11). I capitoli terzo e quarto (pp. 13-30) esaminano la storia delle due figure centrali del movimento - Jo Di Mambro e Luc Jouret - e chiariscono il collegamento fra l’Ordine del Tempio Solare e le correnti neo-templari del XX secolo. I capitoli dal quinto al settimo (pp. 31-69) esaminano da vicino l’itinerario che ha portato ai suicidi-omicidi, individuando le cause della deriva autodistruttrice sia nei crescenti problemi interni al gruppo, sia nel carattere sincretistico e gnosticheggiante della dottrina, ma anche nell’idea apocalittica che attribuisce al suicidio il significato di una fuga da un mondo oramai perduto e dal quale si è rifiutati; in sostanza suicidarsi diviene l’unica paradossale prospettiva di sopravvivenza, seppure in un’altra dimensione. Rimane certamente aperta l’ipotesi della deriva mentale di un mitomane, riferita in particolare a Joseph Di Mambro, ma il fatto che il suicidio sia stato a lungo pianificato da una cerchia più interna di membri avvalora la tesi di una più complessa catena di concause, non ultime le noie giudiziarie avute dai leader negli ultimi tempi, che hanno portato il gruppo a sentirsi al centro di una persecuzione internazionale e ad attribuirsi dunque un’importanza sproporzionata, propedeutica all’idea finale di creare un mito attraverso un’azione eclatante. L’ultimo capitolo (pp. 70-79) offre alcuni criteri di valutazione: il gruppo non aveva mai mostrato chiare intenzioni suicide e davanti a fenomeni come questi gli Stati rispettosi delle libertà individuali raggiungono i limiti delle loro possibilità di intervento. Ciò che senza dubbio si può fare è demitizzare il mito. La sincerità e la libera scelta di gran parte dei membri non sembra poter essere messa in discussione, ma nella ricerca spirituale oltre alla sincerità occorre anche il discernimento. La deriva suicida è inseparabile da dottrine e idee false e dannose, e non si può fare astrazione dalle idee professate per determinare la pericolosità di un movimento: sono le idee che uccidono. Il suicidio dei membri dell’Ordine del Tempio Solare diviene essenzialmente un atto di orgoglio, derivante dalla certezza di essere gli eletti, chiamati a destini di gloria: "Ci troviamo qui agli antipodi dell’umiltà propria dei santi e dei veri maestri spirituali" (p. 79).


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