Collana Religioni e Movimenti


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Silvia Scaranari Introvigne, L'Islam

Elle Di Ci, Leumann (TO) 1998, pp. 104, L. 10.000

Recensione di Pier Marco Ferraresi

Il libro L’Islam è di Silvia Scaranari Introvigne, e può essere logicamente diviso in quattro parti: la prima (capp. 1-3) è di tipo storico; la seconda (capp. 4-5) esamina le fonti dell’Islam e le scuole giuridiche e teologiche; la terza (capp. 6-7) descrive gli elementi fondamentali del credo islamico; l’ultima (capp. 8-9) è di tipo sociologico, e descrive gli usi, i costumi e le divisioni interne al mondo islamico.
Nei primi tre capitoli (pp. 5-20) vengono prese in considerazione rispettivamente la situazione dell’Arabia pre-islamica, la vita di Maometto (570?-632, Muhammad nel testo, per una maggiore correttezza linguistica) e il consolidamento del potere islamico sotto i suoi successori. L’Arabia pre-islamica si presenta come un mondo poliedrico anche dal punto di vista religioso, contrassegnato dal politeismo e dall’adorazione degli spiriti, in particolare di quelli delle pietre sacre. La più venerata di tutte era la pietra nera della Mecca, città fiorente e meta dei pellegrinaggi di tutti gli arabi, dominata dalla tribù dei Quraysh. Maometto nasce proprio nel clan dei Quraysh e riceve la sua prima rivelazione il 27 del mese di Ramadan del 610; perseguitato delle gerarchie locali, nel 622 è costretto a rifugiarsi con i suoi seguaci a Yatrib (ribattezzata Medina dopo l’adesione alla nuova fede). Il 622 è l’anno dell’Egira (l’anno zero della nascente religione), ma è nel 630 che il Profeta rientra vittorioso alla Mecca, dove si recherà nuovamente in pellegrinaggio nel 632, anno nel quale morì, senza avere designato un successore. Sotto califfi come ‘Omar (591-644) - che occupa Gerusalemme nel 638 -, ‘Othman (?-656) - che espande le conquiste fino al Caucaso e all’India e cura la prima edizione integrale del Corano -, e Mu ‘ wiya (605-680) - che nel 674 pone il primo assedio a Costantinopoli -, i Musulmani divengono un impero immenso, che raggiungerà il suo massimo splendore con la dinastia degli Abbassidi.
I capitoli 4 e 5 (pp. 21-45) riguardano rispettivamente le fonti dell’Islam e le scuole giuridiche e teologiche. Le fonti descritte sono il Corano, il libro sacro dell’Islam, che contiene la raccolta delle rivelazioni fatte dall’arcangelo Gabriele a Maometto, e redatto dai suoi dieci segretari; gli hadith, ovvero il racconto dei fatti e dei detti del Profeta, lasciati a commento del Corano; il consenso dei teologi o dei giuristi, intesi come rappresentanti della comunità islamica. Sull’interpretazione del Corano sono andate definendosi diverse scuole, sia relative all’applicazione della legge sia in relazione al dibattito teologico, e in particolare alla questione dei nomi di Dio. Le scuole giuridiche prese in considerazione sono quella hanafita - che sostiene la ricerca della soluzione migliore in ogni occasione -, quella malikita - orientata al criterio dell’interesse generale -, quella shafi‘ita - che si preoccupò di definire con rigore i criteri del ragionamento per analogia, onde evitare abusi interpretativi -, e quella hanbalita, che nega, al contrario, il ragionamento analogico e propone un rigoroso sistema teocratico. Tralasciando i contributi sciiti o sufi, nel mondo sunnita si riconoscono principalmente quattro scuole teologiche: quella mu‘tazilita, che rappresenta l’ala più razionalista, quella ash‘arita, che si colloca in posizione intermedia fra il razionalismo e il letteralismo, quella maturidita, che ripropone i problemi della riflessione personale, dell’uso dell’analogia e dell’interpretazione metaforica del Corano, quella hanabalita, antirazionalista, che si distingue per il rigore morale e l’indirizzo mistico della vita.
I capitoli sesto e settimo (pp. 34-74) esaminano in un certo dettaglio gli elementi del credo islamico e i pilastri della fede. L’elemento centrale del credo islamico è costituito dall’esistenza e dall’unicità di Dio con le sue sette caratteristiche, che ne indicano la perfezione e assolutezza sotto vari aspetti: la potenza, la scienza, la vita, la volontà, la vista, l’udito e la parola. Esistono anche altri elementi importanti, come la resurrezione (che è piuttosto una nuova creazione), il giudizio personale e universale, l’esistenza degli angeli, e i novantanove nomi di Dio, legati alla promessa del paradiso per chi li imparerà a memoria, e la cui recitazione è dunque divenuta consueta nel mondo islamico. I cinque pilastri della fede costituiscono i doveri fondamentali del culto, e sono la professione di fede (Shahada), la preghiera (Salat), l’elemosina (Zak t), il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj), il digiuno (Sawm).
L’ottavo capitolo (pp. 75-81) presenta gli usi e costumi riferiti ai momenti principali della vita dell’uomo: la nascita, con l’imposizione del nome, seguita da un sacrificio di bestiame e dalla distribuzione di elemosine, con il primo taglio di capelli, cui si accompagnano nuovamente elemosine e, per i figli maschi, con la circoncisione; il matrimonio, che non è un sacramento, ma un semplice contratto, con la possibilità per l’uomo (oggi molto discussa) di avere fino a quattro mogli, e con diritto al ripudio della moglie a giudizio indiscriminato del marito; la morte, che prevede l’abluzione completa del cadavere, l’avvolgimento in sudari, la preghiera dei morti e il seppellimento vero e proprio. Altre regole di un certo rilievo sono il divieto dei giochi d’azzardo, dell’usura e del prestito a interesse; il divieto di consumare alcolici e quello di mangiare la carne di maiale, il sangue, o animali morti di morte naturale o macellati in modo improprio.
Le divisioni interne al mondo islamico sono oggetto del nono e ultimo capitolo (pp. 82-102). Il volume prende in considerazione le tre correnti originatesi dopo la battaglia di Siffin (661) in relazione alla successione al califfato: sunniti, sciiti (con la divisione interna nelle correnti degli zaiditi, imamiti e isma‘iliti) e kharijiti. Sono anche considerati brevemente i movimenti di origine islamica, come i drusi, i nusairi e i baha’i. Questi ultimi, "benché nati dal ceppo dello sciismo [...] non si considerano musulmani, ma seguaci di una nuova religione universale le cui caratteristiche sono ormai lontane da quelle dell’Islam" (p. 102).


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