New Age

Luigi Berzano, New Age,
il Mulino, Bologna 1999, collana "Farsi un’idea", pp. 128, lire 12.000, ISBN 88-15-07051-6

Recensione di PierLuigi Zoccatelli

 

Malgrado il fatto che non manchino, anche in lingua italiana, numerose pubblicazioni sull’argomento, rimane indiscutibile che il fenomeno New Age costituisca ancora un soggetto di studi delicato per i ricercatori; sia che si tratti di analisti dei fenomeni socio-religiosi contemporanei, sia che si tratti -- appunto -- di "ricercatori spirituali". Da una parte le difficoltà in vista di una definizione precisa del termine, dall’altra quelle legate a una delimitazione del periodo in cui si innestano le correnti associate all’emergere di questa forma di religiosità post-moderna; questo e altro, insomma, ad alimentare la complessità di un fenomeno che non cessa di interrogare gli studiosi di scienze sociali, come dimostra peraltro la recente pubblicazione di un numero speciale dedicato al New Age da parte della prestigiosa rivista internazionale di sociologia della religione Social Compass (46/2, giugno 1999), in cui vari specialisti si sono nuovamente interrogati sul punto, alla ricerca di una determinazione degli elementi essenziali costitutivi del fenomeno, in una prospettiva che vuole essere nel contempo ricostruttiva e interpretativa.

Un valido strumento ora messo a disposizione del pubblico italiano è il recente volume di Luigi Berzano -- del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Torino, docente di Sociologia della religione presso la Facoltà di Scienze Politiche della medesima Università, nonché autore di numerosi saggi e ricerche sui nuovi movimenti religiosi e sul cosiddetto "terziario esoterico" --, dal titolo New Age, che compare all’interno dell’ormai rodata collana "Farsi un’idea" dell’editrice il Mulino, nata appunto con lo scopo di offrire allo studente e al lettore colto, al ricercatore e al semplice curioso, una prima bussola d’orientamento esaustiva e di facile approdo.

L’autore non evita di sottolineare sin dall’esordio le difficoltà definitorie e interpretative che il soggetto propone allo studioso, e inquadra nell’introduzione (pp. 7-12) la problematica all’interno delle frontiere della post-modernità, segnata dai profondi mutamenti culturali in corso che la caratterizzano come epoca di transizione. Opportunamente collocati i "processi attraverso i quali si rendono e mantengono vivi i sistemi di significati, di simboli, di rappresentazioni collettive" (p. 8) tipici del passaggio d’epoca, Berzano affronta nel primo capitolo ("Un fenomeno dai contorni fluidi e incerti", pp. 13-24) un tentativo di definizione del New Age, inteso, "nella sua forma sociale, come il più suggestivo movimento collettivo di questa fine millennio" (p. 14), ovvero come "un insieme di reti aperte, flessibili, segmentate, composte di tanti elementi in interazione libera tra di loro, con qualche finalità comune, ma con molta autonomia" (p. 23).

Se il primo capitolo offre un affresco tipicamente sociologico del fenomeno -- attraverso la presentazione di quattro domande: che cos’è il New Age; chi sono i new agers; quali sono i suoi contenuti principali; quali sono le sue forme organizzative --, la seconda parte ("Un po’ di storia", pp. 25-59) ricostruisce le radici remote e prossime dalle quali deriva il New Age, da cui risultano i due grandi filoni scelti dall’autore come i polmoni che hanno alimentato, e ancora alimentano, questo particolare scenario della nuova religiosità. In un primo momento l’attenzione viene portata al New Age in quanto "astrostoria", ovvero alla tradizione teosofico-spiritualista che, a partire dalla fondazione della Società Teosofica, nel 1875, da parte di Helena Petrovna Blavatsky e Henry Steel Olcott, ha dipanato nel corso dei decenni successivi "un complesso di dottrine finalizzato a costruire un ponte tra Oriente e Occidente, tra cristianesimo ed esoterismo, tra nuovi movimenti religiosi e nuovi movimenti magici" (pp. 25-26). Ora, come puntualmente osserva l’autore, è scorrendo il lungo filo rosso che ha origine nella fondazione della Società Teosofica -- pure, a suo tempo, revival di più antiche istanze di approccio occultista al sacro -- che è possibile ricostruire un’identità del New Age in quanto risveglio della precedente tradizione teosofica -- dall’anticipatrice Alice Bailey, sino alla fondazione della comunità di Findhorn, in Scozia --, il quale pone un’attenzione peculiare alla componente astrologica che permetterebbe di intravvedere l’ingresso in una nuova Era dell’Acquario.

La "seconda anima" del New Age scelta dall’autore per descrivere il fenomeno è quella del "nuovo paradigma", discendente dalla tradizione tipicamente americana del trascendentalismo di metà ’800, "movimento filosofico d’ispirazione antirazionalista e antideterminista, nato nel New England, [che] intendeva valorizzare, attraverso la traduzione di testi indù, il misticismo e la saggezza religiosa orientale, integrandola con i valori occidentali dell’individualismo e dell’orientamento al successo" (pp. 29-30). La corrente del New Age che si forma in California su questa scia, trae ispirazione dalla ricerca di forme alternative di conoscenza ed esperienza che hanno origine in quel filone. Una precisa descrizione del "nuovo paradigma", in tal senso, è dedotta da un brano del fisico austriaco Fritjof Capra -- uno dei tanti padri spirituali del New Age --, il quale scrive nella sua opera Il punto di svolta: "Ciò di cui abbiamo bisogno è, quindi, un ‘nuovo paradigma’, una nuova visione della realtà; un mutamento fondamentale dei nostri pensieri, percezioni e valori. Gli inizi di questo mutamento, del passaggio dalla concezione meccanicistica alla concezione olistica della realtà, sono già visibili in tutti i campi".

Il New Age è quindi l’inizio di un nuovo paradigma olistico, ecologico e spirituale, come viene spiegato nel terzo capitolo ("I messaggi", pp. 60-97), che attraverso un’inculturazione operata mediante "la dolce cospirazione acquariana" -- per usare il titolo di un’opera capitale della saggistica New Age, The Aquarian Conspiracy di Marilyn Ferguson, del 1980 -- riesce a veicolarsi in comunità e centri; network e reti di network che sono le "Forme e organizzazioni" (capitolo quarto, pp. 98-117) delle realtà acquariane, da Esalen a Findhorn e dal Villaggio Verde a Damanhur, per non citare che i centri più noti.

Il libro, anche in questo sempre ben documentato e completo, si occupa infine, nel quinto capitolo ("Oltre la New Age", pp. 118-124) del "sospetto che la New Age si sia ridotta poco alla volta alla sua dimensione commerciale e che questa abbia creato un’immagine negativa di tutto il fenomeno" (p. 119). Apertasi così una breccia, anzitutto decifrata dagli stessi new ager, alla "crisi" del New Age quale grande movimento collettivo, spirituale e millenaristico, pare conseguire una nuova fase del fenomeno -- il Next Age --, "in cui viene meno la dimensione collettiva e si ridimensiona la struttura organizzativa del metanetwork new ager. Soprattutto non compare più l’elemento millenaristico precedente, ma si accentua la consapevolezza della trasformazione individuale" (p. 122).

In conclusione, una preziosa scheda bibliografica("Per saperne di più", pp. 125-127) supporta i molti e densi -- mai però ostici -- excursus affrontati da Luigi Berzano nel corso delle pagine, al punto che alla fine il lettore, certamente, si sarà "fatto un’idea", e senza dubbio di più, su uno scenario ineludibile del nostro tempo.

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