PierLuigi Zoccatelli (a cura di), La fatica della complessità. Pluralismo religioso nella Sicilia Centrale CESNUR-Sicilia, Caltanissetta 2008. |
Nel 1994 il Cesnur – il Centro Studi sulle Nuove Religioni, diretto dal sociologo delle religioni Massimo Introvigne – realizza una ricerca, poi pubblicata con il titolo La sfida infinita, per documentare la presenza delle nuove credenze e delle nuove appartenenze religiose nel Nisseno. Circa dieci anni dopo, nel 2005, lo stesso Cesnur pubblica un ulteriore volume, Identità e identificazione, per dare conto di un’analoga indagine dedicata all’entroterra palermitano e al territorio dell’arcidiocesi di Monreale, allora guidata dal compianto vescovo monsignor Cataldo Naro (1951-2006).
Sulla base di queste premesse, i ricercatori dell’équipe del Cesnur sono tornati nel 2008 in Sicilia, questa volta nel territorio della diocesi di Piazza Armerina, per svolgere un inventario delle presenze di religioni diverse dalla cattolica, che si è posto anche l’obiettivo di verificare se e cosa, in più di dieci anni, è cambiato in Sicilia. Il risultato di questa indagine – oggetto di un convegno, svoltosi il 2 dicembre al Museo diocesano di Piazza Armerina con Massimo Introvigne, nonché di una pubblicazione preliminare dal titolo La fatica della complessità – non è soltanto un’affascinante fotografia del pluralismo religioso nel XXI secolo in un angolo di Sicilia e d’Italia. La ricerca offre, infatti, anche la possibilità di riflettere su come questo pluralismo non rimanga uguale a se stesso, ma muti.
I risultati dell’indagine testimoniano una presenza articolata e per certi versi senza eguali in Italia, particolarmente per una presenza del pentecostalismo con cifre statistiche di assoluto rilievo, e aprono una nuova finestra sul pluralismo religioso in Sicilia, a partire dal caso dei dodici comuni che costituiscono la diocesi di Piazza Armerina. Di più, il lavoro di ricerca svolto ha permesso di pervenire a un quadro statisticamente e sociologicamente rilevante, con alcuni risultati per certi versi imprevisti e sorprendenti, che tuttavia costituivano l’ipotesi di partenza che tale indagine intendeva verificare: ovvero che il territorio rappresenta un caso forse unico non solo nel contesto siciliano o nazionale, ma probabilmente europeo.
In un territorio la cui superficie si estende su 2.003 chilometri quadrati, nel quale – secondo stime di fine 2007 – risiede una popolazione di 220.643 persone, sono state censite e documentate 28 realtà religiose di minoranza, che costituiscono un variegato pluralismo religioso. L’ambito di religiosità minoritaria più rappresentato entro i dodici comuni che costituiscono la diocesi è indubbiamente il cosiddetto “protestantesimo pentecostale”, che nella sommatoria delle quindici realtà individuate – Assemblee di Dio in Italia, Chiesa Cristiana Pentecostale Italiana, Congregazioni Cristiane Pentecostali, Kurion Iesoun, Chiesa Apostolica in Italia, Chiesa Apostolica Antica, Chiesa Evangelica Cristiana Pentecostale, Missione Popolare Libera, Comunità Cristiana, Chiesa sulla roccia, Ekklesia, Chiesa Evangelica Internazionale, Chiesa Evangelica della Riconciliazione, Missione Cristiana, Missione Cristiana Carismatica – totalizza 4.214 aderenti, ovvero il 55,3% del totale di appartenenti a minoranze religiose nel territorio e l’1,9% dell’intera popolazione.
Comprendendo il complesso mosaico delle realtà derivanti dal protestantesimo di matrice pentecostale, le realtà che derivano – direttamente o indirettamente, in forma implicita o esplicita – da un substrato dottrinale d’impronta cristiana costituiscono la quasi totalità assoluta del panorama religioso incontrato (87,7% delle minoranze, 3% della popolazione), mentre le altre minoranze religiose presenti totalizzano 935 aderenti, pari al 12,3% delle minoranze e allo 0,4% della popolazione.
Singolarmente considerati, i Testimoni di Geova costituiscono la seconda minoranza religiosa più rappresentata – dopo la Chiesa Cristiana Pentecostale Italiana, che da sola rappresenta il 22,4% delle minoranze e lo 0,8% della popolazione; anche questo un dato significativo, considerando che ovunque sul territorio nazionale i Testimoni di Geova rappresentano sempre la prima minoranza organizzata – con 1.610 “presenti alle adunanze”, pari al 21,1% del totale di appartenenti a minoranze religiose nel territorio e allo 0,7% dell’intera popolazione. Le 28 realtà religiose di minoranza totalizzano 7.626 aderenti e rappresentano una quota vicina al 3,5% della popolazione residente, contro una percentuale di circa il 2% riscontrata su scala nazionale: un dato quest’ultimo, è vero, che non includeva la presenza islamica – per le note difficoltà di effettuare una stima precisa dei musulmani in Italia –, la quale tuttavia nella considerazione del territorio della diocesi di Piazza Armerina non rappresenta che lo 0,3%, ovvero non modificando significativamente il valore della stima.
Oltre alla ricostruzione di fenomeni ben noti e discussi, anche a livello nazionale, come la “storica” presenza della Chiesa valdese a Riesi – che se ha avuto, e ha tuttora, un impatto socioculturale d’indubbio rilievo, tuttavia conta oggi solo un centinaio di membri –, la ricerca condotta dal Cesnur mette in luce il caso del tutto particolare relativo al comune di Gela dove, a fronte di 77.175 residenti, si contano circa 4.407 persone appartenenti a religioni di minoranza, pari al 5,7% della popolazione.
Così, in filigrana, la “fatica della complessità” si rivela duplice: la fatica sia di rilevare dati in una situazione di società complessa, sia di organizzare la convivenza a fronte di rapidi mutamenti nella composizione religiosa. Si ripropone così il quesito antico sul binomio “identità-identificazione”: quanto si riscontra a livello di appartenenza si traduce necessariamente in comportamenti? Tale dialettica, mentre pone problemi decisivi al sociologo, fa tornare chi si occupa di teologia e di pastorale a riflettere sul tema della nuova evangelizzazione.