Fondatore del Centro studi sulle nuove religioni (Cesnur) e autore di ben quaranta volumi, Introvigne è uno studioso che nel corso degli anni si è fatto universalmente apprezzare per il modo con cui è riuscito a conciliare una fede cattolica assolutamente ortodossa con un approccio genuinamente pluralista.
Per questo, dopo l’11 settembre 2001 è stato uno degli esperti più consultati dai giornali italiani. Opportunità preziosa, ma anche rischiosa. Da una parte, infatti, si è trovato a allargare il suo campo di interesse dalla sociologia delle religioni in campo stretto alla geopolitica, alla polemologia, perfino alla politologia. La difficile sfida, però, sembra riuscita. Questo volume raccoglie infatti una serie di articoli pubblicati su varie testate, raggruppati per grandi capitoli tematici che spaziano da “Islam, fondamentalismo, conservatorismo” alle “metamorfosi di al Qaida” fino alla Francia di Chirac e alle elezioni americane, senza dimenticare scenari remoti come quelli africani, del subcontinente Indiano o del Sud- Est asiatico. Una probematicità tutta sociologica torna nel titolo (“Scontro di civiltà o guerra civile islamica?”), che contrappone due diverse interpretazioni senza concludere definitivamente per l’una o per l’altra. L’autore ritiene infatti che si tratti delle due facce di una stessa medaglia, ma insiste sul secondo aspetto, in genere il più trascurato.
“Lo scontro non è tra musulmani ‘moderati’ (una categoria estranea all’islam) e ‘fondamentalisti’, ma una guerra civile assai più complessa tra nazionalisti, tradizionalisti, conservatori, fondamentalisti e ultra-fondamentalisti, dove le alleanze si fanno e si disfano rapidamente”.
Introvigne appoggia il progetto di esportazione della democrazia, ma ritiene che “chi in occidente non vede nella guerra in corso l’aspetto di una guerra civile islamica globalizzata, si priva anche di una risorsa strategica essenziale: inserirsi nel gioco dei conflitti intra-islamici, facendo emergere le loro contraddizioni e cercando alleati senza i quali è impossibile vincere”. In particolare Introvigne giudica suicida ogni possibile scommessa su un Islam “laico” modernizzato, scommessa secondo lui condannata o a restare confinata tra qualche intellettuale occidentalizzante isolato, o a fare da giustificazione ideologica per regimi di dittatura giacobina alla Saddam Hussein. E ritiene invece che l’obiettivo dovrebbe essere l’emersione di un Islam “centrista-conservatore”, che giochi un ruolo analogo a quello che le democrazie cristiane giocarono in occidente al momento della nascita della moderna democrazia di massa.
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La nuova guerra mondiale. Scontro di civiltà o guerra civile islamica? Sugarco, Milano 2005 |