CESNUR - center for studies on new religions

Intervista a Massimo Introvigne
Il Fondamentalismo islamico e i "martiri" suicidi di Hamas

di Graziella Teta (marzo 2003)

Un'analisi del movimento fondamentalista Hamas, conosciuto soprattutto per gli attentati terroristici suicidi contro Israele: da dove viene, che cosa vuole e come s'inserisce nel mondo dell'islamismo radicale.


Il conflitto palestinese, i "martiri" di Hamas, Fatah e OLP, prima e seconda Intifada: parole che rimbalzano da tv e giornali. Non è facile farsi un'opinione di ciò che accade in Medio Oriente. Il libro di Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (Cesnur), offre uno strumento prezioso per conoscere il fondamentalismo islamico e le sue molte facce.

Com'è strutturato il libro?
Nel primo capitolo, muovendo da una discussione sulla nozione di fondamentalismo islamico, riassume la storia dei movimenti fondamentalisti nell'area palestinese fino al 1950. Nel secondo, è illustrata la nascita di una dialettica tra i Fratelli Musulmani (l'associazione fondamentalista internazionale da cui Hamas deriva) e il nazionalismo palestinese fino alla fondazione di Hamas. La relazione, conflittuale negli anni Novanta, fra Hamas e le organizzazioni nazionaliste è illustrata nel terzo capitolo. Il quarto ricostruisce la storia di Hamas nella sua epoca più drammatica, quella dei martiri suicidi, inaugurata dieci anni fa - nel 1993 - e che continua oggi. Il quinto capitolo presenta il dibattito teorico e teologico sul tema del terrorismo suicida, e ricostruisce la "carriera-tipo" di un "martire" palestinese, dal reclutamento all'addestramento fino alle celebrazioni che seguono la sua morte. Nel sesto e ultimo capitolo, alcune conclusioni, necessariamente provvisorie, e cenni sul futuro di Hamas. In appendice, per la prima volta, è riportata la traduzione italiana integrale dello statuto di Hamas del 1988, per comprendere gli scopi e l'ideologia del movimento.

Il movimento fondamentalista si pone tre obiettivi "in sequenza": applicazione della legge islamica (shari'a) in ogni comunità islamica, l'unificazione dei Paesi a maggioranza islamica in un'unica realtà politico-religiosa (califfato), islamizzazione del mondo intero. Sono obiettivi realizzabili?
Il primo obiettivo, l'instaurazione della shari'a in singoli Paesi, è già di fatto realizzato in una "zona verde" del mondo che si allarga continuamente. Peraltro, non tutte le applicazioni nazionali sono uguali: per alcuni la shari'a è un semplice orizzonte di riferimento ideale, per altri un letteralismo che cerca di catturare qualunque situazione contemporanea in una ortodossia giuridica che risale al Medioevo. Gli altri obiettivi - l'unione politica di tutti i Paesi a maggioranza islamica in un nuovo califfato e l'islamizzazione del mondo - sono evidentemente irrealizzabili, ma questo non significa che non possano agire in profondità nell'immaginario sociale islamico spingendo molti all'azione.

Il fondamentalismo islamico è da considerarsi anacronistico rispetto al processo di occidentalizzazione che si coglie in molti Paesi in via di sviluppo ed emergenti?
Bisogna distinguere fra occidentalizzazione e modernizzazione. Il fondamentalismo islamico è esso stesso parte della modernizzazione: i fondamentalisti sono stati fra i primi nel mondo islamico a usare le tecniche moderne di propaganda, la televisione, Internet e si fanno beffe dei conservatori come certi ulema sauditi che rifiutano le innovazioni tecnologiche. Invece, il fondamentalismo rifiuta l'occidentalizzazione come adesione a valori tipici dell'Occidente: la separazione fra Stato e religione, i diritti delle donne, gli uguali diritti riconosciuti in linea di principio alle diverse religioni.

Il rinvigorirsi nel XXI secolo del movimento islamico fondamentalista è collegabile alla secolarizzazione dell'Occidente?
E' vero che ci sono immigrati che non erano fondamentalisti nei loro Paesi di origine e lo diventano in Italia colpiti negativamente dalla secolarizzazione della società occidentale. Tuttavia il fondamentalismo delle origini prescinde da quanto avviene in Occidente, dove del resto la stessa categoria di secolarizzazione è oggi fatta oggetto di molteplici critiche.

Il disegno di islamizzazione dell'Occidente (anzi, del mondo) perseguito dal fondamentalismo islamico è realistico?
No, se lo si intende come ripresa dell'avanzata militare islamica fermata prima da Carlo Martello e poi a Lepanto e a Vienna, anche se è proprio così che certi predicatori estremisti lo presentano. Si, se lo si comprende, alla maniera per esempio del movimento missionario internazionale dei Tabligh, come ripresa di attività missionaria e di predicazione, che oggi può essere sostenuta dalla ricchezza derivante dal petrolio e da un nuovo entusiasmo religioso in molti Paesi islamici.

E' possibile che i Paesi occidentali abbiano sottovalutato il fondamentalismo islamico e il suo sviluppo nel corso del 1900?
Si: spesso i movimenti fondamentalisti sono stati tollerati se non finanziati dall'Occidente durante la Guerra fredda perché li si considerava come elementi di disturbo per i partiti nazionalisti che a loro volta nel mondo islamico erano spesso filo-sovietici. Lo stesso fondamentalismo islamico palestinese, che è alle origini di Hamas, è stato tollerato se non favorito da Israele per decenni allo scopo di creare un fronte interno e disturbare le attività di un nazionalista come Arafat.

Questione palestinese. La partita a tre descritta nel libro - tra Hamas, OLP e Israele - si gioca da anni secondo lo schema: trattative-attentati-moratorie-ripresa trattative-ripresa attentati. Che cosa potrebbe interrompere questo circolo tragico, quali le soluzioni possibili?
In realtà la soluzione possibile è sempre una trattativa di pace che incontri il consenso della maggioranza dei palestinesi (anche se ci sarà sempre una minoranza che rifiuterà qualsiasi ipotesi diversa dalla distruzione pura e semplice di Israele, e reagirà con gli attentati). Questo implica che in qualche modo - assai difficile da realizzare in concreto, ma che pure va perseguito - una trattativa di pace coinvolga anche le forze "religiose" che avversano il "laico" Arafat, e non solo la componente nazionalista laica di Fatah e dell'OLP.

L'azione di Hamas si concentra in Palestina nella prospettiva di un unico Stato islamico, dal Mediterraneo al Giordano: ma è possibile che per raggiungere lo scopo "esporti" la modalità di lotta degli attentati suicidi al di fuori della Palestina, per fare pressione sul resto del mondo?
Sembrerebbe che Hamas abbia finora rifiutato di farlo, e su questo punto abbia rotto con Osama bin Laden e al-Qa'ida. Da questo punto di vista Hamas privilegia la questione palestinese come madre di tutte le questioni, mentre al-Qa'ida è più "internazionalista" e utilizza le varie questioni a mano a mano che si presentano, cambiando se necessario le sue priorità in corso d'opera. Ma in Hamas ci sono diverse correnti, ci sono movimenti terroristici diversi da Hamas come il Jihad Islamico palestinese, e le cose possono cambiare in qualunque momento.

Hamas rifiuta negoziati sul piano politico ma, considerando la sua - fondante - ideologia religiosa, è pensabile tentare un dialogo, appunto, sul piano religioso? La Chiesa cattolica potrebbe svolgere un ruolo propositivo in tal senso?
Si. La questione della pace oggi non può più esaurirsi nella ricerca dell'interlocutore "laico" e "secolarista" nel mondo islamico. Questi interlocutori spesso hanno scarso seguito popolare, oppure non sono affatto migliori dei loro rivali "religiosi" (si pensi al "laico" Saddam Hussein). La pace in Medio Oriente è possibile soltanto trovando interlocutori che facciano parte del mondo religioso.

La sensazione che emerge leggendo il suo libro è che, anche se si risolvesse sul piano politico la questione palestinese, il fondamentalismo islamico in generale e Hamas in particolare non si esaurirebbero. E' una preoccupazione legittima?
Hamas ha più volte dichiarato che non sarebbe affatto soddisfatta di una Palestina "laica" governata da Arafat e dai suoi continuatori, dove non fosse instaurata la shari'a. Certamente quella palestinese è una delle questioni più care al fondamentalismo islamico, ma non è la sua ragion d'essere. Il fondamentalismo chiede che i sistemi giuridici dei Paesi islamici siano improntati alla shari'a e non a modelli giuridici di tipo occidentale.

Quali sono le motivazioni delle "simpatie" che il fondamentalismo islamico raccoglie in Occidente? I filo-palestinesi occidentali appoggiano la causa palestinese perché "giudicano" Israele invasore?
Detto un poco brutalmente, la grande maggioranza degli amici del fondamentalismo islamico in Occidente conosce ben poco il fondamentalismo islamico, e si muove semplicemente secondo una logica anti-americana per cui "i nemici degli americani sono nostri amici". Non mancano eccezioni, ma si trovano piuttosto in un mondo accademico che in questo caso è capace di distinguere all'interno dell'etichetta comune "fondamentalismo islamico" una grande varietà di sfumature. Senza dimenticare che ad una parte importante del mondo accademico francese che ha studiato il fondamentalismo ha fatto velo quella "ossessione anti-americana" descritta da Jean-François Revel nel suo recente best seller e da cui i professori universitari in Francia non sono affatto immuni.

La sua analisi offre al lettore importanti strumenti di conoscenza, ma lascia poco trasparire la sua opinione sul tema: vuole offrirci una personale riflessione?
La collana "Religioni e Movimenti" di cui il libro fa parte è una collana di storia e sociologia delle religioni, che è impostata precisamente per offrire - per quanto possibile - ricostruzioni e spiegazioni che prescindono dai giudizi di valore. Personalmente, credo che il terrorismo non sia mai accettabile, qualunque siano le sue giustificazioni storiche e religiose. Quanto al fondamentalismo islamico, penso che - come accennavo - sia un genus all'interno del quale convivano species molto diverse, e che una sua analisi attenta sia importante sul piano politico e non solo su quello culturale. Giacché è impossibile eliminare tutto quanto va sotto il nome di fondamentalismo islamico per via militare o repressiva, è necessario distinguere fra le sue varie anime e considerare seriamente l'apertura di un dialogo con le forze che considerano la shari'a come un orizzonte ideale più che come un ricettario che risolve a priori tutti i problemi; forze che sono aperte alla libertà religiosa e alla convivenza pacifica con l'Occidente, pur rifiutando l'idea illuminista di una separazione assoluta fra Stato e religione. Molti analisti occidentali ritengono di avere reperito forze di questo genere all'interno della coalizione, detta "fondamentalista", giunta al potere in Turchia con le ultime elezioni: è un'ipotesi che merita almeno di essere verificata.

mormoni
Nuovo volume della collana "Religioni e Movimenti":
Massimo Introvigne, Hamas. Fondamentalismo islamico e terrorismo suicida in Palestina
Elledici, Leumann (Torino) 2003

ordina questo libro

[Home Page] [Cos'è il CESNUR] [Biblioteca del CESNUR] [Testi e documenti] [Libri] [Convegni]

cesnur e-mail

[Home Page] [About CESNUR] [CESNUR Library] [Texts & Documents] [Book Reviews] [Conferences]