Il film di Jackson tradirà il testo di Tolkien?Laspettativa per il primo film della trilogia cinematografica tratta da Il Signore degli Anelli il libro non è una trilogia! è grande, e tali sono anche le paure. In Italia, il film sarà visibile nelle sale cinematografiche a partire dal 18 gennaio 2002, ma moltissimi temono tagli indebiti, travisamenti, deviazioni rispetto alla lettera del testo. Il regista Peter Jackson sembrerebbe davvero aver fatto del proprio meglio per ridurre al minimo il rischio di tradimento (di questo parere è del resto lo stesso Christopher Tolkien, erede del padre in più di un significato), addirittura confrontandosi direttamente con lettori e fan. Ciononstante, il film sarà diverso dal libro, e questo lo si può dire con certezza prima ancora di averlo visionato accuratamente pur senza cadere in alcun apriorismo kantiano. Sarà diverso per definizione, e meno male. Essendo diverso sarà pienamente tolkeniano, nella misura in cui sarà creativo. E sul fatto che sarà creativo, una buona ipoteca la mette appunto la cura con cui Jackson ha cercato di restare fedele al libro (addirittura riportando pari pare alcuni dialoghi famosi) attraverso il confronto con i "tolkienologi" e i "tolkienisti". Un film, rispetto a un testo letterario, ha le sue esigenze poetiche, espressive, narrative, che vanno tutelate, rispettate e salvaguardate. Limportante è che non tradisca lo spirito (e non si tratta affatto di una cosa fumosa) del testo: il letteralismo è esso stesso una distorsione della lettera, e mai si auspicherebbe la "talebanizzazione" di Tolkien. Ben vengano dunque le "letture" che Jackson ci propone, se appunto letture sono. Che il regista sottolinei un fatto e ne isoli un altro può non essere un male, ma anzi un arricchimento; addirittura critico, cioè interpretativo. E unintepretazione è buona e autentica quando rende ragione e contribuisce a spiegare un testo, non se lo riproduce pedissequamente. La verifica dellopera di Jackson, dunque, non sarà la constatazione della riproposizione meccanica della lettera tolkeniana (che sarebbe inutile), ma la capacità di renderla fruibile, e bella. Se così sarà, il film di Jackson non avrà sostituito affatto il testo di Tolkien, ma vi si sarà affiancato. Lopera antica o medioevale (a cui si rifà la poetica di Tolkien) non aveva paura del plagio. Gli autori passati non temevano affatto il contagio, la contaminatio (anche ma non solo di generi letterari), la commistione, la copiatura, la riplasmazione. Se la trilogia filmica di Jackson si svolgerà in questottica, non farà che imitare lo spirito tolkieniano, creando qualcosa di nuovo con materiali vecchi. Se non lo farà, avrà tradito e Tolkien e se stessa. Ma la questione dellidentità fra film e testo è tuttaltra cosa. I veri puristi dovranno allora verificare questo, non la perfezione (impossibile) della virgola cinematografica. Fatto questo, si potrà dunque giudicare la trilogia cinematografica con le giuste categorie e con gli strumenti più adeguati perché propri al genere. Cioè si potrà dire se la lettura di Jackson è tolkeniana oppure no, quindi giudicare anche la qualità della proposta interpretativa e i tagli, o i mutamenti, oppure le enfasi introdotti dal regista. Non certo la lettera dellopera tolkeniana: quella la si può giudicare solo sui libri firmati dal bardo di Oxford. Infine, quindi, se la trilogia di Jackson sarà una buona lettura di Tolkien, i libri di questultimo non ne verranno diminuiti e non sarà affatto il caso di temere la "scorciatoia cinematografica" che non porta ai funghi, ma allindifferenza verso i libri. Se questo dovesse accadere, potrebbe essere solo il sintomo di una cattiva lettura jacksoniana. Ma in attesa di "vedere la lettura" jacksoniana, qualche idea su come essa verrà svolta la si può desumere da una tabella riassuntiva delle maggiori differenze fra testi e film, pubblicata solo in lingua italiana sul sito http://www.lordoftherings.it alla pagina http://www.lordoftherings.it/filmstoria.htm È una buona palestra iniziale Marco Respinti 19 dicembre 2001 |
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