La politica della libertà religiosa in Italia

Testo, rivisto dall'autore, dell'intervento dell'on. Domenico Maselli al 12° Convegno Internazionale del CESNUR -Torino, 11 settembre 1998

Si suole indicare il 17 febbraio 1848 come la data d'inizio della libertà religiosa in Italia.
In realtà quel giorno vennero emanate nel Regno di Sardegna le lettere Patenti di re Carlo Alberto con le quali venivano riconosciuti ai valdesi i diritti civili anche se si affermava che nulla era cambiato quanto all'esercizio del loro culto e alle scuole da essi dirette.
In realtà era l'inizio di una autentica tolleranza per i valdesi e per gli ebrei che poi si sarebbe estesa ad altre chiese evangeliche presenti nel paese.
Intanto era entrato in vigore lo Statuto Albertino del '48 che al suo articolo 1° recitava: "La religione cristiana cattolica apostolica romana è la religione dello Stato; gli altri culti ora esistenti sono tollerati secondo le leggi".
Durante tutto l'800 si tolse man mano vigore a questo articolo fino a che nel marzo del 1871 la Camera dei Deputati votò l'ordine del giorno Mancini che stabiliva l'uguaglianza di tutte le religioni davanti allo Stato per quanto riguardava la libertà personale di culto.
Il regime separatista durò fino al Trattato del 1929 tra la Chiesa e lo stato fascista che affermava al suo articolo 1° che la religione cristiana cattolica apostolica romana era la religione ufficiale dello Stato mentre gli altri culti venivano considerati ammessi nel regno.
Apparentemente vi era un miglioramento perché i culti acattolici passavano da tollerati ad ammessi; di fatto però vi erano molte restrizioni sancite poi dal testo unico di pubblica sicurezza e dalla legge sui culti ammessi.
Le chiese che non erano ancora state riconosciute, come Pentecostali e Testimoni di Geova, subivano pesanti discriminazioni che giungevano fino all'arresto ed al confino.
Analogo trattamento subì l'Esercito della Salvezza sospettato per la sua appartenenza ad una organizzazione internazionale con sede a Londra.
La Costituzione Repubblicana del 1948 accettava all'art.7 senza modifiche i Patti Lateranensi, ma all'art.8 si affermava che tutte le religioni erano uguali di fronte allo Stato e vi era completa libertà di culto e di propaganda.
Quasi come contrappeso alle regole accettate nel concordato il terzo comma dell'art.8 stabiliva che i rapporti tra lo Stato e i culti acattolici erano regolati da intese bilaterali.
In realtà rimanevano in vigore le norme fasciste del testo unico e della legge sui culti ammessi che vennero abrogate almeno parzialmente dalla Corte Costituzionale nei primi anni '60 in coincidenza con un nuovo atteggiamento della Chiesa cattolica espresso dal Concilio Vaticano II.
Per lunghi anni però solo il terzo comma dell'art.8 della Costituzione rimase lettera morta e solo a metà degli anni '70 si iniziarono contatti per la prima intesa, che fu quella con la Tavola Valdese siglata dal Primo Ministro Craxi una settimana dopo il nuovo concordato con la Chiesa cattolica che aboliva alcune delle norme più incompatibili con la libertà religiosa. La firma dell'intesa avvenne infatti il 21 febbraio 1984.
Sono convinto che se lo Stato avesse fatto subito le intese, le chiese evangeliche rappresentate dall'ufficio legale della Tavola Valdese, avrebbero stipulato una intesa comune con lo Stato.
Il lungo ritardo fece sì che ogni denominazione esistente nel Paese volesse la sua intesa. A quella valdese seguirono l'intesa fra la Repubblica Italiana e la Chiesa Avventista e quella con le Assemblee di Dio il 29 dicembre 1986 e concludeva questo primo nucleo l'intesa tra la Repubblica Italiana e l'Unione delle Comunità Israelitiche il 27 febbraio 1987.
Nei primissimi anni '90 al tempo dell'ultimo Governo Andreotti incominciò a sentirsi la necessità di una normativa generale sulla libertà religiosa anche perché nel frattempo avevano cominciato a essere presenti in Italia nuove entità religiose anche estranee alla tradizione giudeo-cristiana, come l'islam presente con i numerosi immigrati, il buddhismo diffuso anche in vari stati italiani, la fede Baha'i.
A ciò si aggiungevano espressioni cristiane diverse come i Testimoni di Geova e i Mormoni.
Si aveva così una prima sosta nella stipulazione di intese che giungeva fino al Governo Amato quando venivano siglate le intese con i Battisti e i Luterani poi votate dalla Camera al tempo dei governi Berlusconi e Dini ('94-'95).
La legge sulla libertà religiosa continuava il suo lento iter recependo le osservazioni degli enti ecclesiastici legalmente riconosciuti.
Il Governo Prodi intanto riapriva il tavolo delle intese portando quasi a compimento quella con i Testimoni di Geova ed i Buddhisti, ferme ora a un passo dalla sigla in attesa del mutamento di alcune norme giuridiche.
Si sente ora il bisogno di fronte all'ampio mutamento di clima italiano con la presenza di centinaia di migliaia di islamici, con forti presenze ortodosse e buddhiste, di una normativa generale che non escluda, anzi faciliti la stipula di intese tra lo Stato e i culti acattolici.
Si deve così raggiungere un equilibrio tra una legge erga omnes che tuteli i diritti individuali e fissi gli obblighi dettati a ciascuno dalla reciproca convivenza con un sistema di concordati ed intese che garantisca le esigenze particolari delle singole confessioni.
La legge ora esistente alla Camera verrà discussa in tempi abbastanza rapidi, ma terrà conto delle posizioni degli studiosi e di tutti gli enti ecclesiastici giuridicamente riconosciuti.
Devo però affermare che l'impianto del disegno di legge è da considerarsi positivo e le modifiche potranno essere solo marginali. Posso dare qualche esempio: è stato chiesto che il dipartimento dei culti originariamente parte del ministero di Grazia, Giustizia e Culti ed ora del Ministero degli Interni, venga staccato da quest'ultimo, o in via alternativa che nelle singole province siano le Prefetture ad occuparsi dei culti e non le Questure, indicando il carattere particolare del rapporto tra Stato e Chiesa che non è rapporto di ordine pubblico.
Si è chiesta la sostituzione del parere del consiglio di Stato necessariamente formale con quello della Commissione della libertà religiosa presso la Presidenza del Consiglio, l'accettazione di ministri di culto anche stranieri e la predisposizione di un modello tipo di intesa.
Assicuro il massimo impegno perché si possa avere una legge veramente liberale ed equilibrata.

 

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