Il rapporto della Commissione della gestione al Consiglio Nazionale svizzero sulle sette (1° luglio 1999): una nota preliminare
Massimo Introvigne
Il 1° luglio 1999 la Commissione della gestione ha presentato un suo rapporto (nella versione italiana, di 47 pagine) al Consiglio Nazionale svizzero su "Le 'sette' o i movimenti indottrinanti in Svizzera". Il concetto di "movimenti indottrinanti" è piuttosto nuovo e non si ritrova nella letteratura scientifica in materia. E' stato adottato dal rapporto sia per evitare valutazioni di tipo strettamente dottrinale o religioso, sia per non impiegare espressioni più discusse come "lavaggio del cervello" (un'espressione che non è mai usata nel testo) o "manipolazione mentale".
Le pagine 7-10 illustrano gli scopi e il metodo di lavoro della Commissione, che ha proceduto all'audizione di ventidue testimoni tra cui studiosi accademici, attivisti del movimento anti-sette, esponenti delle Chiese maggioritarie e di alcuni nuovi movimenti religiosi (tra cui la Chiesa di Scientology). Le pagine 11-32 rappresentano il "cuore" del rapporto. Sono esaminate anzitutto diverse possibili definizioni di "setta", nessuna delle quali è accolta come interamente accettabile. La Commissione sembra essere al corrente dei principali risultati della ricerca accademica svizzera in materia di "nuovi movimenti religiosi" (un'espressione che non giudica, a sua volta, soddisfacente), e parzialmente li accoglie, quanto - in particolare - alla debole incidenza percentuale dei nuovi movimenti religiosi in Svizzera e alla necessità di valutare i movimenti caso per caso senza indulgere a facili generalizzazioni. Come accennato, sono evitate espressioni come "lavaggio del cervello" o "controllo mentale", e il rapporto nota che in Europa su queste nozioni non si è sviluppato un dibattito scientifico così ampio come quello americano, né esiste un consenso accademico. Adotta però la nozione di "indottrinamento" quale "criterio principale" (p. 20) per valutare le eventuali "derive settarie" di questo o quel movimento. La Commissione ammette che l'"indottrinamento" è parte di un continuum che va da forme di persuasione socialmente accettabili a pressioni eccessive e inammissibili, senza che i confini siano precisi, il che rende difficile qualunque tentativo di definizione di carattere legale. Tuttavia in alcuni casi l'"indottrinamento" comporterebbe "una limitazione della libertà di autodeterminazione fino ad arrivare all'annullamento dell'autonomia" (p. 25). "Qualora vengano impiegati metodi ingannevoli, fallaci o indottrinanti la 'rinuncia' parziale o totale all'autodeterminazione non riguarda più soltanto la singola persona ma anche lo Stato" (p. 29). Questo è particolarmente importante, secondo il rapporto, per due categorie di persone: i bambini e i malati, che possono cadere vittima delle pretese pseudo-terapeutiche di chi promette cure miracolose.
Nelle conclusioni (pp. 33-44) il rapporto non raccomanda nuove misure legislative contro le "sette". La proposta del Cantone di Ginevra di introdurre una nuova figura di reato relativa alla manipolazione mentale è giudicata "prematura" a livello federale. Si raccomanda però di utilizzare con severità le leggi esistenti. Il rapporto - secondo un'impostazione prevalente nei paesi di lingua tedesca - adotta in particolare una prospettiva di protezione dei consumatori, e suggerisce regolamenti per rendere più facilmente applicabili le norme esistenti in questo campo a un "disciplinamento dell'assistenza spirituale a titolo professionale" (p. 40). Propone anche di istituire un servizio federale "d'informazione e di consulenza" (p. 36) che non dovrebbe offrire informazione unilaterale, dovrebbe essere laico e sollecitare la cooperazione sia degli specialisti accademici sia delle associazioni di tutela (anti-sette).
In un testo di cui sono co-autore insieme a Jim Richardson ("European Parliamentary and Administrative Reports and the Brainwashing Argument", versione preliminare presentata al congresso CESNUR 99 a Bryn Athyn nel giugno 1999) si sostiene che i rapporti parlamentari e amministrativi europei degli ultimi anni possono essere divisi in un "Tipo I" (che accoglie integralmente il modello anti-sette: Francia 1996 e 1999, Belgio 1997, Cantone di Ginevra 1997) e un "Tipo II" che tiene conto delle critiche accademiche a quel modello e cerca, con maggiore o minore successo, di offrire una prospettiva più equilibrata (Svezia 1998, Italia 1998, Canton Ticino 1998), con il rapporto tedesco (1998) come momento di passaggio. Nello stesso testo io e Richardson notiamo che, per quanto riguarda la questione del lavaggio del cervello e della manipolazione mentale, i rapporti di Tipo II sono solo leggermente più moderati dei rapporti di Tipo I, e talora la moderazione è più terminologica che sostanziale. Mi sembra che questo avvenga anche per il rapporto della Commissione della gestione al Consiglio Nazionale svizzero, un rapporto "di Tipo II" che propone diverse osservazioni accettabili (e rinuncia alle "liste di proscrizione" delle "sette pericolose" così tipiche della Francia e del Belgio). Tuttavia, la stessa nozione di "movimento indottrinante" (apprezzabile sul piano terminologico per lo sforzo di evitare espressioni come "lavaggio del cervello" e "manipolazione mentale") è in gran parte legata al modello anti-sette. Si può peraltro sperare che il richiamo alla necessità di ulteriori studi e la reiterata affermazione che in ogni tipo di seguito da dare al rapporto dovranno essere coinvolti gli specialisti accademici aiuterà le autorità svizzere a distinguere fra teorie ampiamente accettate nella comunità scientifica dell'influenza e del controllo sociale e miti screditati in tema di lavaggio del cervello.
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