Massimo Introvigne
L'America, di solito, si stupisce quando un film realizzato da giovani senza l'aiuto delle grandi case cinematografiche batte i record di incassi. Per esempio, American Graffiti, costato 750.000 dollari (di quasi trent'anni fa), incassò 55 milioni di dollari nelle sale. Non esistono tuttavia precedenti per The Blair Witch Project. Girato nel 1997 con mezzi di fortuna, è costato ai registi-produttori Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez soltanto 35.000 dollari. Nel gennaio del 1999 è stato venduto a una piccola casa, la Artisan, per un milione di dollari. Nella sola prima settimana di proiezioni, iniziata il 14 luglio, ha incassato oltre cinquanta milioni di dollari. Tenendo conto degli incassi futuri, delle versioni estere, delle videocassette e del merchandising Time e Newsweek - che gli hanno entrambi dedicato, il 16 agosto, la copertina - non hanno dubbi: si tratta del più grande affare nella storia della cinematografia mondiale.
Il fatto è che The Blair Witch Project non è soltanto un film. E' la storia di un'idea - che, per la sua natura, non può non interessare gli studiosi di movimenti magici e di stregoneria - e della sua vendita al pubblico attraverso l'uso, simultaneo o successivo, di mezzi diversi. Un anno prima dello sbarco nelle sale cinematografiche, nel giugno 1998, è stato lanciato un sito Web www.blairwitch.com diventato in breve popolarissimo.
Con anticipo sul film è uscito un fumetto, asseritamente ricavato dagli appunti di un altro studente, Cece Malvey, che avrebbe indagato nel 1983 sullo stesso argomento - la leggenda di una strega presente nel bosco di Blair - poco prima di morire suicida. Il fumetto non si riferisce alle vicende del film, ma ne costituisce una prequel (leggerlo prima certamente aiuta a capire il film), così come il libro omonimo uscito insieme al film è invece una sequel, una collezione di "documenti" sulle indagini della polizia e di investigatori privati sulla sorte dei tre studenti scomparsi, prima e dopo il "ritrovamento" nel bosco (che sarebbe avvenuto nel 1995) delle pellicole che avrebbero girato prima di sparire. Certo, il sito Internet, il fumetto e il libro riportano (ma in caratteri microscopici) l'avviso che si tratta di fiction, e anche il manifesto MISSING rimanda al sito Internet dove, con un po' di buona volontà, si può scoprire abbastanza rapidamente che la storia è inventata. Ma milioni di americani (soprattutto studenti) hanno preso l'annuncio della sparizione sul serio, e alcuni si rifiutano ancora oggi di credere che il film sia un'opera di pura fantasia.
Da allora nelle università americane sono cominciati ad apparire manifesti con una grande scritta MISSING e le fotografie di tre giovani studenti - Heather Donahue, Joshua Leonard e Michael Williams (gli attori, che nel film usano i loro veri nomi) - asseritamente scomparsi nell'ottobre 1994 nei boschi intorno a Burkittsville (un tempo chiamata Blair), nel Maryland, mentre giravano un documentario per un esame universitario.
Vedere il film senza "preparazione" può lasciare facilmente delusi: può essere invece utile, per comprendere il fenomeno, mettere in ordine prequel, film e sequel, cioè fumetto (e sito Internet), film e libro, ricostruendo una storia coerente. Nel 1785 alcuni bambini di Blair, nel Maryland, accusano una vecchia tormentata da una "maledizione", Elly Kedward, di avere loro "preso del sangue". Accusata di stregoneria, è condannata ad essere abbandonata d'inverno nel bosco di Blair, dove - si presume - non potrà sopravvivere. Ma nell'inverno successivo del 1786 metà dei bambini di Blair spariscono. Non saranno mai ritrovati, e la popolazione, spaventata, abbandonerà Blair, ricostruita solo nel 1824 con l'attuale nome di Burkittsville. Anche la nuova città ha i suoi problemi: non passa un anno e nel 1825 davanti a undici testimoni una bambina di dieci anni, Eileen Treacle, è trascinata in un ruscello da una mano misteriosa che emerge dalle acque. Il suo corpo non sarà mai più ritrovato e l'acqua del ruscello, avvelenata, causerà un'epidemia. Nel 1886 sparisce un'altra bambina, Robin Weaver. Due gruppi di abitanti del paese vanno a cercarla nel bosco. Robin torna (in stato confusionale, che durerà tutta la vita), ma i componenti del secondo gruppo che la cercava sono trovati morti nel bosco, legati insieme per le mani e i piedi e con le viscere estratte dal corpo. Infine nel 1940-1941 un eremita che si è costruito una casa nel bosco, Rustin Parr, rapisce sette bambini e li uccide nella sua casa uno per uno costringendo gli altri ad ascoltare le loro grida con la faccia rivolta al muro. Solo il settimo bambino (Kyle Brody) è lasciato libero, anche se finirà in manicomio (dove secondo il libro morirà nel 1971, mentre dal fumetto sembra fosse ancora vivo all'epoca dell'inchiesta dello sventurato studente Cece Malvey nel 1983 se non addirittura al momento della redazione del fumetto stesso nel 1999). Parr confessa ed è impiccato, ma afferma che la voce della strega ha guidato tutte le sue azioni.
Tutto questo avrebbe potuto offrire la trama a un passabile, anche se convenzionale, film dell'orrore, ma nel film di Myrick e Sanchez non se ne vede nulla, e le vicende sono evocate molto brevemente in un'intervista iniziale alla pazza del villaggio di Burkittsville e in un paio di letture da vecchi libri da parte di Heather, la studentessa che nell'ottobre 1994 decide di girare un documentario sulla leggenda della strega da presentare a un esame della sua università, il Montgomery College di Rockville, e recluta due compagni per farsi aiutare. Quello che si vede nel film (girato in realtà nell'ottobre 1997) comincia con i primi tentativi dei tre studenti di usare delle cineprese da poco prezzo (le immagini ballano per tutto il film, e nei cinema alcuni spettatori sono presi dal mal di mare). Prosegue con alcune interviste nei negozi di Burkittsville a cittadini locali (che, tra parentesi, non sono attori e pensano che si tratti di un vero documentario) che non sanno nulla o inventano qualcosa di convenzionale sulla strega nel bosco. Solo la pazza del paese (questa sì un'attrice) racconta qualche cosa della leggenda. I tre si inoltrano poi nel bosco, dove per diversi giorni non succede nulla. Trovano, di tanto in tanto, segni inquietanti - cumuli di pietre, rami legati o intrecciati fra gli alberi in forma di impiccati, tracce del massacro del 1886 - che peraltro sono compiutamente interpretabili solo dallo spettatore che abbia già letto qualcosa sulla mitologia della strega. Dopo qualche giorno si accorgono di girare in tondo: si sono persi, qualcuno ha smarrito la mappa, la bussola non funziona, i viveri finiscono e gli studenti cominciano a innervosirsi e ad accusarsi a vicenda. Di notte (e qui lo schermo è completamente buio, gli studenti non avendo a disposizione per un documentario artigianale strumenti di illuminazione adeguati) qualcuno tira pietre contro le loro tende, si odono grida lontane e uno dei tre, Joshua, sparisce. Dopo la scena più amata dai fan del film, in cui Heather (che ha coinvolto gli altri nell'avventura) sente la morte prossima e chiede perdono a tutti quelli che ha potuto offendere in una spontanea confessione, i due superstiti trovano una casa nel bosco. Dal libro (ma non dal film) si apprende che è quella dell'omicida Rustin Parr, che è stata demolita e non dovrebbe esserci, ma invece c'è: gli studenti (incautamente) entrano e si separano per esplorarla. Mentre si sentono le urla disumane di Heather, le cineprese smettono di girare, presumibilmente gettate a terra. Titoli di coda.
Il libro aggiunge i dettagli - fra false piste e liti fra l'agenzia di investigazioni private Buchanan's, assunta dalla famiglia di Heather (di cui non c'è traccia nel film), e la polizia - delle indagini sulla scomparsa degli studenti intraprese, abbandonate, poi riaperte dopo il ritrovamento nel 1995 delle pellicole filmate, quindi chiuse di nuovo senza risultati di rilievo nel 1997.
Prendere o lasciare: dal film ci si può lasciare coinvolgere (e spaventare) se lo si assume come pezzo di un insieme in cui almeno il sito Internet e il fumetto hanno un ruolo indispensabile, o si può concludere che è un tentativo rozzo e noioso in cui per quasi un'ora non succede letteralmente nulla. Chi ama il film, ne apprezzerà la tecnica: agli attori sono state date delle cineprese e delle istruzioni di massima, quindi tutto è stato improvvisato (molti dei passanti intervistati a Burkittsville sono veri passanti, e i tre attori non sapevano che cosa avrebbero trovato nel bosco, se sarebbero stati attaccati di notte e se e chi di loro sarebbe "scomparso"). Il dialogo è quindi improvvisato, anche se il percorso era stato predisposto dai registi (che sorvegliavano gli attori senza che questi li vedessero) in modo che i tre protagonisti trovassero quello che dovevano trovare. Sembra che anche la mancanza di cibo e il nervosismo siano in qualche modo "reali".
La sfida dei giovani registi non è stata solo quella di produrre un film a costo irrisorio, ma di entrare nell'affollato mercato dell'horror senza effetti speciali e senza sangue o morti ammazzati visibili sulla scena. Gli specialisti di stregoneria hanno lamentato l'immagine convenzionale della strega, che attira e uccide ragazzi piccoli e grandi come in una favola antica. Non si può che convenirne: nonostante anni di campagne del movimento della Wicca neo-pagana (assai più diffuso e "politicamente corretto" negli Stati Uniti che in Europa) per convincere che "strega è bello", l'immagine della strega crea ancora paura, non simpatia. I simboli esoterici occasionalmente utilizzati non affascinano, ma spaventano - eppure ci si appassiona al loro significato (dunque, forse, affascinano e spaventano insieme). Comunque sia, esoterismo e stregoneria rimangono sullo sfondo delle ansie di fine Millennio. Tanto che molti spettatori, soprattutto giovani, rimangono convinti - sordi a tutte le smentite - che la strega esista davvero, che le leggende abbiano una rigorosa base storica, e che sostenere che è tutta finzione cinematografica faccia parte di un qualche complotto governativo. Per una generazione cresciuta a X-Files questo non è difficile da credere. Si può obiettare che i tre ragazzi "scomparsi" sono vivi e si può perfino intervistarli, magari passando dai loro agenti e avvocati ora che sono stati baciati dal successo. Non è certo un argomento decisivo per gli appassionati di complotti (un'altra grande ossessione di fine Millennio). Saranno proprio loro? Chi ci assicura, per esempio, che l'affascinante Heather Donahue che tiene brillanti conferenze stampa e irrompe perfino sulle pagine di Femme Fatale sia la stessa Heather Donahue, bruttina e impacciata, del film?
Intervista a Heather Donahue, attrice protagonista del film The Blair Witch Project
«CHI L'HA DETTO CHE È UNA DONNA?»
di Massimo Introvigne (da «Avvenire», 16 settembre 1999)
"New York Times" Describes Wicca as Booming Among Teenagers.
A February 13, 2000 article cites popular culture, TV shows as influencing the phenomenon
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