Il ritorno dei giacobini: il rapporto della commissione parlamentare belga d'inchiesta sulle sette

di Massimo Introvigne

3. Le conclusioni e le proposte


Le conclusioni e le proposte del rapporto belga - nonostante gli sforzi, talora lodevoli, della commissione - non possono che risentire degli errori metodologici e della scelta selettiva del materiale in base al quale il fenomeno è stato ricostruito. La commissione belga, come quella francese, riconosce che è difficile definire la "setta" e la sua differenza dalla religione. Definisce tuttavia l'"organizzazione settaria nociva". Si tratterebbe di "un gruppo a vocazione filosofica o religiosa, o che si pretende tale, che nella sua organizzazione e nella sua pratica si dedica ad attività illegali nocive, nuoce agli individui o alla società o attenta alla dignità umana"35. Ci sarebbe poco da obiettare se questa definizione criminologica di "organizzazione settaria nociva" fosse ristretta alle "organizzazioni" che si dedicano sistematicamente ad attività illegali previste dal diritto penale esistente ed accertate dai tribunali. Tuttavia - attraverso l'introduzione accanto alle attività "illegali" di quelle "nocive agli individui e alla società" o che "attentano alla dignità umana" - la commissione non si limita ai crimini di diritto comune previsti dalle leggi in vigore. Accenna immediatamente a "pratiche nocive o illegali" nuove, per il momento non previste dalle leggi. La principale sarebbe "il ricorso alla manipolazione mentale"36 che, come nel rapporto francese del 1996, costituirebbe l'elemento unificante e il rimprovero comune che potrebbe essere mosso a gruppi pure diversissimi fra loro. Si ritorna così - nonostante il passaggio dalla "setta" alla "organizzazione settaria nociva" - alla definizione proposta alla commissione belga, nella sua testimonianza, dalla signora Janine Tavernier, presidente dell'associazione anti-sette francese UNADFI. Secondo la signora Tavernier una setta è "un gruppo nel quale c'è una manipolazione mentale e affettiva"37, definizione che ha almeno il pregio della chiarezza.

Come per il rapporto francese e per l'Audit del Cantone di Ginevra, la questione centrale per valutare le conclusioni del rapporto belga è dunque quella della "manipolazione mentale". Come si è accennato, le conclusioni del rapporto sul punto sono state redatte dal criminologo Johan Goethals. Egli afferma che nelle "organizzazioni settarie nocive" non si ritrova il "lavaggio del cervello" - che richiederebbe la presenza della "violenza fisica" - ma si ritrova la "manipolazione psicologica", la cui esistenza sarebbe provata dalle "dichiarazioni dei testimoni e dalle fonti scientifiche"38. Per quanto riguarda i testimoni, fra migliaia di ex-membri di nuovi movimenti religiosi - i quali, per la gran parte, non adottano un atteggiamento militante nei confronti dei gruppi che hanno lasciato - la commissione ne ha ascoltati una cinquantina. Quasi tutti si sono mostrati pronti a ripetere la vulgata anti-sette della "manipolazione mentale". La commissione non ha preso in esame alcuno studio di tipo quantitativo o statistico sull'universo degli ex-membri in generale. Nessun rappresentante della parte - largamente maggioritaria - della psichiatria accademica e non accademica internazionale che contesta il modello della "manipolazione mentale" è stato ascoltato. Tra le "fonti scientifiche", come abbiamo visto, il professor Johan Goethals confessa di essersi servito esclusivamente di tre testi, il cui carattere "scientifico" può essere messo in discussione e che costituiscono piuttosto esempi di discorso militante anti-sette. Da questi testi il criminologo belga risale alle tesi sulla "riforma del pensiero" del professor Robert Jay Lifton. Ignora tuttavia le discussioni che l'applicazione di queste tesi ai nuovi movimenti religiosi ha suscitato negli Stati Uniti e le posizioni oscillanti e ambigue dello stesso Robert Jay Lifton sulla possibilità di questa applicazione39. Evidentemente - se si ignora la letteratura psicologica e sociologica universitaria maggioritaria, che contesta il modello della "manipolazione mentale" e si propone un semplice riassunto di testi che emanano dagli attivisti anti-sette - i risultati non possono che essere unilaterali. Vengono anche presentati nel linguaggio di un razionalismo d'altri tempi, quando per esempio si afferma che uno dei "sintomi" che permettono di riconoscere la presenza di una "manipolazione mentale" sarebbe "la difficoltà di pensare in maniera razionale"40.


Mi astengo dal riprendere qui quanto ho sviluppato in altre sedi in tema di "manipolazione mentale"41. A chi conosce i miei scritti in materia sarà immediatamente chiaro come denunciare il mito della manipolazione mentale non significa favorire la creazione di un contro-mito secondo cui tutte le tecniche di persuasione utilizzate dai nuovi movimenti religiosi sarebbero "buone", accettabili e oneste. Al contrario vi sono tecniche di persuasione disoneste, per esempio fondate sull'uso di menzogne di fatto, forse non illecite sul piano strettamente giuridico ma che si ha il diritto e il dovere di denunciare. Vi sono tecniche che - fondate su forme di inganno del consumatore cui è proposto un "prodotto" di tipo spirituale (per esempio un corso o un seminario) - ricadono nell'ambito di applicazione del diritto civile e in particolare delle leggi che proteggono i consumatori. Non mancano tecniche - infine - illecite per il soggetto su cui si esercitano (minore o debole mentale) o per l'oggetto della persuasione (suicidio, omicidio, violenza carnale). In tutti questi casi il fatto che non ci si trovi in presenza di tecniche presunte "magiche" o irresistibili di lavaggio del cervello o di "manipolazione mentale" non esclude la presenza di attività di persuasione disoneste o, a vario grado, illecite. Più in generale, il modello della "manipolazione mentale" è, ancora una volta, di tipo relativista. Una volta eliminate le scelte sgradevoli come pseudo-scelte non libere, che non deriverebbero veramente dalla volontà dell'individuo, si può agevolmente concludere che tutte le vere scelte sono ugualmente buone. Negare lo stereotipo della "manipolazione mentale" e ritenere che le scelte di chi aderisce a un nuovo movimento religioso siano in gran parte libere (naturalmente le scelte assolutamente libere non fanno parte dell'esperienza umana) non significa chiudere il dibattito, ma aprirlo. Non tutte le scelte libere sono buone, e le scelte non si dividono soltanto in libere e non libere, ma anche - sul piano etico - in buone e cattive42.

Le osservazioni sui singoli movimenti religiosi presi in esame sono largamente dominate dallo stereotipo della manipolazione mentale, e dall'idea secondo cui le testimonianze degli ex-membri ostili sono una fonte privilegiata di informazioni, per definizione affidabile. Il rapporto si presenta, da questo punto di vista, in modo ambiguo. Riporta le testimonianze di alcuni ex-membri che hanno accettato di essere identificati con il loro nome, mentre per quaranta movimenti è la commissione a proporre una sua sintesi degli "elementi di informazione" ricavati dalle audizioni a porte chiuse. Si può immaginare che si tratti qui di affermazioni di testimoni di cui la commissione si limita a prendere atto, senza necessariamente condividerle. Se tuttavia si legge la quinta parte del rapporto - dedicata all'analisi del fenomeno delle "sette" e della sua "pericolosità evolutiva" - ci si accorge che, con rare e occasionali riserve, le affermazioni dei testimoni, spesso di un solo testimone per ogni movimento, vengono senz'altro presentate come se si trattasse di fatti stabiliti. Sarebbe veramente troppo lungo elencare gli errori di fatto nelle sintesi di "elementi di informazione" preparate dalla commissione. In via generale si può rilevare che espressioni come "lavaggio del cervello" o "manipolazione mentale" sono utilizzate da numerosi testimoni come se si trattasse di mantra. E' sufficiente pronunciarle perché magicamente un'associazione o movimento sia classificata come "organizzazione settaria nociva", e non sia più necessario dare troppe spiegazioni. Una parola "magica" simile è "guru", che è usata veramente a sproposito per definire, per esempio, i pastori pentecostali delle Assemblee di Dio (di cui una testimone afferma sbrigativamente che "questa setta presenta delle somiglianze con i Testimoni di Geova") e di una comunità pentecostale che ne costituisce uno scisma, l'Action Evangélique de Pentecôte43. Sulle comunità pentecostali in genere la commissione afferma che si caratterizzano per "il ruolo centrale della festa di Pentecoste" e che "si interessano particolarmente agli intellettuali", osservazioni la cui pertinenza sarà senza dubbio apprezzata da qualunque specialista del pentecostalismo. Un esempio particolarmente significativo dell'uso di parole "magiche" come "setta", "manipolazione mentale", "distruzione della personalità", "lavaggio del cervello" emerge dalla sintesi che la commissione propone delle testimonianze sull'Oeuvre, presentate dal sacerdote Rick Devillé. Sono dodici pagine di una autentica requisitoria. Se ne conclude che "l'Oeuvre non ha in realtà niente a che vedere con la Chiesa cattolica né con la sua missione"44. E' una conclusione su cui ci si è guardati bene dal richiedere un parere delle istanze ufficiali della Chiesa cattolica, che pure dovrebbero avere una parola da dire su quali comunità ne fanno ovvero non ne fanno parte.

Resistendo alla tentazione di elencare tutti gli errori del rapporto, vale però la pena di segnalarne alcuni particolarmente paradossali o francamente ridicoli. Secondo il rapporto nella Chiesa di Cristo di Bruxelles, che fa parte delle International Churches of Christ, "gli adepti che intrattengono buone relazioni con la loro famiglia sono colpevolizzati"45. L'affermazione è ridicola se è intesa in senso generale (e non riferita alle sole famiglie che eventualmente manifestano ostilità al gruppo) se solo si riflette sull'insistenza della International Churches of Christ sui valori familiari. I Bahà'ì sarebbero "prima di tutto un gruppo di interessi finanziari e politici che, come la Scientologia, si propone un nuovo ordine mondiale, una nuova nazione con un solo padrone"46, affermazione che veramente si commenta da sola. Sûkyô Mahikari, "una delle organizzazioni settarie più pericolose nel nostro paese", sarebbe "un gruppo di estrema destra, che fa riferimento a simboli come la croce uncinata" e avrebbe "come obiettivo principale la raccolta di denaro"47. Se la seconda affermazione è meramente caricaturale, la prima sembra ignorare che l'uso della svastica come simbolo religioso in Oriente risale ad almeno duemila anni prima della fondazione del partito nazionalsocialista. Presso i testimoni di Geova, che evidentemente preferiscono avere dei figli maschi, "le bambine sono sistematicamente svalutate nelle relazioni con i membri maschi della famiglia; sono picchiate e sottoposte a una violenza fisica continua"48. Questa affermazione gravissima (e falsa) è riportata nella sintesi delle deposizioni dei testimoni senza cercare nessun riscontro o elemento di prova.


Da ultimo, si deve obbligatoriamente - e purtroppo - citare il quadro che sulla base di un testimone la commissione propone della comunità Satmar (di cui preferisce la grafia Szatmar), che fa parte dell'ebraismo hassidico. Questo gruppo, diffuso ad Anversa, "vicino agli ambienti dell'industria del diamante" con un "impatto economico considerevole", avrebbe "rapporti piuttosto difficili con la giustizia" in quanto applicherebbe il "principio secondo il quale non si denuncia un ebreo - anche criminale - a un non ebreo". Negli Stati Uniti, i giudici "lascerebbero passare certe cose per paura di vedere questo blocco elettorale [Satmar] rivolgersi contro di loro al momento del rinnovo del loro mandato". "Infine casi di rapimento di bambini che sono poi nascosti in seno alle ramificazioni internazionali della corrente non costituirebbero delle pratiche isolate"49. Contrariamente a quello che pensa la commissione belga, la comunità Satmar è stata largamente studiata dagli specialisti, particolarmente - ma non esclusivamente - negli Stati Uniti50. Si tratta certamente di un gruppo cosciente della sua "diversità" rispetto alla società circostante, e anche ad altre correnti dell'ebraismo (si oppone, per esempio, all'attuale Stato di Israele e al sionismo). I Satmar sono diventati un simbolo delle minacce che le minoranze religiose corrono soprattutto nel delicato settore della libertà d'educazione quando nel 1994 la Corte Suprema degli Stati Uniti (dove prevale da anni una maggioranza laicista), con la sentenza Kiryas Joel, ha dichiarato incostituzionale una norma dello Stato di New York. La norma aveva creato un distretto scolastico speciale per permettere ai bambini Satmar (in particolare quelli handicappati) di essere educati nell'ambito della loro comunità senza essere obbligati a frequentare scuole statali estranee alla loro cultura51. La sentenza è stata pronunciata nonostante il "furioso dissenso" di tre giudici della Corte Suprema - il presidente William Rehnquist, Clarence Thomas e Antonin Scalia - ed è stata oggetto di vivaci critiche anche in ambienti cattolici52. La vicenda ha fatto dei Satmar un simbolo delle battaglie per la libertà religiosa e di educazione. E' forse con riferimento a queste battaglie che la commissione belga accusa i Satmar di gestire "scuole chiuse, spesso illegali, nella misura in cui il programma scolastico che seguono non corrisponde alle prescrizioni"53. Peraltro la sentenza Kiryas Joel non accusa le scuole Satmar di nessuna "illegalità". I rilievi contro i Satmar riportati dalla commissione belga sono spesso semplici calunnie, del resto comuni nella propaganda contro le comunità hassidiche e qualche volta, più semplicemente, nella propaganda antisemita. L'accusa secondo cui i Satmar si dedicherebbero al "rapimento di bambini" che sarebbero poi "nascosti in seno alle ramificazioni internazionali della [loro] corrente" è di quest'ultimo tipo, e sembra uscire direttamente dalle officine ideologiche della peggiore propaganda antisemita. E' anche ridicola, dal momento che nell'ebraismo ultra-ortodosso le conversioni sono considerate sostanzialmente impossibili. Può fare parte della comunità soltanto chi è nato da madre ebrea: non si vede quindi l'interesse al rapimento dei bambini, a meno che si voglia insinuare che non si tratti di integrarli nella comunità ma di utilizzarli per scopi più sinistri. In ogni caso è semplicemente scandaloso che una commissione che si preoccupa spesso di denunciare l'"estrema destra" e i suoi veri o presunti collegamenti con le "sette" riporti senza battere ciglio affermazioni incredibili che si possono leggere, più o meno negli stessi termini, negli opuscoli di propaganda del dottor Joseph Goebbels.

Le "conclusioni e raccomandazioni" della commissione occupano soltanto diciannove pagine su quasi settecento del rapporto54, e sono singolarmente scarne. Se ne potrebbe concludere che la montagna ha partorito un topolino: ma il topolino è capace di mordere e di fare male. La commissione sottolinea, certo, "la necessità di una informazione del pubblico e dei giovani in particolare"55 e la "creazione di un osservatorio delle sette, centro indipendente, pluralista e pluridisciplinare, che raggruppi persone competenti in questo campo"56. Si tratta di conclusioni che si possono in astratto condividere. Si sarebbe tentati di applaudirle, se l'esperienza francese non costituisse un precedente sospetto. In Francia l'"informazione del pubblico e dei giovani" è stata affidata, in concreto, dal Ministero della Gioventù e dello Sport non a esperti indipendenti ma alle associazioni anti-sette. Nell'osservatorio creato in Francia gli unici "esperti" sono il dottor Jean-Marie Abgrall e il generale Jean-Pierre Morin (noto per la proposta, considerata estrema anche negli stessi ambienti anti-sette, di creare un crimine di "violenza psichica" in analogia alla violenza carnale). I cattivi pensieri su chi potrebbe essere in concreto chiamato a gestire l'informazione e l'osservazione non sembrano ingiustificati, se si considera che "la commissione domanda al governo di fare iscrivere nell'ordine del giorno del consiglio dei ministri della Giustizia dell'Unione Europea la questione della sovvenzione alla Federazione europea dei centri di ricerca e di informazione sul settarismo (FECRIS)"57, federazione che ha sede presso l'UNADFI francese e che riunisce le associazioni anti-sette più militanti dei vari paesi europei.

Per quanto riguarda l'introduzione di nuove disposizioni di legge, la commissione propone varie disposizioni penali "specifiche" e una "generale"58. Per quanto riguarda le disposizioni specifiche, si propone di incriminare la "provocazione attiva al suicidio"59, proposta condivisibile che colma quella che sembra essere una lacuna specifica del diritto belga. Si propone pure di riprendere dal codice penale francese le norme sull'"abuso della situazione di debolezza". A proposito di queste norme, tuttavia, si introducono dei commenti ambigui che lasciano supporre il proposito di estendere il campo di applicazione di queste norme anche a coloro che non sono minorenni né deboli mentali60. Particolarmente grave - e si tratta della proposta più significativa del rapporto - è la norma generale, che ho riportato in apertura di questo studio. Vuole punire con una pena di reclusione fino a cinque anni o con un'ammenda da determinare coloro che attentino ai diritti fondamentali di un individuo non solo attraverso "vie di fatto, violenza o minacce" ma, come ho accennato, anche attraverso "manovre di costrizione psicologica". Questi attentati ai diritti dell'individuo potrebbero essere messi in atto non solo "facendogli credere di esporre a un danno la sua persona, la sua famiglia, i suoi beni o il suo impiego" ma anche - e soprattutto - "abusando della sua credulità per persuaderlo dell'esistenza di false entità, di un potere immaginario o di futuri avvenimenti chimerici"61.

Il dibattito in Belgio si è concentrato in gran parte su quest'ultima proposta che, secondo giuristi belgi, non ha nessuna possibilità di essere tradotta in legge e urta contro obiezioni insormontabili di carattere costituzionale - e soprattutto sulla lista di 189 nomi che accompagna il rapporto62. Questa lista è presentata come una semplice "enumerazione" di movimenti segnalati come possibili "sette" dalla "gendarmeria, polizia giudiziaria, sicurezza dello Stato, servizio generale di informazioni e della sicurezza, tribunali" o da testimoni interrogati dalla commissione. Quest'ultima dichiara di non assumere alcuna responsabilità sul fatto che ciascuno dei movimenti elencati "sia una setta e, a fortiori, che sia pericoloso"63. Nonostante queste cautele l'inclusione di cinque realtà che fanno senza dubbio parte della Chiesa cattolica e di organizzazioni del buddhismo e del protestantesimo maggioritario hanno suscitato una vivace polemica anche internazionale64. Hanno rischiato di provocare una spaccatura all'interno della stessa maggioranza che sostiene il governo belga, e hanno condotto - su iniziativa del primo ministro - a una soluzione di compromesso per cui il parlamento ha votato il rapporto, approvandolo, ma non ha votato la lista65. Si tratta di un primo segnale politico che mostra come i parlamenti e le forze politiche non siano disponibili a lasciarsi completamente guidare dai movimenti anti-sette. Peraltro il danno è fatto, in quanto la lista, largamente diffusa dalla stampa belga, sarà certamente alle origini (come è avvenuto per l'analoga "lista nera" francese) di discriminazioni odiose. Del resto molte delle accuse riportate nella lista a margine dei nomi delle organizzazioni citate si ritrovano, negli stessi termini, nel corpo del rapporto. A proposito del testo completo mi permetto di chiedere quanti dei parlamentari che lo hanno votato hanno avuto il tempo di leggerlo nella sua massiccia integralità.

Rimane comunque la sensazione che i movimenti e gli ambienti anti-sette che hanno largamente ispirato il rapporto belga abbiano, questa volta, esagerato. Vengono in mente il proverbio secondo cui "non tutto il male viene per nuocere", e l'altro - forse ancora più pertinente al tema - secondo cui "il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi". Le reazioni negative sono state, infatti molte, e fra queste si segnala la tempestiva e puntuale presa di posizione della Conferenza episcopale cattolica belga66. Queste reazioni negative possono costituire un buon punto di partenza per chiedersi - dopo le esperienze in Francia e in Belgio - se le commissioni parlamentari siano davvero il luogo più opportuno per affrontare un problema così delicato. All'interno o all'esterno di commissioni, si potrà forse aprire un dibattito più serio, pacato e sereno sulla questione dei nuovi movimenti religiosi. Quanto al mondo cattolico, può certo lamentare la ferita che gli è stata inferta denunciando come "sette" realtà che ne fanno parte a pieno titolo come il Rinnovamento Carismatico, l'Opus Dei o l'Oeuvre. Farà bene a interrogarsi anche sulle vere ragioni dell'autentico accanimento con cui l'Oeuvre, in particolare, è stata attaccata dalla commissione. Il rapporto belga costituisce, peraltro, l'ennesima conferma del fatto che non è più sufficiente, difendendo realtà cattoliche ingiustamente attaccate, affermare che non si tratta di "sette". Accettare la nozione di "setta" proposta dai movimenti anti-sette (e sostanzialmente ribadita dalla commissione), fondata sull'elemento invisibile e inafferrabile della "manipolazione mentale", e sostenere che questa nozione è in sé giusta, ma male applicata a questa o quell'altra realtà del mondo cattolico, costituisce una difesa debole, inadeguata e ultimamente perdente. Si tratta, invece, di denunciare le nozioni di "setta" e di "manipolazione mentale" come intrinsecamente equivoche, non scientifiche e mistificatorie. Come mi sono sforzato di mostrare - contrariamente a quanto sembra temere la commissione belga - questa denuncia non darà "carta bianca" ai nuovi movimenti religiosi eventualmente intenzionati a commettere reati di diritto comune. Al contrario - eliminando dal dibattito, e anche dalle aule giudiziarie, nozioni fumose e poco precise, che si prestano a discussioni interminabili - renderà la lotta contro quella minoranza di nuovi movimenti religiosi che commette in effetti reati sanzionati dal diritto comune non meno, ma più efficace.



Massimo Introvigne





35

Chambre des Représentants de Belgique, Enquête parlementaire..., cit., vol. II, p. 100.

36

Ibid.

37

Ibid., vol. I, p. 138.

38

Ibid., vol. II, pp. 143-144.

39

Cfr. sul punto, anche per l'ampia bibliografia, James Richardson, Une critique des accusations de "lavage de cerveau" portées à l'encontre des nouveaux mouvements religieux: questions d'éthique et de preuve, in M. Introvigne - J.G. Melton (a cura di), Pour en finir avec les sectes. Le débat sur le rapport de la commission parlementaire, cit., pp. 85-97.

40

Chambre des Représentants de Belgique, Enquête parlementaire..., cit., vol. II, p. 154.

41

Cfr. il mio Rapport de synthèse al congresso organizzato dal CESNUR France (Centre d'Études sur les Nouvelles Religions) sul tema La notion de manipulations mentalse, Parigi, 25 aprile 1997, che si può leggere sul sito Internet del CESNUR (http://web.tin.it/cesnur/__org).

42

Cfr. sul punto - con riferimento specifico ai nuovi movimenti religiosi - l'opera di due noti specialisti protestanti, Irving Hexham e Karla Poewe, New Religions as Global Cultures. Making the Human Sacred,Westview Press, Colorado City - Oxford 1997. Scrivono i due specialisti canadesi: "Rifiutiamo la nozione di lavaggio del cervello perché è fondata su una nozione dell'essere umano che nega la scelta e la responsabilità. La nozione del lavaggio del cervello è da un lato anticristiana, dall'altra contraria a tutta la tradizione occidentale filosofica, politica e sociale" (ibid., p. 10).

43

Chambre des Représentants de Belgique, Enquête parlementaire..., cit., vol. I, pp. 155-156.

44

Ibid., vol. I, p. 164.

45

Ibid., vol. I, p. 316.

46

Ibid., vol. I, p. 332.

47

Ibid., vol. I, p. 353, p. 356.

48

Ibid., vol. I, p. 360.

49

Ibid., vol. I, pp. 358-359.

50

Cfr. sul punto Israel Rubin, Satmar. Two Generations of an Urban Island, 2a ed., Peter Lang, New York 1997; Jerome R. Mintz - Maud B. Weiss, The Challenge of Piety. Satmar Hasidim in New York, DAP, New York 1995.

51

Kiryas Joel v. Grumet, 93-517, 93-527, 93-539 USSC, 27 giugno 1994.


52

L'espressione "furioso dissenso" è di William Bentley Ball, nella tavola rotonda The Church-State Game.A Symposium on Kiryas Joel ospitata dalla rivista cattolica First Things, n. 47, novembre 1994, pp. 36-42 (p. 37).


53

Chambre des Représentants de Belgique, Enquête parlementaire..., cit., vol. I, p. 359.

54

Ibid., vol. II, pp. 208-227.

55

Ibid., vol. II, p. 222.

56

Ibid., vol. II, p. 226.

57

Ibid., vol. II, p. 222.

58

Ibid., vol. II, pp. 223-225.

59

Ibid., vol. II, p. 225.

60

Ibid., vol. II, p. 224.

61

Ibid., vol. II, p. 224.

62

Ibid., vol. II, pp. 228-273.

63

Ibid., vol. II, p. 227.

64

Cfr. per esempio Romano Dapas, L'Opus Dei nell'elenco delle sette, in Il Messaggero, 1-5-1997; e Orazio Petrosillo, "E' un'assurdutà antiscientifica", ibid. (che include pure un'intervista al sottoscritto).

65

Cfr. Martine Dubuisson, La Chambre sauve Wathelet et dénonce les sectes, in Le Soir, 9-5-1997.

66

Cfr. comunicato della Conferenza episcopale belga del 30 aprile 1997, dove i vescovi "manifestano il loro stupore di fronte al carattere vago del concetto di setta utilizzato nel rapporto" (Oui à la vigilance, mais à qui profite l'amalgame?, APIC, 30 aprile 1997).


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