LA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI CANCELLA IL RELIGIOUS FREEDOM RESTORATION ACT

(m.i.) Con sentenza del 25 giugno 1997 nel caso "City of Booerne v P. F. Flores, Archbishop of San Antonio, and United States" la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale il Religious Freedom Restoration Act, la legge votata dal Congresso nel 1993 che impone agli Stati e ai tribunali di applicare in materia di libertà religiosa il pincipio del "compelling interest" in luogo di quello - ritenuto meno atto a garantire la stessa libertà religiosa - dell'"ordine pubblico". Secondo il principio del "compelling interest" lo Stato può limitare la libertà religiosa dei cittadini solo quando ha un "interesse imperativo" a farlo, e sono in gioco valori cruciali, non semplicemente quando l'esercizio della libertà religiosa si pone in contrasto con l'"ordine pubblico", concetto vago che potrebbe riferirsi anche solo all'insieme delle leggi in vigore. La legge del 1993 faceva seguito a quella che molti consideravano una pericolosa deriva della Corte Suprema, dove sono vivi pregiudizi anti-religiosi, dal "compelling interest" verso l'"ordine pubblico". Questa deriva era sembrata particolarmente evidente nella sentenza della Corte Suprema "Smith", del 1990, che aveva dato origine al movimento di opinione che ha portato al Religious Freedom Restoration Act. Ora la stessa Corte Suprema elimina il Religious Freedom Restoration Act dichiarandolo incostituzionale, partendo da un caso a cui era stato applicato a favore della Chiesa cattolica, a cui era stata rifiutata l'autorizzazione ad ampliare una chiesa a San Antonio, nel Texas, per motivi paesaggistici che secondo i giudici di merito non configuravano un "interesse imperativo" dello Stato. E' peraltro interessante notare che il giudice Kennedy, autore del testo della sentenza del 24 giugno 1997, osserva che la sentenza "Smith" secondo lui non rinnega il principio del "compelling interest" e che questo principio potrà continuare ad essere applicato in futuro.