CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne

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La Messa è finita? Pratica cattolica e minoranze religiose nella Sicilia Centrale

Recensione di G. Esposito (La Civiltà Cattolica, anno 163, quaderno 3891-3892, 4-18 agosto 2012, pp. 330-332)

Introvigne è sociologo e storico delle religioni, fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni; Zoccatelli, vicedirettore del CESNUR, è autore di numerosi libri e articoli su riviste scientifiche in materia di religiosità contemporanea. Duplice l’intento della loro ricerca sociologica. Da una parte, indagare la frequenza dei cattolici ai riti religiosi, soprattutto Messa e comunione. Dall’altra, documentare le forme del pluralismo religioso nel territorio. Gli AA. hanno scelto come territorio “ideale” d’indagine la diocesi di Piazza Armerina, nella Sicilia centrale, che comprende Comuni più grandi come Enna e Gela, e paesi più piccoli. Va tenuto conto di un dato preliminare: nelle indagini di questo tipo, condotte mediante sondaggi, rimane sempre un dubbio: c’è reale corrispondenza fra partecipazione religiosa dichiarata e partecipazione effettiva? In pratica, quanti di coloro che affermano di andare a Messa ci vanno poi davvero?

Coloro che dichiarano una pratica religiosa – cattolica e non – almeno mensile, sono il 51,4%, mentre si dichiara cattolico il 92,2% degli intervistati. Soltanto il 3,3% degli intervistati si dichiara non credente. È anche il caso di sottolineare che il 70,8% di coloro che partecipano alla Messa si accostano anche alla comunione. Il 17,2% dichiara di accostarsi alla comunione ogni settimana, a cui va aggiunto il 6,4% che dichiara di andare a Messa più volte alla settimana e il 3,7% di accostarsi alla comunione più volte durante la settimana. Per quanto riguarda il “precetto pasquale”, dall’indagine emerge che il 71,1% lo osserva per la comunione e il 56,7% per la confessione. A costoro si aggiunge un 10,9% che dichiara di confessarsi a distanza di anni. E c’è una maggioranza femminile nella frequenza alla Messa e nell’accostarsi alla comunione.

Il dato generale più rilevante è il seguente: coloro che dichiarano di avere una pratica settimanale o anche più frequente – non solo cattolica – sono il 33,6%. I frequentatori rilevati di Messe cattoliche, invece, sono il 18,5%. C’è differenza, quindi, fra partecipazione dichiarata e partecipazione effettiva. Ma, per gli AA., sarebbe improprio definire “falsa” la prima e “vera” la seconda.

Secondo gli AA., chi dichiara di partecipare alla Messa esprime comunque una identificazione religiosa ben definita, di cui si deve tenere conto. L’interpretazione dei dati, allora, deve essere più rispettosa della complessità. L’immagine più adeguata potrebbe essere quella dei cerchi concentrici: dai dominicantes – come i vescovi polacchi definiscono le persone contate nelle “domeniche delle statistiche” – ai “praticanti dichiarati”, che si definiscono tali nelle indagini a campione, e da questi a quel 92,2% che si dichiara comunque cattolico.

La seconda parte della ricerca, “Forme del pluralismo religioso nella Sicilia centrale”, getta luce anche su un’altra importante realtà: la presenza di significative minoranze religiose e di credenze di vario tipo, pari a circa il 3,5%. C’è innanzitutto una certa presenza musulmana. C’è una variegata ed estesa realtà protestante, soprattutto nella sua forma pentecostale. C’è la Tavola Valdese. Ci sono gli Ortodossi; i Testimoni di Geova; i buddisti; gli induisti. Ma occorre citare anche i Bahá’ì; l’Associazione Reiki Amore Universale; la Chiesa di Scientology.

Il testo si presenta come un classico lavoro di sociologia religiosa, con tavole statistiche, grafici, dati suddivisi per singoli territori, possibili interpretazioni. Si tratta, quindi, di un testo a prima vista non molto attraente, che richiede la giusta motivazione alla lettura. Ma è sicuramente un libro con cui i cultori di tematiche religiose farebbero bene a confrontarsi. Le sue conclusioni, inoltre, dovrebbero interessare coloro che, nella Chiesa, si chiedono quale sia la situazione della fede nel nostro Paese, e quanti siano i cattolici. La ricerca sembra confermare l’immagine ormai nota dei cerchi concentrici, che comprendono una più vasta “comunità battesimale” e una più ristretta “comunità eucaristica”.