CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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In un film di tanti anni fa Sherlock Holmes, informato del fatto che la nebbia impedisce la navigazione sulla Manica, osserva che «il continente è rimasto isolato»... Dall’altra parte della Manica Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo, è convinto che a rimanere isolata sia stata l’Inghilterra. Questa rivalità anglo-francese è ancora al centro dell’ultima fatica di Maurice Leblanc (1864-1941), prima che l’emorragia cerebrale gli impedisse di continuare a scrivere.
È Le dernier amour d’Arsène Lupin, scritto nel 1937, riscoperto miracolosamente da una nipote tra le carte del romanziere e ora pubblicato da Balland (Parigi). Leblanc aveva già messo in scena l’epica sfida fra Lupin e Holmes, chiamato «Herlock Sholmès» per non violare i diritti d’autore del suo creatore sir Arthur Conan Doyle (1859-1930). Non solo Arsenio è un ladro, sia pure gentiluomo, e Sherlock un investigatore, ma i due rappresentano due diverse visioni del mondo.
Entrambi – come i loro autori – sono lontani dal cristianesimo. Ma lo spiritista Conan Doyle ha creato un detective che, nei momenti di estremo pericolo, manifesta un sentimento religioso di comunione con l’universo. Mentre il Lupin del laico Leblanc pensa semmai alla Francia e alla République. E anche – da buon francese – all’amour e alle belle donne, mentre Holmes è piuttosto misogino. Il Dernier amour è rimasto alla prima stesura ma non è un romanzo incompiuto.
La trama corre, fino alla fine. Semmai Leblanc non ha potuto controllare che le date nel romanzo siano coerenti con un’ideale biografia di Lupin. Così, ritroviamo il ladro gentiluomo nel 1921 all’età di quarant’anni a Parigi, il che non quadra con altri romanzi che lo fanno nascere intorno al 1874 e nel 1921 lo collocano altrove. Ma forse questo non è poi tanto importante. La storia è godibile, anche se la scrittura risente del fatto che si tratta appunto di una prima stesura non corretta.
E nel libro c’è lo spirito di Lupin come emerge dai testi di Leblanc, non sempre ripresi con fedeltà dal cinema e dalla televisione, che ci hanno dato dei Lupin più «leggeri», come quello memorabile e popolare – ma lontano dai romanzi – interpretato da Georges Descrières. Il Lupin light televisivo non ha infatti il nazionalismo francese, la passione repubblicana, l’impegno sociale che si ritrovano nei racconti di Leblanc.
E che nel Dernier amour sono, semmai, più accentuati. Lupin vive nella Zone, una desolata periferia di Parigi, dove cerca di aiutare ragazzi figli della miseria e della delinquenza. Non ricorre tanto all’istruzione ma a una sorta di disciplina sportiva e militare. I ragazzi – e le ragazze – lo conoscono come Capitan Cocorico. La polizia sa che è Lupin, che per i tanti servigi resi alla Francia è però ormai protetto e invulnerabile. E Lupin sta per renderne un altro.
I servizi segreti inglesi sono a caccia di un libro dove Giovanna d’Arco (1412-1431) ha consegnato ai posteri riflessioni poco lusinghiere sul carattere e la politica britannica. Fingendo di essere uno degli azzimati corteggiatori della bellissima Cora de Lerne, lo stesso capo dei servizi segreti inglesi cerca d’impadronirsi del volume. Ma ha fatto i conti senza Lupin, che salva il libro e anche Cora, promessa sposa a un erede al trono d’Inghilterra. Cora, tuttavia, rinuncia alla corona. Ama Lupin, e lo stesso ladro gentiluomo confessa di avere trovato per la prima volta un amore vero, per cui è pronto a rinunciare alla sua vita avventurosa e perfino alle favolose ricchezze, che devolverà a un fondo per la pace universale.
Mentre Conan Doyle aveva finito per arruolare Sherlock Holmes al servizio della politica imperiale britannica, l’ultima fatica di Leblanc ci presenta un Lupin pacifista, internazionalista e – se non proprio socialista – almeno ampiamente sociale. Ma sia la Francia di Leblanc sia l’Inghilterra di Conan Doyle, con i loro ingenui ottimismi sulla pace prossima ventura, sarebbero state ben presto travolte dalla tragedia della Seconda guerra mondiale.