CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Con una Lettera pastorale sulla libertà di coscienza e di religione (http://tinyurl.com/c4v97h6 per il testo francese), datata Aprile 2012, i vescovi del Canada denunciano che le violazioni della libertà religiosa, in particolare dei cristiani, drammatiche in tutto il mondo, sono all'ordine del giorno anche nel loro Paese.
Il nostro decennio sarà ricordato come quello in cui la Chiesa Cattolica ha dovuto levare la sua voce per difendersi da attacchi alla libertà religiosa non solo in Africa e in Asia, ma anche in Occidente. Gli Stati Uniti – un Paese un tempo lodato dalla Chiesa, ancora durante la visita pastorale di Benedetto XVI nel 2008, per l'attenzione alla libertà religiosa – con l'amministrazione Obama hanno iniziato uno scontro senza precedenti con la Chiesa Cattolica, e i vescovi hanno dovuto reagire con ripetuti documenti di denuncia che rappresentano il momento di massima tensione fra i cattolici americani e il governo nell'intera storia statunitense.
Lo stesso avviene ora anche in Canada. I vescovi – dopo avere offerto un riassunto del Magistero in materia di libertà religiosa – denunciano in particolare:
- "ordini dei medici che impongono ai medici che non intendono praticare l'aborto di fissare al paziente che lo richiede un appuntamento con un collega disposto a praticarlo";
- "farmacisti che non desiderano farlo costretti a vendere contraccettivi o pillole del giorno dopo";
- "in quattro Province (Colombia Britannica, Manitoba, Terranova, Saskatchewan) gli ufficiali di stato civile devono celebrare i matrimoni omosessuali oppure dimettersi dalle loro cariche pubbliche";
- "le leggi antidiscriminazioni" – cioè, in concreto, la legge contro l'omofobia – sono usate per "violare la libertà religiosa" e "creare nuovi 'diritti' individuali che prevalgono sul bene comune";
- in numerose località i simboli e le feste cristiane sono banditi dagli spazi e dalle scuole pubbliche, con il pretesto di non violare i diritti delle minoranze religiose ma in realtà seguendo l'ideologia di un "laicismo radicale".
Giustamente, i vescovi fanno notare che la discriminazione nasce dall'intolleranza, dalla "derisione culturale sistematica" delle credenze religiose, del cristianesimo e della Chiesa Cattolica nei media, nella letteratura e nell'arte.
L'analisi, affermano i presuli, non è sufficiente. Occorre che i cattolici mettano in atto una reazione "vigorosa" in campo culturale e politico. Ma, fino a quando non riusciranno a cambiare le leggi, i cattolici dovranno anche ricordare che alle leggi ingiuste non solo si può, ma si deve – sotto pena di peccato grave – disobbedire, "pronti a subire le conseguenze che comporta la fedeltà a Cristo", che si tratti della perdita del posto di lavoro o anche della persecuzione e del carcere.
A tutti, nell'anno che ricorda i vent'anni del Catechismo della Chiesa Cattolica, i vescovi canadesi indicano la norma certa contenuta nel n. 2242 di tale Catechismo: «Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d'obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. "Rendete [...] a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22,21). "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29)».