CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Fra le molteplici iniziative ufficiali promosse, la Chiesa cattolica è impegnata nel progetto denominato “Cortile dei Gentili”, volto ad instaurare un dialogo con i non credenti disposti a un ascolto magari da lontano, ma interessato del Vangelo. «Penso che la Chiesa – così Benedetto XVI – dovrebbe anche oggi aprire una sorta di cortile dei gentili dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto».
Queste parole, rivolte dal Papa alla Curia romana in occasione degli auguri natalizi del 2009, hanno sollecitato il Pontificio Consiglio della Cultura – presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi – a dare il via al progetto dedicato all’instaurazione di un serio dialogo tra credenti e agnostici o atei. L’immagine del «cortile» evoca la ricerca di interlocutori, cioè di non credenti disposti a porsi come quei «Gentili» – cioè quei non ebrei – che rispetto al Tempio di Gerusalemme rimanevano all’esterno, ma ne seguivano i riti con interesse.
Eppure, esistono anche i «Gentili senza cortile», cioè persone che si dichiarano atee, ostili o disinteressate alla religione. A questa categoria Massimo Introvigne e PierLuigi Zoccatelli – rispettivamente, direttore e vice-direttore del CESNUR –, con la collaborazione di Alberto Maira (coordinatore del CESNUR per la Sicilia) e Mihaela Ibanisteanu, hanno dedicato una ricerca, oggi confluita nel volume Gentili senza cortile. «Atei forti» e «atei deboli» nella Sicilia Centrale (Edizioni Lussografica – Caltanissetta 2012, pp. 61), con prefazione di monsignor Michele Pennisi, Vescovo di Piazza Armerina, che sarà presentato a Gela (Caltanisetta) sabato 16 giugno.
Ne emerge un quadro laddove innanzitutto si impone una distinzione fra due forme di ateismo: l’«ateismo forte» e l’«ateismo debole», tematica cui abbiamo già dedicato qualche attenzione a commento di una recente indagine dell’Università di Chicago.
Dalla ricerca emergono una serie di dati interessanti, in primis il fatto che nella Sicilia Centrale, gli «atei forti», in parte residuo dell’ateismo ideologico del ventesimo secolo e in parte di campagne anti-religiose più recenti, costituiscono il 2,4%; mentre è più diffuso (5,0%) l’«ateismo debole» di coloro che si dichiarano disimpegnati e disinteressati alla religione, pensando che la vita quotidiana – frenetica, spietata e che privilegia il lavoro e i rapporti sentimentali – non lasci spazio significativo per le tematiche religiose. Tuttavia, accanto a queste due categorie di atei ben un 63,4% di «lontani» continua comunque a dirsi «vagamente spirituale», religioso o addirittura cattolico, pur non avendo alcun rapporto con la religione istituzionale.
Lasciando agli interessati la lettura del volume (per informazioni e richieste di copie ci si potrà rivolgere direttamente ad Alberto Maira, del CESNUR – Sicilia: amaira@teletu.it), che offre ampli commenti e riflessioni circa i dati che emergono dalla ricerca, va notato come il quadro emergente dalla Sicilia Centrale – di per sé di interesse comunque almeno nazionale, in base ai metodi con cui la rilevazione è stata realizzata – è quello dell’«età secolare» descritta dal filosofo cattolico canadese Charles Taylor (cfr., in trad. it., L’età secolare, Feltrinelli, Milano 2009), dove l’opzione per un giovane che si affaccia alla vita adulta è quella di rimanere lontano dalle istituzioni religiose.
Le Chiese – e la Chiesa cattolica in particolare – possono ancora dire la loro in proposito?
Monsignor Pennisi accenna a una soluzione in conclusione della sua prefazione: «Non si tratta dunque di limitarsi a cercare valori comuni al ribasso, ma di suscitare e di tenere desta la ricerca attorno alla questione di Dio, sul quale nessuno è autorizzato a negare che ci si debbano porre domande e che si tratti di un caso serio. Soprattutto si tratta – per i cattolici – di rispondere alla sfida dell’ateismo contemporaneo impegnandosi nell’avventura di “una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede” [Benedetto XVI, Porta fidei. lettera apostolica in forma di Motu proprio, 11 ottobre 2011]».