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Field Notes. Spiriti, carisma e burocrazia al Vale do Amanhecer

di Massimo Introvigne

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Brasilia, giugno. Dopo molti anni di conoscenza tramite letture e resoconti di colleghi sociologi ho potuto finalmente visitare il Vale do Amanhecer, la Valle dell'Alba, forse la più grande comunità residenziale mondiale creata da un nuovo movimento religioso e una delle capitali mondiali dello spiritismo. In Europa lo spiritismo evoca foto in bianco e nero, riti condotti nella penombra da signore dei primi del Novecento e al massimo Giuseppe Garibaldi (1807-1882), che fu il primo presidente della Società Spiritica Italiana. Ma, se da noi è passato di moda, in Brasile lo spiritismo coinvolge diversi milioni di persone, rimane la religione delle élite influenzate dalla massoneria e di grandi masse popolari lontane dalla Chiesa, ed è un serio problema per i cattolici.

Il Vale do Amanhecer sorge a cinque chilometri da Planaltina, una delle città satelliti di Brasilia, a un'ora in automobile dalla capitale, ed è il centro dell'Ordem Espiritualista Cristã (Ordine Spiritualista Cristiano, OEC), oggi il più grande nuovo movimento religioso brasiliano con 500.000 membri e 680 templi nel Paese ibero-americano e qualche migliaio all'estero, con templi in Bolivia (2), Ecuador, Uruguay, Stati Uniti, Portogallo (2), Germania e Giappone. In Italia c'è un piccolo gruppo di seguaci, che dalla Campania frequenta il tempio tedesco. Il Vale ha una popolazione di ventimila abitanti: in grande maggioranza sono membri dell'OEC ma oggi ci sono anche minoranze cattoliche e protestanti pentecostali. Nella vicina Planaltina la maggioranza della popolazione è battezzata nella Chiesa Cattolica, ma ho contato durante la mia visita oltre trenta luoghi di culto pentecostali contro quattro cattolici; e fra coloro che frequentano le funzioni domenicali i protestanti secondo i sacerdoti locali superano di gran lunga i cattolici, il che avviene del resto in molte città brasiliane anche se non in tutte.

Neiva Chaves Zelaya (1925-1985), chiamata dai suoi seguaci Tia Neiva (Zia Neiva), nasce a Proprià (Sergipe) il 30 ottobre 1925 e riceve solo un'istruzione elementare. Rimasta vedova con quattro figli, inizia a lavorare come camionista - sembra sia stata anzi la prima donna camionista  in Brasile - e nel 1956 si trasferisce a Brasilia, dove fervono i lavori di costruzione di questa città completamente artificiale e anche il suo camion può trovare facilmente lavoro. Nel 1958 comincia a vedere gli spiriti. Neiva però è cattolica, e pensa a fenomeni diabolici, finché diventa amica di una medium, Dona Neném (di cui non ho trovato maggiori informazioni biografiche), che la inizia al mondo dello spiritismo brasiliano e la convince che l'entità che le parla è Pai Seta Branca (Padre Freccia Bianca), il potente spirito di un indio morto da secoli.
Neiva si dedica a tempo pieno allo spiritismo e nel 1959 insieme a Neném fonda l'União Espiritualista Seta Branca a Nucleo Bandeirante, una località vicina a Brasilia. I messaggi di Pai Seta Branca diventano rapidamente popolari perché hanno un elemento millenarista, e molte profezie millenariste accompagnano il sogno utopico della costruzione di Brasilia.

Lo spirito "ordina" ai suoi seguaci - un paio di centinaia - di andare a vivere in comunità nella Serra de Ouro, a ottanta chilometri da Brasilia. Qui però Neiva si ammala, e iniziano anche i contrasti con Neném, che oggi possiamo interpretare come lo scontro fra lo spiritismo brasiliano classico di Neném e il tentativo di Neiva di costruire un vero e proprio nuovo movimento religioso, con elementi decisamente originali. Le due donne si separano nel 1964: Neném si trasferisce con i seguaci a Goiânia, mentre Neiva fonda l'attuale OEC e tenta di costituire una nuova comunità a Taguatinga. Nel 1968, tuttavia, Neiva perde i diritti legali sul terreno di Taguatinga, e il gruppo si trasferisce nella zona di Planaltina, dando inizio alla costruzione dell'attuale Vale do Amanhecer.

Nel frattempo nel 1965 a Taguatinga Neiva ha incontrato Mário Sassi (1921-1994), un dirigente tanto dell'ufficio delle pubbliche relazioni dell'Università di Brasilia quanto della JOC, la Gioventù Operaia Cattolica, schierata all'epoca in Brasile su posizioni particolarmente progressiste. Sassi finisce per lasciare la moglie, una sociologa, i cinque figli e il lavoro per andare a vivere con Neiva al Vale. Un tipico intellettuale cittadino di sinistra, Sassi costituisce con Neiva una diarchia che comprende una guida carismatica e una burocratica, dove l'ex camionista riceve le visioni e l'ex dirigente cattolico le interpreta e ci costruisce intorno una complessa dottrina esoterica. Sassi è anche un eccellente organizzatore: si occupa di tutti gli aspetti pratici e porta l'OEC da qualche centinaio a diverse migliaia di membri quando Neiva muore il 15 novembre 1985.

Dopo la morte di Neiva l'Ordine è retto da un "trino", una direzione di tre membri di cui Sassi fa parte. Ben presto, però, sorgono contrasti fra Sassi e gli altri dirigenti - tutti familiari di Neiva - sulla questione se si debba ottenere dal governo il riconoscimento del Vale come comune. Questo riconoscimento offre diversi vantaggi - sarà il governo a garantire e pagare l'acqua, la luce, una scuola pubblica per i bambini - ma comporta l'apertura del Vale a chiunque voglia stabilirvisi, compresi i non membri dell'Ordine. Alla fine prevale l'opinione di chi chiede e ottiene il riconoscimento come comune. Sassi abbandona il Vale, cerca di costituire con scarso successo un movimento rivale e muore nel 1994. Gli abitanti del Vale non gli portano rancore: continuano a onorarlo come co-fondatore e il suo ritratto appare spesso nella cittadina accanto a quello di Neiva.

Il Vale come si presenta oggi è povero, anche se per gli standard brasiliani non è poverissimo. La maggioranza delle case è semplice ma non miserabile, e non ci sono favelas. La prima cosa che il visitatore nota è la straordinaria ricchezza degli abiti che evocano le feste religiose nell'America coloniale, gli zingari e perfino gli antichi romani o il Medioevo. Oltre a negozi che vendono la letteratura del movimento, oggetti religiosi e appunto gli abiti sacri, la cittadina ha due centri principali: il tempio e il vasto complesso della Estrela Candente (la "stella ardente", da non confondersi con la stella cadente che in portoghese suona "estrela cadente"), che si trova a poco più di un chilometro dal tempio. L'Estrela Candente è il principale centro delle attività interne del movimento, mentre i visitatori (chiamati "clienti") che vengono a cercare sollievo da mali fisici e morali sono principalmente ricevuti nel tempio.

Durante la mia visita all'Estrela Candente si sono svolti due rituali e ho potuto intervistare diversi membri del movimento, compreso uno dei leader. Benché conoscessi già dalla letteratura dell'Ordine le sue credenze e pratiche principali, queste mi sono state spiegate di nuovo e dall'inizio. I rituali dell'Estrela Candente sono chiamati "opera della disintegrazione", nel senso che le energie negative sono prima attirate e poi - beninteso, secondo il movimento - disintegrate, e gli spiriti vaganti sono convinti a lasciare le regioni troppo vicine alla Terra e ad andare in Cielo. L'Estrela Candente è un vasto complesso, costruito intorno a un lago artificiale che i fedeli hanno fatto sorgere deviando il locale torrente Coatis in forma di stella a sei punte. Tutto intorno vi sono grandi figure di cartone degli spiriti guida del movimento, croci, simboli, altari e ritratti dei fondatori, Sassi compreso.
I miei interlocutori insistono sull'importanza delle "esquifes", 108 grandi parallelepipedi accanto a ognuno dei quali sorge un cilindro, metà blu e metà gialli. Sarebbe proprio grazie alle "esquifes" di diversi colori che le energie negative sono prima attirate e poi disintegrate, e gli spiriti vaganti sono convinti a proseguire il loro viaggio verso la Luce.

Intorno al lago sorge pure una piccola piramide, che è aperta al pubblico con l'eccezione dei momenti in cui vi si svolgono rituali strettamente riservati agli adepti. Ai visitatori è offerto un "sale sacro" da mettere sulla punta della lingua, e all'interno della piramide vi sono numerosi ritratti di entità e anche figure storiche che vengono dallo spiritismo e dalla Teosofia. Un grande cartello vicino al lago ci ricorda che secondo Tia Neiva l'enigma dell'universo ora ha una risposta, il "doutrinador".

Prima di capire il senso di questa affermazione, torniamo brevemente ai ricchissimi vestiti sacri i quali, tra l'altro, costano abbastanza cari, il che spiega perché fra gli abitanti del villaggio non ci siano sottoproletari, che non potrebbero permetterseli. Molti adepti portano anche una lancia con una punta di freccia, simbolo dello spirito Pai Seta Branca, che Neiva ha rivelato essere stato san Francesco d'Assisi (1182-1226)  prima di reincarnarsi come capo guerriero di una tribù del Lago Titicaca. La scelta dei vestiti non è casuale ma riflette i ruoli e le gerarchie nel movimento.
In tutte le interviste i membri insistono che quello che differenzia il loro movimento dai tanti altri della complessa galassia spiritista in Brasile è la distinzione fra due tipi di medium, chiamati "aparà" e "doutrinador". L'aparà è il classico medium dello spiritismo, che entra in trance e trasmette i messaggi di uno spirito. Il doutrinador (letteralmente "indottrinatore") non entra in trance ma è capace di conversare con gli spiriti, apprendere ma anche insegnare agli spiriti inferiori punti di dottrina e interpretare i messaggi che escono dalla bocca dell'aparà e che spesso sono piuttosto incomprensibili.

Gli abiti riflettono le relazioni che gli aparà hanno con la Luna e i doutrinadores con il Sole. In effetti, gli aparà sono in maggioranza donne e i doutrinadores uomini. Inoltre i vestiti riflettono gli anni di appartenenza al movimento. Tutti i membri sono chiamati a diventare "maestri", ma solo alcuni proseguono e diventano "istruttori", cioè sono autorizzati a formare nuovi medium.

I miei intervistati insistono sul fatto che tutti gli uomini e le donne sono medium naturali, anche se pochi lo sanno. Non tutti però sono chiamati a entrare in trance. Quando qualcuno aderisce al movimento prova a farlo sotto la guida degli istruttori: se non ci riesce, si dichiara che è comunque un medium, ma è un doutrinador e non un aparà. Il fatto che Tia Neiva fosse una aparà lascerebbe pensare che, come in altri gruppi spiritisti, i medium capaci di entrare in trance siano al vertice della gerarchia del Vale. Ma non è così. Il ruolo di aparà è svolto in genere da donne di educazione modesta, mentre i membri maschi della classe media e con istruzione superiore sono in genere doutrinadores, così come tutti i leader. Si raccomanda anche che una aparà non sposi un altro aparà ma un doutrinador, perché in caso di una manifestazione spontanea e disordinata di spiriti, che potrebbe avvenire in casa della coppia di medium, è opportuno che sia presente almeno un doutrinador.

I vestiti, infine, contengono simboli che si riferiscono agli spiriti guida di ogni medium. Al vertice della gerarchia degli spiriti ci sono Pai Seta Branca - che si manifestava solo tramite Tia Neiva - e Gesù Cristo, di cui almeno per quanto ne so nessuno al Vale afferma che si manifesti tramite i medium. Questi sono in contatto con quattro categorie di spiriti, che Neiva e Sassi non hanno inventato ma preso a prestito dallo spiritismo, dai culti afro-brasiliani, da quel sincretismo fra spiritismo e religiosità afro-brasiliana diffuso in Brasile e chiamato Umbanda, e dai culti religiosi dei dischi volanti. Ci sono anzitutto i pretos velhos, spiriti di vecchi e saggi schiavi africani dell'epoca coloniale brasiliana che sono centrali al Vale così come nell'Umbanda e nei culti afro-brasiliani, e di cui si dice che abbiano pure la speciale funzione di condurre nuovi visitatori verso la comunità. Seguono i caboclos, anche questi ben noti alla religiosità afro-brasiliana: spiriti di capi indiani vissuti in Brasile e anche in altre regioni delle Americhe.
Tra questi ci sono spiriti che si sono incarnati tre volte: prima nella tribù di Pai Seta Branca in persona, poi in una tribù di zingari che sarebbe stata guidata da Tia Neiva con il nome di  Natacha - iniziata ai riti afro-brasiliani da due schiavi, Pai João e Pai Zé Pedro, ora importanti pretos velhos -, quindi come adepti fondatori della comunità del Vale. Le altre due categorie di spiriti guida comprendono i  "medici spirituali" - alcuni famosi medici del passato, altri nomi ignoti alla storia della medicina ma che vengono dalla tradizione spiritista come il "Dottor Fritz" e il "Dottor Ralph" - e gli extraterrestri abitanti del pianeta Capela o Capella, un nome ricorrente nei culti degli UFO.

Ci sono anche altri spiriti al di fuori delle quattro categorie che ritornano nell'iconografia del Vale: Mãe Yara, che in una delle sue reincarnazioni sarebbe stata santa Chiara d'Assisi (1193-1253)  e le cinque "principesse": la bianca Janaina, la figlia di un possidente padrone di schiavi, e le quattro schiave che avrebbe aiutato a fuggire: Jurema, Janara, Jandaia e Iracema. Le "principesse" sono spiriti guida dei soli doutrinadores e come tali non sono "trasmesse" dai medium che vanno in trance.

Il lettore avrà già cominciato a chiederei che cosa attira mezzo milione di persone nel più grande Paese cattolico del mondo verso questo sincretismo in cui confluisce tutto il gran bazar delle credenze alternative degli ultimi due secoli. Oltre al fatto che in Brasile il Vale non parte da zero, ma dalla grande popolarità dello spiritismo, una visita al tempio aiuta a capire chi sono i "clienti". Qui mi guida un aparà molto versato nella dottrina del Vale, a conferma del fatto che la regola secondo cui gli specialisti della teoria sono i doutrinadores non è priva di eccezioni. Il tempio, all'esterno del quale si trova un monumento costituito da una stella a sei punte attraversato da una freccia, eretto in onore di Pai Seta Branca, è un vasto edificio diviso in tre zone centrali, più alcune laterali che servono alla formazione e alla preparazione di medium. L'iconografia ha al suo centro una grande statua di Pai Seta Branca e un affresco che rappresenta Gesù Cristo. A parte la terza zona, riservata ai malati gravi, il percorso tipico dei "clienti" attraversa le prime due zone, chiamate primo e secondo castello. Qui il cliente, che ha un problema fisico o spirituale, è ricevuto da una coppia costituita da un aparà e da un doutrinador, talora marito e moglie. L'aparà "riceve" il suo spirito guida, che si limita a salutare e si allontana, lasciando spazio nel corpo del medium per lo spirito che sta disturbando il cliente. Ce ne sono varie categorie, da quelli semplicemente confusi a entità davvero cattivissime. Lo spirito che infesta il cliente parla per bocca dell'aparà, e il doutrinador gli fa una lezioncina e lo induce a dirigersi verso le zone di luce dell'aldilà, lasciando in pace il cliente. Questo passa poi nel secondo castello, dove l'apara "trasmette" di nuovo il suo spirito guida, cui con l'aiuto del doutrinador il cliente può rivolgere delle domande. I consigli sono di semplice buon senso, e il Vale insiste molto sul fatto che, se il cliente è in cura da un medico, gli spiriti lo inducono sempre a non abbandonarlo e a seguire anche i suoi consigli oltre a quelli spirituali del tempio. Tuttavia, alla fine gli spiriti consigliano sempre di ritornare almeno tre volte - un solo percorso non basta a risolvere i problemi - e suggeriscono che la soluzione radicale della sofferenza consiste nel prendere coscienza delle proprie capacità di medium, cioè in sostanza nel diventare adepto del movimento. C'è una fortissima insistenza sul fatto che i clienti non solo non pagano nulla ma che anche eventuali offerte spontanee sono rifiutate - Tia Neiva diceva che al Vale si va per ricevere e non per dare -, ma quando si diventa membri del movimento si comincia a pagare una decima che può essere anche molto significativa nel caso di adepti che mantengono un buon lavoro profano fuori del Vale.

Il fatto che ai clienti non si chieda né denaro né di abbandonare i medici "profani" ha tenuto il Vale relativamente al riparo dagli attacchi di televisioni e giornalisti che hanno colpito altri nuovi movimenti religiosi in Brasile. Le critiche vengono invece dalle Chiese. Diversi sacerdoti, e qualche vescovo, che ho intervistato sul tema mi hanno illustrato come la Chiesa su fenomeni come il Vale sia passata da una spiegazione completamente incentrata sull'intervento del Diavolo - che comunque in casi di questo genere secondo la dottrina cattolica non può mai essere escluso, per quanto i protagonisti non ne siano consapevoli - ad analisi più complesse, con l'apporto delle scienze umane, che cercano di comprendere il bisogno di solidarietà e di cura che porta migliaia di persone al Vale. Queste analisi sono anche, a mio avviso giustamente, autocritiche. La teologia della liberazione e l'insistenza quasi esclusiva sulla promozione umana e sociale hanno condotto un popolo segnato da una religiosità popolare attenta ai miracoli e alle guarigioni lontano dalle chiese e verso i movimenti di tipo spiritista. Oppure verso i pentecostali, tra cui a Planaltina - dove non senza fatica ho trovato al cimitero anche la tomba di Tia Neiva, ben tenuta ma non particolarmente importante come meta di pellegrinaggio per un movimento più interessato agli spiriti che ai corpi - s'incontrano i più feroci critici del Vale, che per molti pastori è semplicemente la casa del diavolo.
Se però si assiste a un culto pentecostale - specie nelle popolarissime comunità di ultima generazione, tra cui spicca la Chiesa Universale del Regno di Dio - ci si accorge che paradossalmente ci sono molti elementi di somiglianza rituale con il Vale, anche se naturalmente le teologie di riferimento sono lontanissime. In entrambi i casi i "clienti" arrivano perché soffrono, e la loro sofferenza è spesso imputata a spiriti maligni, che specialisti rituali identificano ed esorcizzano. Per il cliente, il fatto che la Chiesa Universale pentecostale chiami questi spiriti "diavoli" e proponga una preghiera di liberazione, mentre per il Vale sono spiriti di defunti poco evoluti che hanno bisogno della lezione del doutrinador non fa, dopo tutto, molta differenza.

Pentecostalismo protestante e nuovi movimenti religiosi di matrice spiritista, messi insieme, superano ormai probabilmente i cattolici per presenza in Brasile a culti domenicali, anche se la maggioranza della popolazione brasiliana resta battezzata nella Chiesa Cattolica. Senza indulgere nell'auto-flagellazione, non solo i sociologi ma la stessa Chiesa brasiliana s'interroga giustamente se non si tratti di cambiali non pagate e scadute per un mondo cattolico che - per usare le parole del Papa a San Marino, il 19 giugno 2011 - troppo spesso ha privilegiato la pur importante dimensione orizzontale dell'esistenza, lasciando fatalmente la dimensione verticale ad altri.

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