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Huysmans dal naturalismo al decadentismo
Il 1891 è ricordato nella storia della Chiesa Cattolica come l’anno dell’enciclica sociale Rerum novarum di Leone XIII (1810-1903). Tuttavia, per l’influenza che avrà in molti ambienti cattolici – e non solo – non è privo di rilievo ricordare che il 1891 è anche l’anno della pubblicazione a Parigi del romanzo Là-bas (Nell’abisso) dello scrittore francese di origine olandese Joris-Karl Huysmans (1848-1907). Questo romanzo, uno dei pochi veri best seller dell’epoca, avrà infatti un’influenza molto duratura. Si può dire che tutta la storia del satanismo moderno, senza questo romanzo, rimanga incomprensibile: ma non si tratta della sua sola ragione d’importanza, perché – letta certo dai satanisti – l’opera lo è stata pure, e molto – naturalmente in una chiave opposta – dai cattolici.
Huysmans – nato a Parigi da padre olandese e da madre francese – è assunto come funzionario al Ministero dell’Interno all’età di diciotto anni, ma si dà giovanissimo alla letteratura e alla frequentazione appassionata di attrici e prostitute, abbandonando rapidamente il cattolicesimo in cui era stato allevato nell’infanzia. Fra il 1876 e il 1884 il patriarca del naturalismo, Émile Zola (1840-1902), lo considera uno dei suoi allievi più promettenti. Le sue prime opere sono tutte d’impronta naturalista. Nel 1884 Huysmans rompe con Zola e pubblica uno dei manifesti del decadentismo, À Rebours (Controcorrente), ma fa amicizia anche con il cattolico Léon Bloy (1846-1917). Per qualche anno Huysmans assiste Bloy – sempre tormentato da una povertà estrema – con qualche somma di denaro, e Bloy – il cui cattolicesimo è bizzarro ma sincero, e i cui rapporti con l’autore di Là-bas finiranno per divenire conflittuali – cerca di ricondurlo verso la Chiesa.
Il decadentismo di Huysmans è un genere filosofico e letterario nuovo. Il suo libro avrà un’influenza decisiva su autori come Oscar Wilde (1854-1900) e Gabriele d’Annunzio (1863-1938), non solo quanto alle loro opere ma quanto a una vita modellata sul protagonista di À Rebours, Des Esseintes. Il romanzo mette in scena un tipo umano colto nelle sue caratteristiche in modo mirabile dallo storico della cultura italiano Mario Praz (1896-1982). Des Esseintes – così come lo Huysmans del 1884 e i suoi tanti epigoni – rappresenta la conseguenza estrema del romanticismo e di una cultura che privilegia la sensazione e i sentimenti sull’intelligenza e anche sulla volontà. Il decadentista è stancato da mille sensazioni prima ancora di averle provate. Le sperimenta tutte. Huysmans è un visitatore ugualmente zelante di bordelli e di monasteri, di estremisti politici di destra e talora anche di sinistra. Tutto va bene, purché dia una sensazione nuova, ricercata, originale. Da questo fluire di sensazioni non resta nulla, né – a rigore – può restare nulla.
L’esito di questa vita apparentemente raffinata non può che essere l’insuccesso. Il protagonista di À Rebours, che sembra fare parte di una élite irraggiungibile, è in realtà un perdente. L’immagine della sua tartaruga – sulla cui corazza, per renderla più ricercata e originale, fa incastonare delle pietre preziose – che crolla e muore sotto il peso delle troppe gemme è una metafora della vita di Des Esseintes – e del decadentismo in generale.
Berthe Courrière e il mistero del canonico Van Haecke
Per uscire da questo tedium vitae Huysmans passa a interessarsi dell’occulto. Frequenta i martinisti, gli spiritisti – di cui esisteva un circolo discreto ma molto influente tra i funzionari dei Ministeri di Parigi –, i Rosacroce. Diventa amico di un curioso giornalista appassionato di religioni orientali e di esoterismo, Jules Bois (1868-1943), che gli fornirà materiale in gran parte – non sempre – autentico per i suoi romanzi.
Nel 1889 e 1890 Huysmans fa due incontri decisivi per il romanzo Là-bas e anche per la successiva evoluzione della sua vita, quelli con Berthe Courrière (Caroline-Louise-Victorine Courrière, 1852-1917) e con Joseph-Antoine Boullan (1824-1893). Nel 1889 un amico letterato agnostico, Remy de Gourmont (1858-1915), gli fa conoscere la sua amante appassionata di esoterismo, Berthe Courrière. Berthe a sua volta presenterà più tardi a Huysmans il sacerdote Arthur Mugnier (1879-1939), che avrà un ruolo decisivo nella sua conversione. Per il momento la Courrière – nello stesso tempo pia frequentatrice della parrocchia parigina di San Tommaso d’Aquino – comincia a guidare Huysmans in una serie d’inchieste sui lati più oscuri dell’occultismo, e a parlargli di Messe nere e di satanisti. Esiste infatti un ambiente dove qualcuno come la Courrière può introdurre Huysmans, e dove forse non potrebbero arrivare né Bois né gli esoteristi con cui lo scrittore ha stretto amicizia. Si tratta delle frange estreme di un certo mondo cattolico eterodosso, dove non è sempre chiaro quali siano i sacerdoti che lottano a colpi di esorcismi e quali quelli che passano dall’altra parte e si concedono al Demonio e alle Messe nere. La Courrière racconta a Huysmas le sue disavventure con un sacerdote belga in odore di satanismo, il canonico Louis Van Haecke (1829-1912), e – anche se sulle reali circostanze dell’episodio restano molti dubbi – lo fa assistere a una Messa nera collegata allo stesso Van Haecke a Parigi.
Il futuro canonico Van Haecke nasce a Bruges il 18 gennaio 1829 in una famiglia di commercianti agiati. Nel 1853 è ordinato prete, e nel 1864 diventa rettore della basilica del Preziosissimo Sangue di Bruges – un piccolo santuario molto popolare in città, che contiene un reliquiario con alcune gocce del sangue di Gesù Cristo, portato in Belgio da Gerusalemme dopo la Seconda Crociata –, incarico che mantiene per oltre quarant’anni, fino al 1908, quando si dimette per ragioni di salute. Muore il 24 ottobre 1912. Van Haecke non è un prete come tutti gli altri. Oltre che come raccoglitore di fatti storici e curiosi su Bruges e le sue devozioni – cui consacra una ventina di volumi e opuscoli – diventa notissimo nella sua città come cultore di storie divertenti e barzellette e infaticabile organizzatore di scherzi. Per questo suo lato scherzoso lo si va volentieri a trovare, certi di ricavarne qualche aneddoto. Talora ammonito dal suo vescovo per qualche esagerazione, è però considerato un eccentrico innocuo, e la stampa locale lo tratta con simpatia.
La stessa stampa lo difende quando negli anni 1890 cominciano a circolare pubblicamente accuse di satanismo. I giornali di Bruges si scandalizzano per gli attacchi a un sacerdote bizzarro ma che trovano simpatico, e ipotizzano che forse alcuni dei suoi scherzi siano stati capiti male.
Huysmans non crederà mai a questa letteratura «innocentista»: la sua testimone decisiva è la Courrière, ma ce ne sono anche altri. Lo scrittore, dopo la conversione al cattolicesimo, riterrà suo dovere mettere un freno alle attività del canonico e raccoglierà una serie di testimonianze in un dossier che tramite il magistrato cattolico barone Firmin Vanden Bosch (1865-1949) trasmetterà ai vescovi belgi. Van Haecke morirà tuttavia dopo Huysmans, nel 1912, e – come riferisce l’islamologo Louis Massignon (1883-1962, legatario di altri documenti di Huysmans e amico di Vanden Bosch) –, il dossier sarà distrutto «per salvare l’onore del clero belga». Massignon – e noi con lui – deplora che siano così andati perduti documenti preziosi e informazioni che ormai non è più possibile procurarsi da nessuna parte.
Il giornalista investigativo belga Herman Bossier (1897-1970) lungo l’arco di trent’anni ha dedicato diversi scritti a Van Haecke, tra cui un libro del 1943. Bossier, che ha conosciuto un Van Haecke già anziano quando – bambino – ha partecipato alle processioni organizzate dal canonico, interroga numerosi testimoni e conclude che il sacerdote di Bruges non era il capo di un gruppo di satanisti in Belgio, ma nello stesso tempo Huysmans non era un diffamatore né era stato ingannato dalla Courrière, che pure era psichicamente instabile, tanto che finì due volte in manicomio.
Bossier non crede neppure alla tesi dello scherzo male interpretato. Al contrario, al termine della sua inchiesta afferma che Van Haecke aveva una doppia vita. Se a Bruges non aveva nessun contatto con l’occultismo o il satanismo, a Parigi, dove si recava spesso – spinto dalla sua insaziabile curiosità – frequentava gli ambienti più ambigui della subcultura occultista. Per Bossier è molto verosimile che Huysmans abbia davvero assistito a una Messa nera a Parigi e che lì abbia incontrato Van Haecke, non però in veste di celebrante ma di partecipante. In seguito Huysmans avrebbe visitato Van Haecke a Bruges e il canonico, secondo diversi testimoni, gli avrebbe detto che si trovava alla Messa nera parigina come semplice osservatore: «Non ho forse il diritto di essere curioso? E chi vi dice che non ero là come spia?». Ma non avrebbe convinto il romanziere. Anche se la verità sul caso Van Haecke non può probabilmente essere stabilita con assoluta certezza, il canonico belga ha lasciato dietro di sé a Parigi una scia d’indizi piuttosto sulfurei, che certamente non sono stati semplicemente inventati da Huysmans e che sembra difficile ridurre a un mero parto della fantasia della Courrière.
Huysmans e Boullan
L’episodio della Messa nera parigina che coinvolge Huysmans, la Courrière e Van Haecke si situa alla fine del 1890. Nello stesso anno lo scrittore – che pensa già da parecchi mesi di scrivere un romanzo sul satanismo – prende contatto con il sacerdote scomunicato Boullan. Per capire il complesso personaggio di Boullan occorre partire da un’eresia dimenticata, quella di Eugène (Pierre-Michel) Vintras (1807-1875). Questo contadino e artigiano semi-illetterato dichiara di avere ricevuto nel 1839 a Tilly, in Normandia, un’apparizione dell’Arcangelo Michele che gli ha comandato d’iniziare una speciale lotta contro il Diavolo e i suoi complici, gli occultisti e i satanisti, in previsione dell’imminente fine del mondo. Quando la Chiesa Cattolica non riconosce l’apparizione come autentica, anzi lo scomunica, Vintras ne fonda una nuova, l’Opera della Misericordia, per cui inizia a consacrare anche vescovi. Alcuni di loro – ma, sembra, non lo stesso Vintras – insegnano e praticano la dottrina segreta secondo cui occorre combattere i satanisti con i loro stessi mezzi, mettendo in atto una sorta di versione cattolica della magia sessuale.
Sul piano politico, l’Opera della Misericordia sostiene le pretese di Karl Naundorff (?-1845) di essere in realtà Luigi XVII (1754-1793), il figlio di Luigi XVI e di Maria Antonietta (1755-1793) che sarebbe sopravvissuto alla prigione del Tempio, e la rivendicazione sua e dei suoi discendenti del trono di Francia, la quale ha propaggini che persistono fino ai giorni nostri. Né si può dimenticare che tutti i personaggi che abbiamo citato, e che non vanno d’accordo tra loro su molte cose – dai naundorffisti a Bloy e a Huysmans, e fino a Massignon – sono «melanisti», seguaci cioè della parte non approvata dalla Chiesa delle rivelazioni di Mélanie Calvat (1831-1904), una delle veggenti dell’apparizione – in se stessa riconosciuta dall’autorità ecclesiastica – della Vergine Maria a La Salette nel 1846.
A differenza dell’autodidatta Vintras, Boullan è un sacerdote dotto che ha fatto parte per qualche anno della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue fondata da San Gaspare del Bufalo (1786-1837), e sembra sia diventato a Roma dottore in teologia. L’ossessione per il satanismo e le avventure galanti – nel 1860 la sua amante, la suora belga Adèle Chevalier (1834-1907) che ha conosciuto a La Salette, dà alla luce un figlio che Boullan uccide dichiarandolo in realtà frutto di un rapporto fra la donna e il Diavolo, finendo in prigione – lo portano alla scomunica. Boullan cerca allora d’impadronirsi di quanto resta dell’Opera della Misericordia di Vintras. Di essa riesce a farsi riconoscere come il nuovo leader da una parte dei discepoli alla morte del maestro nel 1875. Boullan riprende ed estremizza gli spunti di magia sessuale che caratterizzavano una parte dell’Opera della Misericordia. Accusato spesso di essere un satanista, sostiene che i suoi riti – nel corso dei quali si congiunge con numerose giovani seguaci, e pratica diverse perversioni sessuali – sono in realtà indispensabili per combattere i satanisti più pericolosi.
Huysmans ignora le pratiche più discutibili di Boullan, e si convince che molte delle storie che circolano su di lui sono calunnie inventate dai satanisti, della cui reale presenza a Parigi lo scrittore ha esperienza diretta grazie a Berthe Courrière. A questo punto della sua vita, del resto, Huysmans è incuriosito da tutti gli aspetti della spiritualità ma non è un cattolico. Frequenta regolarmente e senza nasconderlo alcune note prostitute parigine. Prende dunque Boullan come consulente per il suo romanzo, e si lega particolarmente all’anziana collaboratrice del sacerdote scomunicato, Julie Thibault (1839-1907), che per diversi anni vivrà a Parigi a casa del romanziere. Huysmans riferisce che Boullan gli fornisce delle chiavi per capire anche la vicenda del canonico Van Haecke, di cui peraltro Boullan non sa nulla finché il romanziere non gliene parla.
Lo scrittore continua a difendere Boullan anche dopo essersi convertito al cattolicesimo, fino al 1894 quando – incaricato di rimettere ordine a Lione fra le carte del sacerdote scomunicato, morto nel 1893 – scopre le prove dei suoi riti a sfondo sessuale e prende definitivamente le distanze dal suo ambiente. Anche questi documenti finiranno, tramite l’amico di Huysmans Léon Leclaire (1851-1932), a Massignon, e prenderanno la strada degli archivi vaticani.
Là-bas
Nel febbraio del 1891 Là-bas comincia ad apparire in feuilleton sul giornale L’Écho de Paris. È pubblicato in volume nel mese di aprile. Il volume è la storia di uno scrittore, Durtal, impegnato a ricostruire le vicende di Gilles de Rais (1404-1440) – il sanguinario Barbablù – e nello stesso tempo attirato in una relazione da una signora sposata, Hyacinthe Chantelouve, che ha destato la sua attenzione inviandogli – prima che si conoscessero di persona – una serie di lettere non firmate. Una piccola folla di personaggi erudisce lo scettico Durtal sulla mistica cattolica, sul meraviglioso, sulle apparizioni. A poco a poco Madame Chantelouve rivela le sue frequentazioni equivoche: fa parte della cerchia di un certo canonico Docre, che celebra Messe nere e altri incantamenti satanici. Durtal ne è spinto a un’indagine sul satanismo contemporaneo e conosce anche un misterioso sacerdote, il dottor Johannès, che con i suoi esorcismi è impegnato in una lotta a morte con i satanisti.
Finalmente la Chantelouve fa partecipare Durtal a una Messa nera in una vecchia cappella gentilizia, fra dame della buona società e omosessuali. Sull’altare, sopra il tabernacolo, «s’ergeva un Cristo derisorio e infame. Gli avevano rialzato la testa, allungato il collo e rughe dipinte sulle gote mutavano il suo volto doloroso in un ceffo sfigurato da un riso ignobile. Era nudo, e al posto del panno che gli cingeva i fianchi, le parti immonde maschili in erezione fuoriuscivano da un fagotto di crine». Entra il canonico Docre, «con la testa ornata d’un cappello scarlatto sul quale si drizzavano due corna di bisonte di stoffa rossa». Sotto i paramenti liturgici «era nudo», e tra i paramenti spiccava una pianeta «d’un rosso cupo, simile a quello del sangue secco» dove «in mezzo, dentro un triangolo intorno al quale lussureggiava una vegetazione di colchico, di savina, di crespino ed euforbia, recava un capro nero, in piedi, che mostrava le corna». Come in ogni Messa nera che si rispetti, il cerimoniale cattolico è «invertito», ma Docre trasforma le formule consuete in autentiche prediche sataniche. «Signore degli scandali, Dispensatore dei benefici del crimine, Soprintendente ai peccati sontuosi e ai grandi vizi, Satana, noi ti adoriamo, Dio logico, Dio giusto!», esclama il canonico, che inneggia ai delitti, ai supplizi, agli aborti, alle torture, agli stupri e inserisce anche un elemento di polemica sociale, giacché chiama il Diavolo «Re dei diseredati» e i ricchi «figli di Dio», cioè di quel Dio che i satanisti detestano.
Nella consacrazione satanica Docre si rivolge a Gesù Cristo come a colui «che in forza del mio essere prete io costringo, che tu lo voglia o no, a scendere in quest’ostia, a incarnarti in questo pane, Gesù, Artefice d’ogni soperchieria, Ladro d’ossequi, Predatore d’affetti». Tra le ingiurie di varia natura – «Profanatore di vizi generosi, Teorico di stupide purezze, Nazzareno maledetto, Re fannullone, Dio pusillanime» – con cui Docre apostrofa Gesù Cristo nell’ostia consacrata ce n’è almeno una curiosa: «Vassallo delle banche per cui spasimi d’amore», con allusione a polemiche sulla Santa Sede che non sono neppure oggi passate di moda. Docre, non c’è dubbio, odia Gesù Cristo, tanto che porta sotto i piedi la sua immagine perché desidera calpestarla a ogni passo: «Vorremmo piantare – dichiara – ancor più i tuoi chiodi, configgere le tue spine, far sanguinare di nuovo e dolorosamente le tue piaghe disseccate!». È il segnale di un’orgia in cui partecipano uomini, donne, bambini, vecchi, fra graffi, bestemmie, sputi, «un mostruoso calderone di prostitute e di folli». Una bambina prende «a ululare alla morte, come un cane». Durtal, disgustato, se ne va e trascina via la Chantelouve, che riuscirà dopo qualche minuto a estorcergli un ultimo rapporto sessuale.
Nelle ultime pagine – in cui molti hanno visto un preannuncio della conversione di Huysmans – Durtal continua a inseguire la «magia bianca» del dottor Johannès, ma i suoi amici cattolici arrivano vicini a convincerlo che tutta la magia dev’essere ugualmente rifiutata, insieme con lo spiritismo che «resta una porcheria» e con «la gentaglia tipo i Rosacroce», le cui attività nascondono «i più ributtanti esperimenti di magia nera». «La magia bianca... – spiega a Durtal l’amico des Hermies – ma, malgrado le belle parole con cui la condiscono gli ipocriti o gli ingenui, in che cosa può consistere? Dove può mai portare? D’altronde la Chiesa, che non si lascia ingannare da certe combriccole, condanna indifferentemente l’una e l’altra magia».
Come spesso accade nei romanzi, i vari personaggi sono composti con caratteri di diverse persone reali. Durtal è certamente Huysmans, il canonico Docre è senza dubbio il canonico Van Haecke (la traduzione del suo cognome dal fiammingo al francese è appunto «D’Ocre»). Altrettanto chiara è l’identificazione del «dottor Johannès» con Boullan, il quale aveva egli stesso adottato occasionalmente questo pseudonimo. Quanto a Madame Chantelouve, il romanzo ne presenta diverse missive a Durtal che sono state identificate con certezza come lettere a Huysmans della sua amante Henriette Maillat (1849-1915), che frequentava ambienti rosacrociani. Ma non v’è dubbio che le avventure della Chantelouve tra i satanisti e le sue relazioni con il canonico Docre del romanzo – cioè il canonico Van Haecke della vita reale – corrispondano alle peripezie di Berthe Courrière.
Questa Messa nera letteraria di Huysmans è certamente diventata vera, giacché nel ventesimo secolo quasi tutti i gruppi satanisti più importanti se ne sono serviti come modello e l’hanno riprodotta, un esempio di natura che imita l’arte. Ma era vera nel momento in cui Huysmans l’ha descritta? Se n’è dubitato, e certamente siamo di fronte a un romanzo, di cui si possono identificare anche fonti letterarie. Nessun letterato ha però presentato i rituali dei satanisti con tanta precisione prima di Huysmans, e la descrizione è sostanzialmente conforme a quanto sappiamo del satanismo del secolo XIX da altre fonti. Non resta che concluderne che davvero Huysmans conosceva i satanisti molto bene.
La conversione
La storia successiva di Huysmans ha sempre meno a che fare con Boullan e con il satanismo: è la storia di un’anima, la storia della sua sempre più completa conversione conquistata giorno dopo giorno, con una fatica comprensibile se si considerano lo strano misticismo e lo strano cattolicesimo con cui era stato troppo a lungo in rapporto.
Si può dire che l’esperienza del satanismo e della Messa nera sia stata lo choc che ha spinto Huysmans verso la conversione – graduale, perché ancora per quattro anni continua a frequentare sia prostitute d’alto bordo, sia l’ambiente di Boullan – ma che l’interesse per la Chiesa andasse maturando già da lungo tempo. Il romanzo En Route, pubblicato nel 1895, racconta la conversione di Durtal, il protagonista di Là-bas – cioè di Huysmans – che si compie durante un soggiorno presso i Trappisti. Il racconto continua ne La Cathédrale (1897) e L’Oblat (1903), quest’ultimo resoconto della scelta dello scrittore di vivere presso l’abbazia benedettina di Ligugé, nella regione di Poitiers, per divenire oblato, frustrata dalla soppressione delle congregazioni religiose da parte del governo laicista francese nel 1901. La cristiana sopportazione dell’ultima dolorosissima malattia prima della morte nel 1907 testimonia in favore della sincerità e della profondità della conversione di Huysmans, che qualcuno all’epoca volle mettere in discussione come l’ennesima maschera del letterato decadentista.
La lettura di Huysmans – e proprio dello Huysmans di Là-Bas – produrrà perfino delle conversioni: è leggendo Huysmans che uno scrittore anglicano appassionato di occultismo, mons. Robert Hugh Benson (1871-1914) – l’autore de Il padrone del mondo – si convertirà al cattolicesimo nel 1903 ed esplorerà gli ambienti occultisti prendendo come guida Là-Bas. Anche il pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), il principale esponente nel XX secolo della scuola cattolica detta contro-rivoluzionaria, considera il ritorno di Huysmans alla Chiesa Cattolica non solo genuino, ma esemplare. La lettura di Huysmans avrà, anzi, un’influenza nella redazione dell’opera classica di Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, del 1959.
E già nel 1932 il pensatore brasiliano aveva scritto sul periodico di San Paolo O Legionário due articoli sull’«opera stupenda» di Huysmans, cui attribuisce la creazione di un «genere nuovo di apologetica» che non procede argomentando ma mostrando obiettivamente la bellezza della Chiesa, soprattutto nell’arte, nella vita monastica e in primo luogo nella liturgia. Le descrizioni liturgiche di Huysmans, scriveva il giovane Corrêa de Oliveira nel 1932, sono «le più belle pagine che abbia letto nella mia vita». Questa capacità di entusiasmare per il cattolicesimo rimane il lascito definitivo di una conversione difficile e venuta da lontano, dagli abissi del decadentismo e perfino dalle Messe nere.