CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Tra i libri più venduti negli Stati Uniti per il Natale 2010 c’è American Vampire, il fumetto di vampiri di Stephen King e Scott Snyder, disegnato da Rafael Albuquerque. Il volume cartonato è uscito in numerose lingue, in Italia presso Planeta De Agostini. La serie, pubblicata in fascicoli a partire dallo scorso marzo, in ogni fase della storia consta di due capitoli differenti, uno di King e uno di Snyder, collegati dallo stesso protagonista. La storia di King inizia nel 1880 in Colorado e ruota attorno a un fuorilegge, Skinner Sweet, che è catturato e condannato all’impiccagione su istigazione del banchiere Percy. Fino a qui non si esce da un western piuttosto convenzionale. Ma presto si scopre che Percy e i suoi amici – europei venuti ad arricchirsi nell’America della frontiera – sono in realtà vampiri. Mentre Sweet cerca di sottrarsi all’impiccagione, un po’ di sangue di Percy gli cade in un occhio e lo trasforma in vampiro: anzi, in una nuova specie di vampiro, che può affrontare senza problemi la luce del sole. I vampiri europei riescono a catturare nuovamente Sweet e lo chiudono in una cassa, che è calata sul fondo di un lago. Nel 1909 alcuni subacquei scendono nel lago alla ricerca di «reliquie» di Sweet da vendere ai collezionisti e così, inavvertitamente, liberano il vampiro che da quel momento dà la caccia ai suoi persecutori.
La storia di Snyder inizia invece nel 1920 a Los Angeles, e ha come protagonista Pearl Jones, una delle tante aspiranti attrici attirate dalla nascente Hollywood. Nonostante gli ammonimenti di un misterioso cowboy, Pearl partecipa a un party organizzato dal grande produttore B.D. Bloch. Durante la festa Bloch e i suoi amici si rivelano per quello che sono: vampiri, che aggrediscono Pearl e la lasciano per morta in un pozzo. Qui però la ritrova il cowboy, in cui il lettore ha da tempo riconosciuto Sweet. La trasforma in vampiro lasciando cadere il suo sangue nell’occhio della ragazza – un’innovazione della serie – e la aiuta a vendicarsi dei suoi nemici, gli stessi vampiri europei contro i quali il fuorilegge lotta dal secolo precedente.
Nella prefazione del volume King se la prende con l’attuale moda dei vampiri che «sono tutto quello che non devono essere: pallidi detective che bevono Bloody Mary e lavorano solo di notte, gentiluomini del Sud con il mal d’amore, ragazzine anoressiche e bei ragazzi con gli occhi da cerbiatto». Lo scrittore non fa nomi, ma si riconoscono i detective vampiro delle serie televisive Angel, Blood Ties e Moonlight, i gentiluomini – o quasi – del Sud di True Blood, e i protagonisti – l’«anoressica» Bella e il bel ragazzo Edward – della saga di Twilight. Il vampiro, per King, dev’essere quello del Dracula letterario di Bram Stoker (1847-1912), spesso tradito dalle versioni cinematografiche che ingentiliscono il protagonista: brutto, cattivo e a dirla tutta anche un po’ sporco.
I più giovani lettori di American Vampire non lo ricordano, ma King si era già lanciato in questa polemica nel 1975, quando il cinema e la letteratura cominciavano a proporre i primi vampiri postmoderni e «simpatici». King reagì con ’Salem’s Lot, che molti considerano il suo romanzo migliore, e che lo scrittore ha sempre presentato come una versione moderna del Dracula originale.
’Salem’s Lot e Dracula hanno in comune un tema che si ritrova in centinaia di altri romanzi. Il vampiro brutto e minaccioso è una metafora dello straniero, che viene dal cuore di tenebra di un’Europa antica – molto lontana dall’Inghilterra della rivoluzione industriale di Stoker o dall’America moderna – e di cui è sempre bene non fidarsi. American Vampire aggiunge una controparte: il «primo vampiro americano», Sweet, che secondo la prefazione dello scrittore rappresenta «l’energia americana, che è senza limiti e ha anche un suo lato oscuro».
Qui, però, il gioco di King si rivela problematico. I due scopi della serie – ritornare, dopo Twilight, ai vampiri brutti, sporchi e cattivi e presentare un vampiro autenticamente americano – entrano in conflitto fra loro. Se come fuorilegge del West Sweet è un semplice delinquente, quando diventa un non morto i suoi avversari principali sono i vampiri europei, che sono moralmente peggiori di lui. Quando poi arriva a Hollywood, la sua battaglia in favore dell’attricetta Pearl Jones è certo condotta con metodi brutali, ma i veri mostri sono i torturatori di Pearl. Alla fine, così, il lettore finisce per fare il tifo per Sweet e non per coloro che gli danno la caccia. King direbbe che i lettori sono stati diseducati da Angel e Twilight. Ma nessuno scrittore sfugge davvero al suo contesto culturale, e un vampiro come personaggio totalmente negativo oggi è semplicemente poco credibile. Forse per questo King ha ora abbandonato la serie a fumetti American Vampire, che è proseguita nei nuovi fascicoli dal solo Snyder, e sembra muoversi in una direzione più familiare agli appassionati di vampiri del XXI secolo.