1 Introduzione
1.1 Brainstorming: il MF[1]
Nelle riunioni internazionali Feldenkrais di questi ultimi anni si dice che in tutto il mondo il MF viene percepito come un link verso il terzo millennio, che il MF sta cambiando. Ci si chiede how do we now stand? E nello stesso tempo si sta lavorando perché venga riconosciuto come una professione[2]. Ma questo brainstorming include anche una domanda, che è il tema di questo paper: il MF sta diventando una religione oppure no? E se c’è quale è ? e se non lo è, c’è il rischio che lo divenga? E quale è la portata di tale rischio?
Possiamo dire, allargando il discorso, che tale domanda vale anche per altre tecniche corporee: quindi le risposte date per il MF potranno avere mutatis mutandis una applicazione anche per loro.
In queste pagine, il MF stesso è utilizzato come punto di partenza, ma si pretende di andare oltre: si vuole infatti chiarire cosa sia il MF, quali siano le sue componenti e, se ci fossero, quali sarebbero i suoi collegamenti con sistemi dottrinali o religiosi. Agendo in questo modo siamo consapevoli di andare oltre le riflessioni della maggioranza dei MF practitioners. Ci proponiamo quindi di distinguere per unire, di differenziare per integrare, di parlare di molteplicità di aspetti coinvolti nel MF per poi parlare della loro unità.
2 Breve storia del MF
2.1 Moshe Feldenkrais e il suo metodo
Moshe Feldenkrais (1904 1984) era un esperto di judo, atleta, ingegnere meccanico ed educatore, che ottenne il dottorato in fisica e lavorò con Joliot-Curie alla Sorbona.. Il MF è nato per risolvere un problema che Moshe aveva al ginocchio e gli impediva di muoversi.
Il MF è un processo educativo, il cui fine è ottenere “un corpo organizzato a muoversi col minimo sforzo ed il massimo dell’efficienza, non attraverso lo sforzo muscolare, ma migliorando la consapevolezza di come esso lavora” (Moshe Feldenkrais). Feldenkrais ancora ci dice: “Con questa tecnica si tende a migliorare la maturazione del sistema nervoso usando la reversibilità dei collegamenti tra il sistema nervoso e il sistema muscolare”.
Il MF, in sintonia con l’educazione transpersonale, sottolinea il concetto classico di attualizzare le proprie potenzialità o, come dice l’autore ebreo, di “learn to learn”. L’importanza che il metodo concede a tutta la persona, e non ai singoli muscoli e organi di essa, porta in base agli studi di alcuni esperti a considerarlo come un equivalente educativo della medicina olistica[3]. Feldenkrais sottolineava il fatto che il MF è primariamente educazione e non terapia, anche se secondariamente può avere applicazioni che sono anche terapiche[4].
2.2 Ambiente culturale in cui Feldenkrais si muoveva
Feldenkrais ottenne riconoscimenti internazionali per i suoi lavori. Negli Stati Uniti fu apprezzato da studiosi come M. Mead, K. Pribram, Heiz Von Foerster, J. Salk, M. Erickson e G. Bateson ed ebbe collegamenti con loro. Ottenne successo ad Esalen, luogo d’incontro dove si organizzavano work-shops di attività alternative. Interessante a questo riguardo è il collegamento di Esalen con Findhorn, prima comunità New Age riconosciuta, fatto da David Spangler.
Sappiamo che i “movimenti di risveglio” del New Age hanno tre caratteristiche: quella delle religioni magiche alternative; quella che comprende le medicine, gli stili di vita e le psicologie alternative; e quella delle nuove tendenze, “nate negli ambienti della scienza e della politica, due mondi che si sono a loro volta incontrati in certe correnti dell’ecologia”[5].
2.3 Feldenkrais e la religione
Feldenkrais si dichiara “miscredente”[6], ma ammira personaggi come Budda, Confucio, Mosè, Cristo. Non chiude quindi le porte alle religioni, ma nemmeno le spalanca perché entrino nella propria vita e nel metodo stesso.
3 Caratteristiche del MF
3.1 i due modi in cui viene insegnato il MF:
il MF è insegnato in due modi. Il primo è “Conoscersi attraverso il movimento Awareness trough movement” (ATM), dove le istruzioni sono date verbalmente; e il secondo è “l’integrazione funzionale Functional Integration” (FI) dove l’insegnante si serve delle mani per comunicare.
Feldenkrais ha un gran rispetto per l’essere umano in quanto “persona” e sottolinea l’importanza del tocco nel rapporto con l’altro. Arriva perfino a dire che “attraverso il contatto, due persone, quella che tocca e quella che è toccata, possono diventare un nuovo insieme: due corpi collegati da due braccia e due mani sono una nuova entità”[7]; pure proclama che quando lavora con le persone intende dire che “danza”[8] con loro.
Afferma inoltre che “vi sono grandi somiglianze negli uomini, ma vi sono anche modi personali di agire, muoversi e sentire che rendono ciascun individuo un caso unico, e il mio lavoro consiste proprio nell’aiutarlo a realizzare la propria unicità”[9].
A questo punto è decisivo accertare quale sia il concetto di persona che ha Feldenkrais.
3.2 La antropologia di Feldenkrais
L’organismo umano è composto di organi e apparati tra di loro organizzati. Gli organi e gli apparati svolgono delle funzioni specifiche. E’ possibile sottolineare eccessivamente sia il loro aspetto strutturale-statico o anatomico-statico sia quello funzionale-dinamico o fisiologico-dinamico.
Feldenkrais, non nega l’esistenza di organi. Considera ad esempio, l’intelligenza stessa “un meccanismo e niente altro”[10]. Egli, giustamente, contesta una concezione statica dell’uomo[11] e vuole dimostrare che “la struttura umana è essenzialmente una organizzazione dinamica, e che altrettanto dinamico è il comportamento umano …”. Celebre è infatti la sua frase “il movimento è vita, senza movimento la vita è impensabile”.
Feldenkrais si contrappone quindi a coloro che, a suo avviso, sottolineano eccessivamente l’elemento statico di sé[12], cioè a coloro che si servono di concetti come anima, istinti, inconscio, costituzione o intelligenza e li avversa perché ritiene che pongano dei limiti alle potenzialità umane, infatti egli pensa che la maggior parte delle limitazioni che incontriamo siano imputabili all’esperienza personale più che all’ereditarietà. E’ doveroso però riconoscere che alcune espressioni di Feldenkrais possono essere fraintese, come se le funzioni fossero indipendenti dai rispettivi organi. Inoltre la continua identificazione dell’intelletto e della volontà con il sistema nervoso costituisce un riduzionismo materialista, che in fin dei conti mortifica se non sopprime le peculiarità di ciò che materiale non è, e che nell’uomo va sotto il nome di spirito. D’altronde, una eccessiva sottolineatura dell’unità con distinzione di psiche e di soma (ciò che tecnicamente va designato con l’espressione “unità duale”) da luogo ad una confusione senza distinzione (tecnicamente: “unità olista o monista”), aprendo così la strada che può portare al panteismo. Il MF, invece, come concepito dal suo ideatore, non ha niente in comune con il panteismo perché non lo ha con ciò che propriamente si definisce una religione.
Tuttavia delle tendenze verso lo sconfinamento sono rintracciabili un po’ ovunque nell’evoluzione del metodo, come poi mostreremo. A questo punto possiamo azzardare una spiegazione plausibile: visto che ci si è accorti più o meno inconsapevolmente della mancanza della dimensione spirituale e la si vuol recuperare perché costitutiva della persona, invece che cercare un appropriata antropologia esente da riduzionismi, si giustappone ad una antropologia chiusa allo spirito una religione spiritualistica, come se un riduzionismo (materialista) potesse correggersi con un riduzionismo di segno opposto (spiritualista)[13]. Chi agisce così non sempre si accorge che sotto tale tipo di religione si trova una antropologia riduzionista che rientra nel monismo spiritualista.
Pensiamo, però, che si possa prolungare e andare oltre il punto di vista dinamico di Feldenkrais attraverso una concezione della persona che recuperi ed integri quegli aspetti spirituali messi in disparte da Feldenkrais. Tale concezione si rivela sorprendentemente più dinamica della precedente, e approda a ciò che analogicamente si potrebbe chiamare “superdinamicità”. Vediamo dunque quale sia questa concezione.
Molti, compreso dunque Feldenkrais, accettano che l’uomo sia costituito da tre dimensioni: vegetative, sensitive, e razionali. Non di rado, questo trinomio viene tradotto nel seguente: soma o corpo, psiche o anima, ragione o spirito. Al primo insieme appartengono i diversi organi corporei (respiratorio, digerente, endocrino); al secondo, i sensi (vista,tatto, fantasia); al terzo, denominato mens/mind appartengono l’intelligenza, la volontà e la memoria intellettiva.
La terminologia si ingarbuglia quando la visione tripartitica si riduce ad un binomio: spesso si parla di body e mind/mens (nell’area anglosassone) o di corpus et mens, ovvero con un’espressione fuorviante, di corpus et anima (nell’ambito latino). E’ chiaro che le anzidette dimensioni vegetative e sensitive costituiscono ora il body o corpus, mentre la dimensione razionale o spirituale costituisce la mind/mens. Siffatta terminologia vuole tracciare una frontiera tra ciò che l’uomo possiede in comune con gli animali (soma o corpo più psiche o anima) e ciò che possiede in esclusiva (la ragione o spirito). Il rischio in agguato consiste nel separare troppo e incorrere nel dualismo di risonanze platoniche. Nella tradizione aristotelica, invece, viene adoperata una terminologia bipartitica radicalmente diversa dalla precedente nei contenuti, benché sia uguale nei vocaboli: corpus et anima ovvero soma e psiche. Qui, l’anima o psiche è integrata da due dimensioni che nella terminologia precedente restavano separate: la dimensione sensitiva e la dimensione spirituale.
La differenza tra una antropologia materialista e una “spirituale” (ma non “spiritualista”) risiede nella natura e portata della mind/mens. Per la prima, la mente è tanto interdipendente con il body da potersi concludere che è organica o corporale (identificabile con il cervello o, meglio, con il sistema nervoso); per la seconda, invece, la mente ha maggior indipendenza, emerge dall’ambiente materiale, ma non assolutamente (è spirito ma non solo spirito: è spirito corporizzato, incarnato). Non si nega, anzi, la dipendenza tra le diverse dimensioni e i rispettivi organi; si afferma però che esiste una relativa autonomia di ognuno di essi. La esperienza prova questa autonomia: le funzioni vegetative sono difficilmente dominabili dalla mente e, viceversa, le funzioni mentali possono qualche volta fare a meno delle esigenze del corpo e dei sensi. Per esempio leggere una frase richiede tempo perché bisogna scandire le parole, mentre il capire la frase avviene solo alla fine della lettura e non impiega tempo. Nell’uomo si arriva quindi, diversamente dall’agire immateriale animale, ad un agire immateriale che trascende lo spazio ed il tempo ed in questo caso è chiamato spirituale. La mente è spirituale, non ha organi, e quindi il cervello non è l’organo dell’intelligenza. Per spiegarci meglio potremmo dire che intelligenza e cervello sono facoltà diverse ma a continuazione l’una dell’altra.
Possiamo quindi ribadire che questa concezione ultradinamica della persona sottolinea la funzionalità “oltre il materiale” della mente. L’intelligenza infatti può capire tutte le cose passate, presenti e future in modo intenzionale o mentale, mentre i sensi hanno una funzionalità ristretta limitata ad un certo tipo di oggetto. C’è quindi indipendenza tra intelletto e sensazione e questo viene confermato dal fatto che non c’è perfette corrispondenza tra idea e sensazione.
Chiarite le peculiarità umane emergenti ovvero l’intelligenza e la volontà (con i corrispondenti autoconoscersi ed autovolersi) proprio qui mira l’agire propriamente umano che è l’etica: una padronanza limitata sui fini di ogni uomo. Tra intelligenza e volontà si crea un circolo virtuoso dinamico: “intelletto che desidera e desiderio che ragiona”, circolo che influisce anche su ogni parte sensibile. Ed è qui che si può parlare di etica come “istruzioni per l’uso” dell’essere umano, ovviamente non intese come semplici proposizioni ma come il modo più efficace perché l’uomo possa agire esplicando al massimo il proprio potenziale umano (tendendo a questo ideale che egli dovrebbe essere), diventando autore della propria storia[14].
Ma non basta proclamare l’interrelazione degli organi. E’ necessario dire quale tipo di interrelazione è o, in altre parole, come essi sono organizzati: al modo umano, al modo di questo uomo concreto. Perciò questo intelletto è plasmato al modo di Tizio, e anche il suo camminare, ecc. Nella filosofia classica tale organizzazione veniva chiamata forma sostanziale umana, che è una forma organizzante, limitante, determinante delle dimensioni organizzate. (Oggi la distinzione è riproposta dall’informatica formattare un materiale magnetico, far girare un software nell’hardware - , dall’organizzazione aziendale, ecc.)Si badi però che l’organizzazione non è un elemento organizzato in più.
Per complicare ulteriormente la vicenda, tale organizzazione viene spesso denominata “anima”, mentre gli elementi organizzati (inclusi gli elementi spirituali) vanno sotto il nome di “corpo”. Ma conviene non confonderli con l’anima e col corpo descritti poc’anzi: Di modo che quando si parla dell’uomo vanno tenute presenti due prospettive: la prospettiva orizzontale (organizzante/organizzato, forma/materia, anima/corpo) e la prospettiva verticale (L’insieme delle diverse dimensioni o facoltà, della mente più il corpo). Le confusioni sorgono quando si confondono i due livelli, cioè il binomio anima-corpo con quello mente-corpo. L’anima non è la mente, il corpo (in senso orizzontale) non è il corpo (in senso verticale).
Concludendo, conviene ribadire ancora una volta l’unità molteplice (duale) dell’uomo: in espressione classica, “non è il senso che sente e l’intelletto che apprende, ma l’uomo integro che sente e capisce mediante il suo senso e la sua intelligenza, nello stesso modo che è lui che cammina coi suoi piedi e canta con la sua bocca: hic homo intelligit, ognuno di noi si sperimenta uno, indiviso e identico nello spazio e nel tempo”[15].
4- Caratteristiche della religione
4.1 Definizione di religione
L’uomo è costitutivamente un essere relazionale ovvero sociale, e la scoperta e conoscenza, tra tanti legami, di quello con l’Altro, provoca in lui una reazione che è un “ri-legame”, una “re-ligatio”, una religione. Per religione quindi, intendiamo il comportamento integralmente umano rivolto all’Essere supremo/Dio. Esso deriva dal fatto di possedere un intelletto che è capace di conoscere la sua dipendenza rispetto a Dio, e dal fatto di avere una volontà in grado di ringraziare l’Essere dal quale si dipende. In questo senso, la religione è un fatto naturale, essenziale (come lo è l’essere sociale, politico, faber, simbolico, ecc.).
Diamo per scontato che questo Altro è personale, perché l’Essere supremo non può essere inferiore all’essere umano che da lui dipende. Possiamo allora parlare di azione di Dio/essere Supremo e di reazione dell’uomo, di risposta ad una chiamata che è la creazione di ciascuno di noi.
Come detto precedentemente, solo l’uomo tra gli esseri corporei possiede una mente spirituale, e può conoscere e amare liberamente se stesso ed il prossimo e Dio.
4.2 Tipi di essere supremo/Dio: immanente e trascendente
Si può dire che nella religione ci sono sempre entrambe le dimensioni perché Dio è immanente all’uomo per ciò che ha in comune con lui, e trascendente per quello in cui è diverso. Entrambi gli aspetti possono essere sopravvalutati l’uno a scapito dell’altro, incorrendo in due riduzionismi. Se si afferma solo la trascendenza, Dio diviene lontanissimo, non si interessa agli uomini, non è amore per essi; se si proclama solo l’immanenza, Dio siamo noie si approda alle religioni del potenziale divino insito nell’uomo (religioni del potenziale umano) oppure la panteismo.
Ma va sottolineato che parlare di religione del sé o del potenziale umano è contraddittorio. Per comprendere questo asserto, conviene ricordare la differenza ed il rapporto tra etica e religione. Possiamo dire che l’aspetto formale dell’azione etica è in rapporto al bene dell’uomo, all’uomo ideale, all’autoperfezionamento dell’uomo stesso. Il codice etico quindi è fatto perché l’uomo raggiunga la propria perfezione. L’aspetto formale dell’azione religiosa invece è il rapporto dell’uomo con Dio. Religione è quindi il codice di istruzioni per raggiungere la persona perfetta che è Dio. Tuttavia qualsiasi azione religiosa è anche etica e viceversa. Infatti quando si scrive la propria vita (= il nostro agire) il senso da darsi alle singole frasi è inserito in un inizio ed una fine della storia che corrispondono alla visione che si ha di Dio.
Etica e religione quindi, si rinforzano vicendevolmente, poiché l’autorealizzazione dell’uomo spinge verso la società con gli altri e con l’Altro e perché dio vuole la perfezione delle sue creature.
Nelle religioni del potenziale umano l.’autoperfezionamento viene inserito nella natura di Dio, cancellando la sua perfezione e dunque la sua divinità. Ma riducendo Dio all’uomo ideale, si riduce la religione all’etica, come proponeva Kant. Si ha quindi un’etica senza un riferimento intrinseco al trascendente. Quindi ciascuna frase della storia che è la nostra vita è atomizzata non ha senso inserita nella storia ma solo in sé e quindi, come vedremo più avanti si arriva alla disarmonia, alla non unione nell’uomo.
Inoltre, l’autoperfezionamento umano, le tecniche utili per realizzare le nostre potenzialità, diventano mezzi di autosalvezza, mezzi per ottenere la felicità suprema. Restando alla pretesa. E senza valutare i risultati, il che appartiene alla metodologia sociologica, è doveroso ammettere la definizione di religione utilizzata in sociologia che considera religione “l’esistenza di un movimento sociale che proponga risposte che non siano puramente empiriche o scientifiche (e filosofiche) alle questioni fondamentali degli uomini sulla loro origine e sul loro destino”.
E’ esperienza comune che, pure quelle persone fortunate che hanno raggiunto la pienezza di beni materiali, psico-fisici (salute) e spirituali (successo, amore) costatano di non possedere il Bene, la felicità, e di non poter fugare il male di cui avvertono, se non la presenza, almeno la minaccia.
Perciò queste persone che dovrebbero sentirsi soddisfatte cercano qualcosa di superiore, cercano, spesso a tentoni, il legame con Dio attraverso un movimento circolare dove la conoscenza porta ad amarlo di più e l’amore a conoscerlo di più; dove si persegue una identificazione con l’Amato attraverso un uscire da se stessi, un’estasi, una donazione. Queste persone scoprono con sorpresa che la donazione è la felicità, che l’altruismo è felicità, e non l’egoismo che si prospettava. Donandosi ci si realizza. Sembra paradossale, ma la vera persona pratica è quella mistica[16].
Invece, coloro che tentano con le proprie forze di raggiungere la pienezza spirituale devono, come primo passo, eliminare i difetti corporei, psichici e spirituali. Perciò si fa ricorso a tecniche per guarire se stessi, per cancellare il male morale insito in noi (il cosiddetto “peccato”), non di rado ignorandolo oppure trasformandolo in semplice “errore” (come fa la gnosi antica e moderna).
Religione del sé è anche un termine contraddittorio dal punto di vista della logica perché lo è un legame con se stesso. Allora si può parlare di religione soltanto a patto di portare a galla lo sdoppiamento tra la mia realtà e l’immagine ideale, ossia la non unità, la disarmonia.
5 condizioni necessarie per considerare il MF una religione
Definito cosa sia la religione, possiamo ora accostarci al MF per vedere se ci sono le condizioni necessarie e sufficienti per definirlo una religione.
5.1 Scambiare un fine parziale in fine assoluto; il controllo e la conoscenza di sé nella felicità assoluta
Questo pericolo di assolutizzazione incombe su tutte le tecniche corporee. Infatti, coordinare i movimenti, compierli senza sforzo con il massimo dell’efficienza, raggiungere un’armonia psicosomatica, significa ottenere una certa autorealizzazione , un benessere psico-fisico che non è poco, ma che non è tutto, tranne che per le persone che previamente hanno compiuto tale riduzionismo.
In questi ultimi anni con il diffondersi (anche positivamente) di nuove tecniche che sottolineano l’unità psicosomatica e la corrispondente dinamicità (contro il dualismo) è molto facile cadere nell’eccessiva focalizzatone di ciascuna tecnica, assolutizzandola come risolutiva di tutte le aspirazioni dell’uomo.
5.2 Chiudersi nell’unità psicosomatica e nella sua dinamicità
Visto da questo punto di vista, il concepire l’unità psicosomatica e la sua dinamicità non solo come slegate o indipendenti dagli effetti della tecnica (la tecnica infatti è semplicemente considerata una terapia per sviluppare il proprio potenziale), ma come chiuse a qualsiasi legame o dipendenza, trasforma la tecnica in qualcosa di autosufficiente, di assoluto, in una parola, di religione (del potenziale umano).
In tale modo, la tecnica per guarire ed educare l’uomo verso l’armonia con se stesso e con gli altri propone risposte che non sono puramente empiriche, scientifiche (e filosofiche) alle questioni fondamentali degli uomini sulla loro origine e sul loro destino.
Questa, per esempio, è l’evoluzione che hanno avuto Scientology, Mahikari e Ivi giungendo a ripiegarsi in nuovo movimento religioso (NRM).
Interessanti sono, a questo riguardo, le domande che pone Vernette per distinguere nei gruppi in formazione, ciò che è degno di approvazione da ciò che è inaccettabile. Le domande sono: “il guaritore utilizza i poteri che gli sono stati donati per ridurre le persone a una condizione di dipendenza per alienare la loro libertà di pensiero? Pretende di guarire tutto?L’azione dei suoi interventi è sempre completamente positiva? Approfitta delle proprie facoltà per fondare una nuova religione? Utilizza indebitamente la promessa di guarigione quale richiamo per farsi pubblicità? (…) Nell’organizzazione del gruppo, il leader è autocratico o rispetta le persone? Da dove giunge il denaro? Chi ne controlla l’impiego? In quali mani giace il potere effettivo? Quale margine di libertà interiore è concesso agli adepti?”.
5.3 Considerarlo uno “stile di vita” onnicomprensivo
Da quanto detto nei punti precedenti, ne deriva che se per stile di vita si intende qualcosa di limitato in ambito psicosomatico, religione non è. Se per stile di vita si intende qualcosa che riguardi tutte le componenti della persona, allora lo è. Si tratta, come è palese, di un trasferire il modo di pensare olistico nel campo dell’educazione psicosomatica (che resta nel campo delle prospettive) al campo dei contenuti in modo che tutto diventa psiche e soma umani.
6 - Dove è ora il MF
Nelle ultime riunioni internazionali, parlando dell’evoluzione del MF in generale, ci si è chiesti: how do we now stand? Qui ci chiediamo how do we now stand nei rapporti MF/religione?
E’ molto importante che a questo riguardo si parli con un linguaggio comune per non dare adito a fraintendimenti, anche se sappiamo che per Feldenkrais “la parola è un formidabile ostacolo all’autoconoscenza”[17] e non ha molta fiducia nelle parole, in quanto per lui non hanno un significato in se stesse ed esprimono piuttosto la creatività di chi parla. Anche per questo si possono notare nel MF alcuni elementi dell’idealismo filosofico e dell’ideazione creativa della New Age. E poi ci vuole almeno un certo consenso sul significato dei termini impiegati, magari ammettendo in essi una certa flessibilità o analogia. Quindi riteniamo importante che all’interno del MF stesso si apra un a discussione su MF e religione senza paure di affrontare questo tema.
Spesso non si vuole approfondire questo argomento per paura che riconoscendo la non opportunità di integrarlo con la religione, questo, impedisca un suo lecito contributo alla psicologia, educazione fisica, arte, attività queste che nella concezione di numerosi clienti e MF practitioners vengono identificate con le religioni del potenziale umano.
Ci sono degli indizi che manifestano l’ “affinità” con l’ “humus” New Age[18], (basti ricordare il successo di Moshe Feldenkrais ad Esalen e l’ambito culturale in cui si muoveva), e qui c’è il rischio che il MF faccia qualche scivolone, anche se collaborare attraverso la propria professione con sistemi filosofici e dottrinali diversi dai propri non significa condividerli; e comunque lo scambio rispettoso di idee ha sempre arricchito tutti.
Ecco alcuni indizi, e solo indizi per ora, che potrebbero elencarsi:
1 Il successo di Feldenkrais a Esalen, tenuto conto dell’ambiente culturale ivi dominante;
2 l’uso improprio, da parte di strutture che collaborano con practitioners Feldenkrais, del nome “terapia”, invece che “sistema educativo”;
3 L’uso del MF fato dai seguaci di Osho. Costoro ricercano con grande rispetto l’unità tra oriente ed occidente. Va però detto che la combinazione fatta nell’ “Osho Movement Integration Training”[19], tra meditazione e MF passa da una giustapposizione religione/MF ad una integrazione. Tuttavia da quanto visto in Italia nel libretto “Attività” di Osho Misto, si è notato uno sforzo verso la comprensione delle altre religioni. Infatti se nel 1995 la spiegazione della pratica del MF era integrata nel pensiero di Osho[20] in modo evidente, l’anno successivo includeva solo parole di Feldenkrais. Sembra però che sia cambiato soltanto il modo di descriverlo e non l’uso fattone. Infatti, da quanto dice Osho[21], vi è una prima fase non considerata crescita spirituale ma preparazione del terreno, fatta attraverso l’inglobamento dei metodi terapeutici occidentali (in cui il MF è incluso, e si noti col nome “terapia”) ed una seconda fase nella quale, di fatto viene integrato ed assunto da Osho nel proprio sistema religioso. In questo modo il MF, in accordo con il sistema filosofico delle religioni del potenziale umano diventa religione.
4 La proiezione di video di J. Campbell nei breaks durante i corsi avanzati, in quanto vi si trova, nel suo modo di parlare delle religione, un’analogia col pensiero di Feldenkrais;
5 L’invito di discepoli di Campbell e di altri intellettuali di tendenze New Age come relatori nei Feldenkrais meetings;
6 l’uso di “guided vision sharing process” per diventare “visionare leader” ai convegni internazionali del MF;
7 Il fatto che il MF sia stato listato erroneamente insieme ad alcune sette in Austria; forse in seguito ad un cattivo uso da parte di qualche practitioner;
8 L’essere stato considerato religione da parte di qualche practitioner con problemi psicologici in Australia (e questo solleva la seguente domanda: è giusto dare a tutti senza alcuna eccezione il diploma? Anche su questo stanno lavorando gli organismi internazionali del MF).
9 Il fatto che il MF abbia attirato l’attenzione di studiosi del New Age come Massimo Introvigne, J. Vernette, che lo cita in due suoi libri[22], e Wouter J. Hanegraff. L’ultimo autore, in un’opera che può essere considerata il più completo ed incisivo studio critico sulla “religione” New Age come movimento intellettuale, al capitolo Healing and personal growth, fa una distinzione tra Human Potential Movement e Holistic Health. Feldenkrais è inserito all’interno di Holistic Health[23].
10 - Il fatto che alcuni insegnanti considerino il MF come il più sofisticato strumento occidentale per portare l’amore agli altri.
11 - L’inserimento del nome di Dio in giochi di parole, chiamati indebitamente preghiere, nella pubblicità di alcuni corsi.
12 Il dire che si sta trasformando in uno stile di vita, ovviamente nel secondo senso citato prima.
13 - Il fatto che su Internet il MF sia stato citato ottantadue volte insieme al New Age, in Somatics Opinion New Age Mall: Resources: The Feldenkrais Method, ed alcune volte se ne parla come inteso da Feldenkrais, ossia come sistema educativo, altre come terapia[24]. Inoltre è segnalato in New Age Directory Ca-Feldenkrais[25].
Siamo consapevoli che il punti sopra elencati sono nient’altro che indizi, ma servono a mostrare una tendenza. Pure chiazze di umidità sparse qua e là non sono ancora in rio, ma servono ad indicare ciò che c’è sotto, quale direzione segue e dove affiorerà in superficie .
Qualcosa si sta muovendo nella direzione da noi auspicata dal momento che recentemente la Guild Italiana ha inserito nella descrizione del MF che “il Metodo Feldenkrais non ha alcun legame con movimenti religiosi esoterici o politici. E’ un processo di apprendimento e di educazione, ed è insegnato da professionisti riconosciuti dalle relative associazioni professionali”. Si spera inoltre che l’Associazione Italiana sia forte e mantenga la definizione del metodo come sistema educativo e non trasformi in terapia.
Negli organismi internazionali la questione è stata sollevata, si pensa comunque che sia importante raccomandare che:
- all practitioners, assistant trainers and trainers emphasize in their published material and activities that the MF is indipendent from any particular religious or spiritual perspective and also should not be introduced or considerered as a part of the so called New Age movement.
- The same statement to be added in the “Code of Ethics” and also in the “Standard of practise of the method” documents as in Italy.
- Feldenkrais practitioners do not teach or promote the MF as integrating element intrinsic to other methods, theories or worldviews commonly associated with the so called New Age or any other religion.
Dopo aver riconosciuto che ci si è cominciato a muovere nella direzione giusta, si deve aggiungere però che tale mossa è insoddisfacente perché non spiega le ragioni del perché tener distinto il MF e le religioni. Il nostro “paper” propone invece delle ragioni che possono rappresentare la piattaforma di un’ulteriore riflessione.
Ovviamente il problema di fondo risiede nel sapere cosa la maggioranza di persone del mondo Feldenkrais considera una religione. Da tale concetto dipende l’atteggiamento da tenere nel problema che ci riguarda. Infatti, chi fa della religione una scelta di vita, sarà molto sensibile al problema e desideroso di poter vivere la propria fede senza che una tecnica diventi un ostacolo verso di essa (ma invece pur distinguendosi dalla fede aiuti a migliorare alcuni aspetti della persona); mentre chi considera la religione più o meno un “optional”, non solo non è interessato al problema, ma nemmeno capirà che dopo tutto, alcuni atteggiamenti che egli chiama non religiosi, di fatto lo sono. E qui … la questione rimane aperta.
7 Conclusioni
Il MF è una tecnica geniale per aiutare l’uomo moderno a rientrare in se stesso e per migliorare la funzionalità, l’armonia del movimento, ma non è in grado in se di andare oltre. Perciò è doveroso e leale non creare false aspettative nelle persone trasformandolo in una tecnica che dà il benessere assoluto. Va ricordato che questo metodo sottolinea aspetti dimenticati da un’educazione dualista, e che lancia una sfida verso una nuova educazione della “corporeità”, e quindi della “psicosomaticità”, e questo va tenuto in grande considerazione.
Allargando questo discorso e sconfinando dal MF alla sua base antropologica, da quanto detto precedentemente risulta necessario sviluppare una antropologia che completi quella di Feldenkrais, che sia quella dell’unità dell’uomo e della molteplicità di funzioni, quella dell’unità duale, ben lontana sia dai monismi che dai dualismi. Una antropologia completa, comunque, richiede anche di tener conto, come si è detto della dimensione religiosa dell’uomo. Perché l’autorealizzazione di sé non si chiude in sé, ma si apre e si trascende verso l’Altro e verso gli altri. Quindi il MF non deve chiudere le porte alle religioni, ma nemmeno spalancarle perché entrino; ossia deve rispettare qualunque credo, dottrina, ma non assumerne una sua. Solo così resterà fedele alla volontà del suo fondatore e alla natura dell’uomo che egli intendeva servire.
Questa relativa autonomia del MF rispetto alle religioni, tuttavia, non ci getta nel relativismo religioso. Non implica, infatti, che qualunque religione porti ad una vera realizzazione dell’uomo. Questo compito esula dalle competenze del MF e dell’antropologia stessa, mentre appartiene alla filosofia della religione. Una vera realizzazione dell’uomo, non implica neppure che si deva perdere la specificità di ciascuna religione per arrivare ad un sincretismo religioso.
Pensiamo che ancora una volta ci troviamo davanti al problema che si pone l’uomo quando si rende conto della propria limitatezza e finitudine e nello stesso tempo ha un desiderio di trascendenza e, pensando, si domanda “come coniugare unità e molteplicità, come preservare la prima senza soffocare la seconda (che è invece la perenne tentazione sincretista e monista), come rispettare la seconda senza frammentare la prima (che è l’esito del dualismo)…”[26]. La nostra risposta personale a tutto questo è “l’unità duale, che è altrettanto distante dal monismo e dal dualismo puri e semplici, come da quel goffo tentativo di sintesi che è stato descritto come ‘un dualismo su uno sfondo monistico’. In termini religiosi, il problema consiste nel conciliare e nel rispettare l’immanenza e la trascendenza divine, la materia e lo spirito, l’orizzontalità e la verticalità, l’uguaglianza e la gerarchia; conciliazione che raggiunge la sua vetta in quell’unicum che è il Dio incarnato, Gesù, con le sue due vere nature divina e umana- nell’unica persona quella divina -, e col suo programma di essere nel mondo senza essere mondani, in un mondo che di per sé è buono e non un carcere dove si è caduti”[27]
[1] Nella relazione/paper da adesso in poi con MF si intende Metodo Feldenkrais, con Feldenkrais si intende Moshe Feldenkrais.
[2] A questo riguardo è interessante notare che nei vari organismi legislativi nazionali, non esiste ancora un inquadramento preciso per il MF, e questo crea una tendenza, una spinta a volerlo classificare come medicina naturale, olistica, ossia come terapia.
[3] j. vernette, Il New Age, Paline, Milano 1992, p. 36.
[4] A questo riguardo, per rimanere fedeli a MF si auspica che in futuro questa professione abbia un albo professionale di tipo educativo.
[5] m. intreovigne, Storia del New Age 1962 1992, Cristianità, Piacenza 1994.
[6] m. feldenkrais, Il Metodo Feldenkrais, RED, Como 1991, p. 14.
[7] m. feldenkrais, Le basi del metodo perla consapevolezza dei processi psicomotori, Astrolabio, Roma 1991, p. 13.
[8] Ibidem, p. 18.
[9] Ibidem, p. 75.
[10] m. feldenkrais, Il metodo Feldenkrais, p. 24.
[11] m. feldenkrais, Il metodo Feldenkrais, p. 24.
[12] Ibidem, p. 24.
[13] Quello che afferma che siamo energia spirituale e che spesso ci spinge a dire che siamo angeli e persino dèi.
[14] A questo riguardo cfr. a. macintyre, After Virtue: a Study in Moral Theory, Duckwoth, London 1985 (trad. it. Dopo la virtù: saggio di teoria morale, Feltrinelli 1988), r. a. gahl, jr. , From the Virtue of a Fragile Good to a Narrative Account of Natural Law, fothcoming in “International Philkosophical Quarterly” (1997).
[15] Su questo argomento si veda j. villanueva, Intorno al body-mind problem, in “Acta Philosophica”, (1994), p. 143.
[16] In j. escriva, In God’s Household: Homilies, Sinag-Tala, Manila 1990: in a. del portillo, Epilogue: getting to the roots, p. 63.
[17] m. feldenkrais, Le basi del metodo per la consapevolezza dei processi psicomotori, Astrolabio, Roma 1991, p. 138.
[18] A questo riguardo, in accordo con Introvigne pensiamo che il New Age vada preso sul serio, ricordando che critica molti aspetti negativi del periodo moderno che meritano di essere criticati, soprattutto il mondo creato dai positivismi e dai razionalismi, il problema è che il modo in cui lo fa e le proposte che fa non sono la soluzione migliore.
[19] Corsi programmati nel 1995-96 in Antwerpen, Utrecht, Zolle, Den Haag, Leuven, Gent e Amsterdam.
[20] In Osho Miasto Attività si dice nella pagina di spiegazione del MF. “Feldenkrais è un metodo di lavoro sul corpo scoperto da Moshe Feldenkrais. E’ un sottile lavoro di energia… ti aiuta a sentire come fluire più facilmente, come lasciarti andare e non bloccarti. Quando capisci quest’arte la vita assume un colore differente. Una vita congelata è quasi morta. Una vita che scorre… è quasi come un fiume”. (Osho What is, is, What ain’t, ain’t).
[21] In Light on the path, § 16: “I metodi terapeutici occidentali non possono aiutarti a crescere spiritualmente, ma possono preparare il terreno”.
[22] j. vernette, Che cos’è il New Age, Sugarco, Carnago (Varese) 1992, p. 83 e Il New Age, Paoline, Milano 1992, p. 92.
[23] Cfr. w. j. hanegraff, New Age Religion and Western Culture (Esoterism in the Mirror of Secular Thought), Brill, Leiden (The Netherlands) 1996, p. 54.
[24] HTTP://WWW.NEWAGEMALL.COM/RESOURCE/FELDENKR.HTML
[25] HTTP://THENEWAGE.COM/NA/NA_D305.HTML
[26] j. villanueva, La New Age e le sue “teologie”, in “Acta Philosophica”, (1997), p. 160.
[27] Ibidem
Sono grata al prof. Javier Villanueva, docente di Filosofia dell’Uomo e di Filosofia della religione presso il Pontificio Ateneo della Santa Croce, che è stato l’”organizzazione”, l’armonia di questa relazione. Desidero ringraziare anche i professori: Robert A. Gahl, Jr., docente di Etica Filosofica presso lo stesso Ateneo, per i collegamenti con l’etica, la “teoria narrativa”, Feldenkrais e per i provocanti suggerimenti. Il prof. Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli per i vari suggerimenti e aiuti, incluso il fatto di poter partecipare a questo convegno. Infine desidero ringraziare: Isobel Camp e Donald Asci per la traduzione; il prof. Klaus Limburg per l’incoraggiamento; Beatrice Porru e Paolo Asso che, considerando i problemi analoghi nel teatro, hanno sollevato idee interessanti.