CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
www.cesnur.org

Il ritorno del vampiro

di Stefano Priarone (da “Il Secolo XIX” del 24 agosto 2007)

C’era una volta il vampiro. Vestiva in frac, viveva in antichi castelli, si trasformava in pipistrello e beveva il sangue di ingenue fanciulle.
Era il vampiro moderno, nato con il romanzo Dracula di Bram Stoker e poi diffuso al cinema prima da Bela Lugosi negli anni Trenta e poi da Christopher Lee negli anni Cinquanta e Sessanta.
Dracula viene sconfitto dalla modernità positivista, da uomini di scienza e ragione come Abraham Van Helsing e il dottor Seward.
L’aristocratico deve cedere di fronte alla borghesia.
Così il vampiro nell’immaginario è rimasto per decenni un nobile in abito da sera in cerca di caste fanciulle alle quali bere il sangue, sempre distrutto dagli umani.  
E davvero attraente: Mina Harker di Dracula era davvero la vittima indifesa del Conte, o ne era in fondo affascinata? Per chiunque abbia visto il film di Francis Ford Coppola “Dracula di Bram Stoker” la risposta non può che essere la seconda.
C’era una volta Dracula, ma c’è ancora, visto che il regista Jan de Bont (Speed) sta per produrre una sorta di sequel ufficiale di Dracula, scritto da Ian Holt (attore e grande studioso dell'opera di Stoker) e Alex Gallant. Holt ha anche avuto il permesso di consultare alcuni manoscritti originali dell’autore di “Dracula” conservati presso il Museo Rosenbach di Filadelfia. 

Il titolo provvisorio è The Undead (Il Non-Morto) e gode dell'approvazione ufficiale della Fondazione Bram Stoker. Si tratta non di un sequel del film di Coppola, ma di una continuazione del romanzo di Stoker (cosa che peraltro, visto che la pellicola di Coppola è molto fedele al libro, fa poca differenza).
E’ambientato venticinque anni dopo Dracula e narra le vicende dei sopravvissuti del romanzo (Van Helsing), Jonathan e Mina Harker) e con le new entry ispettore  Cotford e Quincey, il figlio di Mina e Jonathan.
Ancora ignoto il cast, mentre anche Johnny Depp pare affascinato dai vampiri, visto che, lasciati gli abiti del pirata Jack Sparrow, interpreterà il vampiro Barnabas Collins nel film Dark Shadows, ispirato alla celebre serie televisiva degli anni Sessanta (che già aveva avuto uno sfortunato remake sul piccolo schermo nei Novanta).  
Con The Undead, tornerà il vampiro classico? Forse, più probabilmente il Dracula di The Undead sarà un non-morto contaminato dalla postmodernità.

Il vampiro posmoderno. Dagli anni Settanta, infatti, qualcosa è cambiato per sempre: la scienza non è più divinizzata come a inizio secolo, ci sono state due guerre mondiali, gli orrori dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki, i lager e i gulag, la modernità non è più vista come solamente positiva.
E uno squattrinato scrittore poco più ventenne decide di portare il vampiro nell’assonnata provincia americana, facendogli abbandonare i polverosi castelli. Si chiama Stephen King, il romanzo esce nel 1975 (il secondo da lui pubblicato dopo Carrie dell’anno precedente), si intitola Le notti di Salem (‘Salem’s Lot in originale) ed è, secondo la definizione dell’autore, “una Peyton Place con i vampiri”, una rivisitazione del mito vampirico fra Dracula e gli amatissimi (da King) fumetti horror della EC Comics (molto letti dai ragazzini e molto detestati dalla censura negli anni Cinquanta).
In una classica (immaginaria) cittadina statunitense del suo amato Maine (‘Salem’s Lot, appunto) arriva il vampiro Kurt Barlow e inizia a vampirizzare i suoi abitanti, che diventano schiavi del non – morto.
“Non avevo dubbi che la mia versione del conte Dracula avrebbe sbaragliato i patetici rappresentanti del mondo razionale”, scrive King. Ma poi i personaggi gli prendono la mano, e a Barlow si oppongono tre delle sue migliori creazioni, nient’affatto “patetiche”: lo scrittore Ben Mears, alter ego dell’autore, il ragazzino Mark Petrie e Padre Callahan, sacerdote cattolico che, come dice il suo cognome (Callahan è il cognome originale del Callaghan di Clint Eastwood), è un vero duro e non ama le riforme del Concilio Vaticano II.

Le notti di Salem è il primo grande successo di King e ancora adesso uno dei suoi libri migliori, più autenticamente kinghiani: ci sono già alcuni temi che ricorreranno nei romanzi successivi, come la provincia americana nelle sue miserie e nella sua vitalità, lo scrittore doppio dell’autore, i ragazzini che lottano contro il Male.
Da alcuni mesi è in libreria una nuova edizione del romanzo edita da Sperling & Kupfer: è ritradotto da Tullio Dobner, da un quarto di secolo voce italiana del “re dell’horror”, è illustrato, contiene due racconti (Il bicchiere della staffa e Jerusalem’s Lot), sempre ambientati nella città, ci sono scene tagliate o modificate (Callahan, ad esempio, non viene sconfitto da Barlow per poi ritornare trent’anni dopo ne I lupi del Calla, ma muore fra mille tormenti), e una nuova introduzione e postfazione dell’autore. In pratica, è come le “versioni estese” in DVD dei film.
E’ con Le notti di Salem che il vampiro diventa postmoderno: se Barlow è ancora l’Altro, l’essere oscuro e minaccioso,  nello stesso anno esce Intervista con il vampiro di Ann Rice, primo libro delle sue Vampire Chronicles, tutte viste dalla parte dei vampiri, con protagonista l’affascinante non – morto Lestat. 
Essere vampiri è diventato “figo”:  vivi per sempre, dormi di giorno, vivi di notte, è quasi uno stile di vita.
Persino il film di Coppola, pur se fedelmente tratto dal romanzo di Stoker, non può non presentare un Dracula con connotati postmoderni (è lui la star, gli piace andare al cinema, la nuova invenzione, tutti gli altri sono scialbi al confronto).
La serie televisiva Buffy The Vampire Slayer è frutto di questa rinnovata visione dei non – morti:  non a caso l’eroina Buffy, pur combattendoli, si innamora di due di loro: del “vampiro buono” Angel e di quello “bello e dannato” Spike.
Adesso su canale Fox di Sky va in onda la quinta e ultima stagione di “Angel”, spin-off di Buffy, con Spike nel cast: due vampiri, uno “buono ma con un lato oscuro” (Angel) e uno “bastardo ma con un lato buono”, che (giustamente) non si sopportano.
Angel e Spike sono gli archetipi di due tipi maschili che da sempre piacciono alle donne, due tipiche fantasie femminili (specie Spike), Buffy non poteva non esserne sedotta.
Perché il vampiro, postmoderno e non, è tremendamente sexy, come si vede anche nella saga Twilight di Stephenie Meyer (della quale sono usciti da Fazi i primi due romanzi), con la disperata storia d’amore fra Bella e il vampiro Edward.
Il vampiro adesso è l’eroe: può essere crudele, può essere malvagio, ma non si può evitare di esserne attratti.
Dracula ha sbagliato epoca: se fosse venuto nella Londra del XXI secolo, nessuno lo avrebbe combattuto. Sarebbe stato il re delle feste, più di Kate Moss o Paris Hilton, e tutti avrebbero voluto essere come lui.