Massimo Introvigne, Il dramma dell'Europa senza Cristo. Il relativismo europeo nello scontro delle civiltà, Sugarco, Milano 2006.
Ha scritto 40 volumi in materia di religioni contemporanee, pubblicato centinaia di articoli. Massimo Introvigne è uno dei più rispettati sociologi della religione in sede mondiale. Crede e studia, viaggia e si confronta. Compare nelle principali bibliografie sulla questione religiosa e partecipa ai simposi mondiali con un piglio fondato su proposizioni principali, elaborato con scarsissimi condizionali. Quando scrive è dichiaratamente apologetico, quando discute è scrupolosamente ironico fino al limite in cui la fedeltà al credo e alle ragioni intorno alla propria fede debba, forzatamente, lambire una non sfumata scontrosità.
Introvigne partecipa ad una predicazione in profondità, denuncia la deriva relativista del laicismo e di una malintesa laïcité di sigillo francese. Di quella laicità prevista in conflitto con la religione preferibilmente cattolica. Di quel relativismo secondo il quale tutto è egualitariamente identico e multiculturale, ogni religione e ogni civiltà è aritmeticamente uguale ad un’altra, ogni valore, una volta dichiarato, diventa paritario a un altro, stracciando, d’un colpo, la radice su cui si fonda la storia di persone e di terre.
Introvigne ripete: la religione cristiana è più uguale delle altre e le civiltà non sono ipocritamente tutte sullo stesso piano, alla stessa graduatoria. Non è ammissibile, del resto, (ribadendo Ratzinger), che una religione s’imponga con il sangue. Introvigne analizza il culmine del pericolo, il tentativo reiterato e finora riuscito di negare all’Europa la radice cristiana, secondo una presunta tolleranza delle cosiddette costituzioni laiche verso ogni fede, in verità secondo il disegno calcolato e convergente, dall’alto e dal basso, della volontà di un’eliminazione della cristianità. Probabilmente a causa del rimorso, forse meno a causa del potere. Del rimorso che pretende di esistere per aver scelto il male invece del bene, per il gusto iperbolico di incontrare il diavolo anziché il Signore. A tratti, accade che l’uomo tenda a esperimentare mali che reputa nuovi e reversibili e invece sono antichi e immobili.
Massimo Introvigne disegna la lunghezza dell’attacco, avverte i cattolici, svela le tagliole collocate da una cattiva storia, i falsi luoghi comuni di una cattolicità retriva alla scienza. Basterebbe confrontare i documenti reali della storia reale e non incantarsi alle mistificazioni dettate dalle scuole false delle ideologie e delle fedi violente.
L’autore è tra i fondatori di Alleanza Cattolica, associazione di mille anime, fortemente preparata e motivata a dichiarare una militanza cristiana fino al confine della politica, sorta di gruppo d’élite in difesa degli assalti relativistici venuti avanti, in questi anni, subdolamente, da diversi fronti. Dal fronte fondamentalista musulmano, spesso evidente e qualche volta mascherato da un relativismo in cui Marx e Maometto si alleano contro un Occidente insegnato come nemico dei poveri, preferibilmente contro l’Amerika con la k, nei confronti della quale l’idea della forza viene confusa, sempre, in un’attività permanente di potenza.
Introvigne non si rifugia in diagnosi leggere, in dubbie consolazioni. Ritiene che la partita sia avanzata e il terreno molto eroso. Un’inversione di tendenza sarebbe possibile, con la cura drastica delle verità religiose, con l’interpretazione, anche plastica, della missione, alzando la mano ogni volta che si evoca una presenza e una responsabilità del cristianesimo. A Introvigne piacerebbe scorgere testimoni emergenti in questo modo, ogniqualvolta si nasconde la fede: “Che volete dire di Cristo? Dite a me, che sono cristiano!”. Un recupero in extremis della radice cristiana d’Europa si potrebbe, introducendo il concetto di economia religiosa, intesa come investimento di una maggiore competitività della fede. La religione più esigente è la religione più competitiva. La religione, cioè, che chiede di più e non si lascia andare a una generica accoglienza, a un lasciar fare, trasversale e quotidiano.
Fuori da un impegno aperto e coraggioso, cala la luce cristiana del nostro tempo. Con una temibile tempestività, Massimo Introvigne cita i pensieri di due uomini politici, prima dei conflitti mondiali. Edward Grey, ministro degli Esteri britannico, alla vigilia della tragedia del 1914 diceva: “Le lampade si stanno spegnendo in tutta Europa e nella nostra vita non le vedremo mai più accese”. Alcuni anni dopo, alla vigilia della seconda guerra mondiale, Winston Churchill scriveva alla moglie. “Un’ondata di follia ha sconvolto la mente della cristianità”.
Potrebbero confondersi, queste riflessioni di Grey e Churchill, tra le parlate delle nostre ore, tra i nostri silenzi, negli intraducibili vuoti tra noia e depressione, mentre da lontano ci viene incontro una foschia crescente e la terra cede sotto i piedi. Dal libro di Massimo Introvigne emerge una risposta alle nostre vacuità, alle nostre paure.
Massimo Introvigne Il dramma dell'Europa senza Cristo. Il relativismo europeo nello scontro delle civiltà Sugarco, Milano 2006 |