CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
www.cesnur.org

KOSOVO: ‘Così si rischia l’effetto domino

di Massimo Introvigne (il Giornale, 11 dicembre 2007)

Dove finisce lo spezzettamento della ex-Jugoslavia? Anche se Stati Uniti e la gran parte dell’Unione europea sottolineano il principio dell’autodeterminazione dei popoli, e sono quindi favorevoli all’indipendenza del Kosovo perché la maggioranza dei kosovari la vuole, è una domanda che prima o poi la comunità internazionale dovrà porsi.
Divisa quella che era la Jugoslavia in macro-regioni indipendenti, ci si è accorti che ognuna ha al suo interno micro-regioni dove prevalgono minoranze etniche o religiose. Cominciata la corsa verso l’indipendenza, ciascuna aspira a diventare Stato. Così il Kosovo, una provincia di due milioni di abitanti in maggioranza albanesi di religione musulmana – anche perché circa trecentocinquantamila serbi di fede ortodossa sono scappati dopo la guerra del 1999 – aspira a rendersi indipendente dalla Serbia e a diventare il terzo Stato a maggioranza islamica in Europa dopo Albania e Bosnia.
Ma il nuovo Stato del Kosovo avrebbe al suo interno una zona, a Nord del fiume Ibar, abitata in prevalenza da serbi, che domanderebbe a sua volta la secessione (così come la chiedono i serbi che vivono nei confini della Bosnia). Altri kosovari – più a Sud – non vogliono l’indipendenza, ma l’unione con l’Albania o con la Macedonia, una richiesta avanzata particolarmente da cristiani che non vogliono vivere in uno Stato musulmano sunnita. Per complicare ancora le cose ci sono kosovari, molti dei quali musulmani, che vivono entro i confini della Macedonia e che aspettano solo l’indipendenza del Kosovo per chiedere la secessione e fondarsi il loro staterello (con capitale Tetovo), che aspirerebbe poi a riunirsi al nuovo Stato kosovaro.
Una volta non solo iniziato ma proseguito a oltranza il processo indipendentista non c’è più limite. Quasi ogni entità grande come una nostra provincia potrebbe chiedere l’indipendenza, e acquisirla con una forte identità etnica e religiosa, costringendo alla fuga le minoranze o esponendole a rischi di pulizia etnica.
Si comprende come la Russia sia ostile all’operazione, non solo per solidarietà etnica e religiosa con i fratelli ortodossi serbi, ma perché all’interno della Federazione Russa restano entità musulmane come la Cecenia o il Daghestan dove, almeno per ragioni storiche, c’è chi chiede l’indipendenza con motivi più fondati del Kosovo. Ma si preoccupa anche chi nota come nelle moschee del Kosovo cresca l’influenza di imam rigoristi formati in Arabia Saudita, quando non sospettati di legami con il terrorismo.
L’applicazione del principio dell’auto-determinazione dei popoli crea sempre problemi complicatissimi, e non ci sono soluzioni facili. E tuttavia da una parte la domanda è lecita: dove ci si ferma nella divisione in staterelli dell’ex Jugoslavia? Dall’altra, conviene consigliare fin da ora a Prodi e D’Alema cautela nel mandare (come sembra vogliano fare) truppe italiane a impantanarsi in Kosovo nell’ennesimo rompicapo balcanico.