Non chiamatelo Camilleri. Se la sinistra ha Andrea Camilleri (una emme), il creatore del commissario Montalbano, anti-berlusconiano di ferro, il mondo cattolico ha Rino Cammilleri (due emme). Guardando alle classifiche dei best seller sembrerebbe non esserci partita tra i due romanzieri di origine siciliana – chi può battere Montalbano? –, nonostante Rino Cammilleri pubblichi spesso da Rizzoli o da Mondadori. Come sempre, però, i libri di autori cattolici sono sottovalutati nelle classifiche. Se si considerano i circuiti alternativi delle librerie cattoliche e dei movimenti, ecco che Rino Cammilleri appare come il romanziere più amato dal pubblico che va in chiesa, e alcuni suoi titoli reggono bene il confronto con il quasi omonimo con una emme sola.
Nato a Cianciana (Agrigento) nel 1950, dopo la laurea in Scienze politiche Rino Cammilleri ha iniziato una carriera universitaria, cui presto lo ha strappato la passione esclusiva per la scrittura. Ne sono frutto una sessantina di titoli fra romanzi, biografie, saggi e perfino fumetti e CD (la musica, vecchia passione, sembrava abbandonata ma ora ritorna). I lettori del Giornale lo conoscono per la rubrica quotidiana dei santi del giorno, e moltissimi frequentano ogni anno in tutta Italia le sue conferenze e conversazioni sempre acute e pungenti.
Cammilleri si definisce “un convertito (dagli entusiasmi sessantottini)”, e “uno scrittore”, senza aggettivi. Ma gli scrittori si occupano di politica? Sì, risponde Cammilleri, “anche uno scrittore ha i problemi di tutti, che, oggi, sono soprattutto il costo della vita sempre più insopportabile e la mancanza di sicurezza. Io sono un siciliano a Milano, città in cui stupri, scippi, rapine, omicidi sono talmente all’ordine del giorno che i giornali li relegano in box appositi: Milano nera: ieri tot rapine, tot scippi… E nel mio lavoro patisco l’egemonia culturale per cui non ci si chiede se un libro è ben fatto ma se è laico, democratico e antifascista”.
Nel suo ultimo romanzo Immortale Odium, che superficialmente potrebbe essere visto come un’analisi a soli due colori del dopo-Risorgimento (cattolici buoni contro laicisti cattivi), in realtà vi è una lettura molto più complessa di quell’epoca, perché ci sono cattolici estremisti che vogliono usare la violenza e nuocciono alla loro stessa causa ed esponenti dell’establishment laico che non vogliono lo scontro con i cattolici e anzi collaborano per il bene comune. E nel 2007? Quali sono le prospettive per una collaborazione fra laici non anticlericali e cattolici per un diverso governo e un diverso Paese? “Non è un caso – risponde lo scrittore – se alcuni tra i più acuti intellettuali italiani si sono messi a guardare alla prospettiva cattolica con inediti ammirazione e rispetto. Purtroppo sono pochi. Ma è maturo il tempo di riesumare il Patto Gentiloni, l’accordo voluto dal Papa san Pio X fra cattolici e liberali per le elezioni del 1913. I cattolici (che non sono pochi, come il referendum sulla legge 40 e il Family Day hanno mostrato) garantirebbero il loro voto a quei candidati sinceramente liberali che si impegnassero su quelli che il Papa chiama punti non negoziabili. Senza poi tradire con la scusa del mandato non imperativo, cioè del diritto di ogni parlamentare di cambiare idea rispetto al suo iniziale programma. Che, pur essendo previsto dalla Costituzione, ormai funziona come una vera truffa”.
Cammilleri vede una differenza fra i vecchi laicisti del suo romanzo e quelli di oggi. “I laicisti ottocenteschi non erano atei e non si sarebbero mai sognati di introdurre leggi anticristiane. Erano solo anticlericali. L’odierno libertinismo di massa avrebbe fatto loro semplicemente orrore”.
Un libro di Cammilleri molto caro al popolo cattolico s’intitola Fregati dalla scuola. Che cosa non va nella scuola del ministro Fioroni? “Tutto – secondo il severo giudizio dello scrittore –: quasi ovunque ormai si insegna solo il più vieto conformismo politically correct. E il ministero è un baraccone napoleonico che ormai siamo rimasti praticamente gli unici in Occidente a mantenere”. Cosa potrebbe fare il centrodestra? “Io abolirei tout court il ministero e darei più spazio all’autonomia di ogni istituto e alle scuole libere. Lo Stato dovrebbe limitarsi solo alla supervisione nei limiti della Costituzione e del Codice penale”.
E Veltroni? Si presenta come l’unico capace di ridare all’Italia una politica della cultura. Che cosa c’è dietro? E come può rispondere il centrodestra? Per Cammilleri “la sinistra è sempre stata abilissima dispensatrice di circenses, e in Italia ha egemonizzato il mondo dell’arte. Non credo che un ‘buon governo’ dovrebbe imitarla, anzi ci vuole meno Stato nella cultura e più Stato nelle strade. Meno notti bianche e più strade sicure. Senza paura dell’accusa di populismo”.
Nel titolo dell’ultimo saggio di Cammilleri, quasi un remake delle Lettere di Berlicche di C.S. Lewis, un “diavolo custode” dispensa “consigli per andare all’Inferno senza passare dal via”. Cosa consiglierebbe il diavoletto al governo Prodi? “Di continuare così”. E Cammilleri invece cosa consiglia al centrodestra per incrementare la sintonia con il popolo dei suoi lettori? “Una battaglia che il centrodestra potrebbe fare sua è quella per l’applicazione rigorosa della 194. Questa legge dice che si può ricorrere all’aborto solo in caso di grave pericolo per la salute psicofisica della donna. Invece oggi si ricorre all’aborto come anticoncezionale. Certo, da cattolico sono contrario alla legge in sé; ma su questa proposta potrebbero convergere anche molti laici. Non mi piace, invece, chi nel centrodestra insegue la sinistra: per esempio, quando è stato proposto il ritorno agli esami di riparazione anche nell’allora Casa delle libertà si sono sentiti slogan sul sacro diritto degli studenti di passare comunque l’estate in vacanza. Tra le tante libertà non ci dovrebbe essere per chi va a scuola la libertà di non studiare”.