Gli apprendisti stregoni del governo Prodi, che pensano di  rendere più facile l’ingresso e più difficili le espulsioni degli immigrati,  meditino sull’operazione della Squadra mobile di Brescia, che ha sgominato una  banda nigeriana che operava da Torino a Caserta. Quelle che sembravano  “confraternite” religiose o magiche – con tanto di tuniche azzurrine e riti  d’iniziazione in cui si beveva sangue – erano in realtà clan di una nuova mafia  che si alimentava continuamente di nuove reclute, attraverso il traffico  d’immigrati clandestini.
L’allarme è stato lanciato da tempo anche dall’Interpol. In  un’Italia già ricca di “mafie nostre”, arrivano con gli immigrati anche le  “mafie loro”: russa, cinese, nigeriana, colombiana, albanese, e chi più ne ha  più ne metta. Il caso di Brescia non è isolato. Spesso società segrete di tipo  magico e religioso, esaurita la loro funzione rituale in una società sempre  meno sacrale, degenerano in pure organizzazioni criminali. I riti perdono il  loro significato originario, e continuano a essere celebrati per intimorire gli  adepti più superstiziosi, o per imprimere nella loro mente la terribile serietà  di un patto di sangue e la certezza che chi lo tradisce muore. E’ il caso delle  società segrete cinesi, le Triadi, nate con una forte connotazione religiosa  che conservano di rado nel loro paese e quasi mai nella diaspora europea. I  processi celebrati anche in Italia, in Toscana, hanno mostrato che gli adepti  delle Triadi partecipano a riti di cui non capiscono più l’antico significato,  ma da cui si sentono legati come da forme impressionanti d’iniziazione  criminale. Spesso sono le donne immigrate a essere intimorite dal rito. Si  contano a decine i processi a organizzazioni che sfruttano la prostituzione  attraverso “sette” che praticano riti voodoo o altri culti sincretistici  africani o sudamericani. L’adepta è convinta che la maman o lo stregone cui si è legata possano farla morire se non  obbedirà loro ciecamente: e spesso l’oggetto di questa obbedienza consiste  nell’andare a prostituirsi sulle strade delle nostre città, magari a quindici o  sedici anni. Dalle stesse aree islamiche, certo accanto a organizzazioni  religiose genuine, sono arrivati santoni che si fanno chiamare all’uso africano  “marabutti” ma sono piuttosto farabutti, che celano dietro una maschera  religiosa traffici di droga, di clandestini e di prostitute.
Ho potuto seguire, come consulente delle forze dell’ordine,  diverse inchieste in cui anche la criminalità di casa nostra – contagiata dai  “colleghi” extracomunitari – ha fatto ricorsi a santoni sudamericani o africani  per intimorire i nemici (e gli amici) con riti di sangue, ben più drammatici  dei tradizionali giuramenti di mafia e di camorra. In Italia purtroppo non  mancano antiche e potenti organizzazioni criminali. Di tutto abbiamo bisogno,  meno che d’importarne di nuove grazie ai buchi nella rete delle leggi e dei  controlli sull’immigrazione.