Nell’udienza di mercoledì 8 agosto 2007 rievocando la figura di un grande padre della Chiesa del IV secolo, san Gregorio di Nazianzo (330-390) Benedetto XVI ha colto l’occasione per denunciare la teologia “politicamente corretta” che, anziché denunciare le malefatte dei governanti, predica una fede “politicamente utile”. È perché non accettava di predicare nel senso gradito agli uomini di governo del suo tempo che san Gregorio, eletto vescovo di Costantinopoli e come tale presidente del Concilio ecumenico, che si svolgeva in quella città, dovette subire “una forte opposizione” che lo indusse, dopo un discorso di addio “di grande effetto”, alle dimissioni.
Un commentatore malizioso potrebbe immaginare un riferimento a recenti vicende italiane, che in una settimana hanno visto dapprima il presidente del Consiglio salire in cattedra per dare istruzioni ai sacerdoti su quali temi devono trattare nelle omelie: in particolare, il dovere di pagare senza protestare le innumerevoli tasse del suo governo. C’è stato poi un fiorire di iniziative di giudici che, sulla base di testimonianze alquanto dubbie, sbattono mostri in prima pagina e accusano di abusi sessuali sacerdoti che, vedi caso, manifestano opinioni diverse da quella della sinistra. Infine, non è mancato un sermone di Eugenio Scalfari che indica nella Chiesa la radice di tutti i mali d’Italia e suggerisce anche lui per mettere a posto le cose (Prodi evidentemente ha fatto scuola) una teologia e una predicazione alternative a quelle proposte dal Papa e dai vescovi. Ma l’interpretazione sarebbe riduttiva: infatti, non c’è solo l’Italia. Anche in Cina un Paese di cui Benedetto XVI si è occupato in una recente lettera il governo sostiene una Chiesa scismatica che predica una religione “politicamente utile”. E in Venezuela il presidente Hugo Chavez minaccia la galera ai vescovi che rifiutino di sostenere pubblicamente il suo regime.
La Chiesa, tuttavia è il senso del discorso del Papa non si lascia imbavagliare. Proprio in questi giorni è stato presentato un fascicolo che raccoglie tutti gli interventi di Benedetto XVI contro il riconoscimento delle unioni civili come “piccoli matrimoni” aperti anche agli omosessuali, che si chiamino PACS, DICO o CUS. E a chi oppone le ragioni di un umanesimo laico a quelle della Chiesa nel discorso di mercoledì 8 agosto Benedetto XVI replica che “senza Dio l’uomo perde la sua grandezza, senza Dio non c’è vero umanesimo”.
Ma c’è anche dell’altro. Il monito che viene dall’esempio di san Gregorio di Nazianzo è rivolto anzitutto a quella teologia cattolica che accetta di giocare il gioco del “politicamente corretto” e. così facendo, si mette al servizio dei potenti privi di scrupoli, giustificandone le prevaricazioni e le cattive leggi. Oggi come nel IV secolo la strategia di questi teologi consiste nel presentare la fede come qualche cosa di molto complicato. Ed è attraverso quelle che il Papa chiama “complicate speculazioni” che i teologi al servizio del potere politico confondono i fedeli. Il vero teologo, invece, presenta la dottrina cattolica come semplice e alla portata di tutti, e spiega in termini chiari e accessibili “alla nostra ragione” anche le “meraviglie del mistero rivelato”. Chi siano oggi i teologi “politicamente corretti” che ingannano il popolo cattolico non è esplicitato nel discorso di Benedetto XVI. Ma una lettura delle cronache e delle opposizioni che incontrano il suo insegnamento e i suoi documenti mostrano che non vanno cercati molto lontano.