No. Sia il video BBC che la presentazione di Santoro hanno confuso processo canonico e diritto civile, e segretezza del processo e segretezza del delitto. L’istruzione Crimen sollicitationis del 1962 e la lettera De delictis gravioribus firmata dal cardinale Ratzinger nel 2001 impongono che il processo canonico si svolga a porte chiuse: ma la sentenza è pubblica e il delitto non è tenuto affatto segreto. La stessa Crimen sollicitationis (oggi peraltro non più in vigore) minaccia di scomunica non chi denunci un abuso sessuale ma al contrario chi vittima o testimone avendone conoscenza non lo denunci. Chi sostiene tesi diverse forse non riesce a capire il latino in cui sono scritti i documenti.
Anche un solo prete pedofilo è uno di troppo. Ma non tutti quelli che citano i dati del maggiore studio americano sul tema, del John Jay College, li hanno capiti. Parlano di quattromila sacerdoti accusati, in mezzo secolo, di rapporti sessuali con minorenni. Ma accusati non vuol dire condannati: le condanne sono state 105. Lo scarto tra accuse e condanne si spiega in qualche caso per transazioni prima del processo, in molti altri perché i sacerdoti erano innocenti. E rapporti sessuali con minorenni magari con una diciassettenne non vogliono dire pedofilia. I veri e propri pedofili accusati sono stati ottocento, i condannati una quarantina. Troppi: e i vescovi che non hanno vigilato infatti sono stati rimossi, soprattutto da quando di queste vicende ha cominciato a occuparsi con grande severità il cardinale Ratzinger. Colpire con rigore estremo i pochi pedofili travestiti da preti è obbligatorio, falsificare le cifre è invece un inganno, così come insistere sul fatto che un tribunale americano su istanza della parte civile ha cercato di incriminare il Papa. In America dare corso a queste istanze è un atto dovuto, e un altro tribunale ha cercato d’incriminare (non è uno scherzo) perfino “Satana e i suoi diavoli”. Come per il Papa, ci sono stati problemi di notifica.