Il ministro dell’Interno ha constatato che, nonostante le severe norme promulgate dal governo precedente, il numero di ladri in Italia è in crescita. Ha pertanto deciso che occorrono nuove norme per i ladri: non più, ma meno severe. Anzi, per impedire che i ladri si offendano, li si chiamerà con nomi diversi da ladri, per esempio «disoccupati». I ladri, entusiasti, si sono convinti che l’Italia è il loro nuovo Eldorado e hanno cominciato a sbarcare in forze sulle nostre coste.
Questa notizia non è vera. Ma sostituendo a «ladri» le parole «immigrati clandestini» si ottiene una fedele trascrizione di quanto il governo sta proponendo in tema di immigrazione, e dei primi risultati che sta ottenendo. In un lussuoso opuscolo il Ministero dell’Interno difende il progetto Amato-Ferrero partendo da alcune osservazioni condivisibili che sono però rapidamente travolte dal fiume in piena dell’ideologia. È giusto insistere sul fatto che è la crisi demografica e familiare a richiedere che in Italia arrivino immigrati, anche se il ministro potrebbe predicarlo anzitutto a quei compagni di maggioranza sordi a qualunque ipotesi di difesa della famiglia. Si può anche convenire sul fatto che per alcune categorie di lavoratori - non solo le badanti, ma anche i tecnici altamente qualificati - l’immigrazione possa essere resa più facile. Infine, è vero che il numero di clandestini è aumentato.
Ma è assurdo sostenere che il numero di clandestini è aumentato non «nonostante» la legge Bossi-Fini, ma a causa di questa. Da quando in qua le leggi che puniscono più severamente un reato ne causano l’aumento? La verità è che i clandestini continuano ad arrivare non perché la Bossi-Fini sia inadeguata, ma perché i giudici non la applicano per ragioni ideologiche. Norme più blande non potranno che favorire nuovi ingressi, e lo hanno subito capito gli scafisti che in due giorni hanno organizzato due maxi-sbarchi in Calabria, una regione dove con il governo Berlusconi gli sbarchi erano cessati.
Non lo capisce invece il governo Prodi, perché gli fa da paraocchi l’ideologia. Per la legge Bossi-Fini, salva l'eventuale comprensione per singoli casi pietosi (che del resto ci sono anche fra i ladri, per cui il paragone iniziale non è forzato), l’immigrazione senza prospettive concrete di lavoro resta un reato; per il progetto Amato-Ferrero no. Con la nuova legge i clandestini «spariranno», perché non saranno più chiamati clandestini, ma «disoccupati».
Per la Bossi-Fini entra legalmente in Italia chi ha un lavoro; per la Amato-Ferrero può entrare in Italia chi dichiara di cercare un lavoro. In breve, con le nuove norme l’Italia diventa l’Eldorado dei clandestini. Lo hanno capito gli scafisti che arrivano in Calabria. Spetta ora all'opposizione impedire che l’infausto progetto del governo arrivi in porto, insieme alle migliaia di nuovi barconi che stanno già partendo verso l’Italia.