Il Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) lavora dal 1988 alla costruzione di una mappa delle religioni e delle vie spirituali non religiose in Italia. Il risultato di questo monitoraggio è ora disponibile grazie alla pubblicazione di quella che può essere definita una vera e propria enciclopedia: Le religioni in Italia. Sono oltre 600 le realtà religiose e spirituali, molte delle quali poco note, censite nel volume con ampie introduzioni storiche, dati statistici, indirizzi, numeri di telefono, collegamenti Internet e analisi dottrinali. La direzione e il coordinamento redazionale di quest’opera sono di Massimo Introvigne (fondatore e direttore del Cesnur, membro del gruppo “Religioni” dell’Associazione italiana di sociologia) e di PierLuigi Zoccatelli (vicedirettore e ricercatore residente del Cesnur, membro della European Society for the Study of Western Esotericism, curatore della pubblicazione di circa 60 titoli), con i quali hanno strettamente collaborato 25 altri studiosi e ricercatori che hanno redatto un certo numero di voci e svolto interviste e visite sul campo, nonché un lavoro di ricerca archivistica e bibliografica.
Come spiegano i due curatori, “tentare l’avventura di una rassegna di carattere enciclopedico delle religioni e delle vie spirituali che benché non religiose rientrano tuttavia in una fenomenologia degli accostamenti contemporanei al sacro, presenti in Italia, nell’attuale contesto postmoderno, costituisce insieme una sfida affascinante e un rischio”, proprio per il continuo mutare del quadro religioso e dei dati statistici che lo riguardano. Ma la sfida sembra davvero vinta e il risultato anche grazie alla scelta di suddividere il materiale non per ordine alfabetico, ma per famiglie spirituali con ampie introduzioni è un’opera non solo valida e utile come testo di riferimento e consultazione, ma anche un testo leggibile dall’inizio alla fine.
Ma oltre ad una imponente mole di informazioni, notizie e dati, da questa indagine sulle religioni in Italia emerge non solo l’evidenza del fenomeno del “ritorno del religioso”, ma anche la possibilità sia di determinare meglio quale tipo di “religioso” ritorni nell’epoca postmoderna, sia di superare alcuni pregiudizi tanto diffusi quanto infondati. Per esempio, non sarebbe del tutto vero che il ritorno del sacro si verifichi completamente al di fuori delle religioni maggioritarie e delle Chiese storiche. In alcuni paesi, e l’Italia è uno di questi, il numero di cristiani praticanti, dalla fine degli anni Ottanta a oggi, mostra quasi ogni anno un lieve incremento quantitativo. In particolare confrontando i dati del 1981, 1990 e 1999 raccolti nell’ambito della Indagine europea sui valori (Evs), il numero di frequentatori regolari (settimanali o plurisettimanali) di funzioni religiose in Italia è salito dal 35% al 37% e infine al 40%. Un altro elemento di carattere ampiamente mitologico secondo i curatori di Le religioni in Italia sarebbe quello della cosiddetta “invasione delle sette”.
Anche se i movimenti religiosi in qualche modo alternativi sono moltissimi, e basterebbe al riguardo scorrere le 21 pagine dell’Indice del volume, il numero di aderenti a questi movimenti rimane piuttosto contenuto. I dati relativi a quanti dichiarano una identità religiosa diversa dalla cattolica in Italia parlano di circa 1.124.300 unità se si prendono in esame i cittadini italiani, l’1,92% della popolazione. Le minoranze religiose più numerose fra i cittadini italiani sono i Testimoni di Geova (400.000), i protestanti (363.000), i movimenti del potenziale umano, tra i quali la Chiesa di Scientology (100.000) e i buddhisti (93.000). Sono 29.000 gli ebrei e 10.000 i musulmani. Per quanto riguarda invece le principali minoranze religiose di immigrati in Italia, utilizzando criteri legati ad una effettiva pratica del culto, il Cesnur ha contato, agli inizi del 2006, circa 1.539.000 unità, di cui 850.000 musulmani, 420.000 ortodossi e 150.000 protestanti.
Una ricerca di questo tipo ha comunque dovuto fare i conti con il problema di che cosa sia “religione”. Si è optato per definire “le religioni come sistemi (che generano organizzazioni e strutture) di risposte non puramente fattuali né suscettibili di verifica empirica alle domande ultime sull’origine e sul destino della persoa umana che ogni uomo e ogni donna si pongono”.
Questo ha permesso di non considerare decisiva l’auto-definizione, ha escluso la necessità di un riferimento a un Dio (personale o meno) e ha evitato l’avventurarsi sul terreno di nozioni controverse come quelle di “rito” o di “comunità”. Ha però reso possibile uno studio sulle minoranze religiose volto non soltanto a capire quali esigenze muovono i loro aderenti, ma anche quali idee religiose o spirituali circolano all’interno di un’area molto più vasta.
Con un’altra interessante conclusione: “Gli interessi escatologici e apocalittici, il tema della reincarnazione, la ‘sacralizzazione del Sé’ e il ‘ritorno della magia’ sembrano essere temi emergenti nel variegato pluralismo religioso che caratterizza l’Italia del XXI secolo”.