Un rapporto di ben 1.152 pagine, che censisce le oltre 600 fedi e “vie spirituali” non religiose presenti nella nostra penisola. Sono queste le cifre de Le religioni in Italia, l’enciclopedia curata dal Centro Studi sulle Nuove Religioni (Cesnur) e presentata a Torino lunedì 11 dicembre presso il Centro incontri Terrazza Solferino. Edita da Elledici-Velar, l’opera è stata realizzata sotto la direzione editoriale di Massimo Introvigne e di PierLuigi Zoccatelli rispettivamente direttore e vicedirettore del Cesnur ed è frutto del quotidiano monitoraggio svolto da questo centro studi a partire dal 1988. Il rapporto non è un mero aggiornamento della Enciclopedia delle religioni in Italia pubblicata nel 2001, ma uno strumento nuovo che include nuovo materiale, presentandolo anche in maniera diversa. È arricchito da ampie introduzioni storiche, dati statistici finalmente attendibili, indirizzi, numeri di telefono, collegamenti Internet e analisi dottrinali divise in 40 categorie. “I cambiamenti più importanti ha spiegato Introvigne riferendosi alle novità introdotte rispetto all’enciclopedia del 2001 attengono alle religioni che crescono grazie agli immigrati. Così i musulmani sono passati da 580mila a 850mila. Anche se il fenomeno non va sopravvalutato, ci sono immigrati che perdono ogni contatto con la religione. Per esempio, molti albanesi sono considerati musulmani nelle statistiche ufficiali, e talora si dichiarano tali, ma non sono in grado di indicare neppure quali siano i precetti fondamentali dell’islam. Noi preferiamo basarci su dati statistici che derivano da inchieste relative ai musulmani immigrati in Italia. Non consideriamo come discriminante la frequentazione delle moschee (che è molto bassa, ma che secondo molte scuole giuridiche non è neppure obbligatoria per i musulmani), ma la pratica della preghiera e del digiuno, in assenza delle quali è difficile dire che un immigrato è ancora musulmano”.