CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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La Turchia e l’Europa. Religione e politica nell’Islam turco

di Vincenzo Scarpello (Il Corriere del Sud, anno XV, n. 8, 1-15 giugno 2006, inserto, p. I)

Continua a costituire argomento di estrema attualità l’eventuale ingresso della Turchia nell’Unione europea, essendo tanto gli stati, quanto le opinioni pubbliche nazionali divise circa l’opportunità di un tale allargamento ad un paese che per storia e cultura molti sentono estraneo alle radici laiche e religiose dell’Europa.

A fare chiarezza circa l’identità e cultura di questa popolosa nazione, contribuisce La Turchia e l’Europa, religione e politica nell’Islam turco (Sugarco edizioni, 2006, pagg. 142, euro 14,80) opera di Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, profondo conoscitore tanto dell’Islam (ha alle spalle diverse e fortunate pubblicazioni sull’argomento) quanto propagatore in Italia di un rivoluzionario approccio sociologico allo studio delle religioni, la cosiddetta teoria dell’economia religiosa, adottata negli Stati Uniti per primo dallo studioso Rodney Stark.

Dapprima infatti Introvigne introduce tale novità metodologica, presentandola come uno schema da applicare alla realtà politica e religiosa della Turchia moderna.

Introvigne scinde opportunamente il believing, cioè il comune sentire religioso, la percezione di una credenza religiosa, dal cosidetto belonging, ossia la pratica religiosa comune, l’affiliazione ortopratica, sottolineando come la modernità turca si sviluppi dalla declinazione di questi due fattori in maniera più o meno intensa.

Questa nazione, più di ogni altra, ha sentito nell’ambito del suo sviluppo storico una pesante dicotomia tra occidentalizzazione ed identità nazionale, sulla quale ancora oggi gli stessi turchi continuano ad interrogarsi. Tanto la chiave di lettura politica, quanto quella etnica, quanto quella religiosa falliscono nell’intento di porre con esattezza un qualche punto fermo qualificatorio, non riuscendo alcuna via interpretativa a costituire una sintesi condivisa per tutto il vasto orizzonte culturale turco. Solo l’inferenza di queste tre sfere classificatorie può aiutarci a comprendere il panorama socio-culturale turco.

In questo modo si può ottenere grosso modo una tripartizione definitoria che non corrisponde alle categorie proprie tanto della scienza politica, quanto di certe scuole sociologiche. In primo luogo (anche se inverto la sistemazione dell’autore) la matrice fondamentalista, accolta dall’ekarbanismo (dal nome del fondatore di tale fazione, Nekmettin Ekarban), che propugna un tradizionalismo rispettoso delle strutture politiche e sociali, fortemente consapevole della differenza tra Islam turco ed Islam arabo, e quella minoritaria ultrafondamentalista, che si richiama direttamente al millenarismo rivoluzionario islamico di al-Qaeda.

Poi la matrice conservatrice, che si raccoglie attorno al movimento sufista Nur (dal nome del paese d’origine del mistico curdo Bediuzzman Said Nursi, moderno fondatore di tale scuola di pensiero) che si è principalmente occupata di fornire le giustificazioni culturali e religiose ad una politica che sappia coniugare occidentalizzazione e forte affermazione dell’identità. A livello politico tali tesi sono differentemente accolte dal Musiad e dall’AKP dell’attuale premier turco Erdogan, che propone una “democrazia conservatrice”.

Infine la matrice progressista ed ultraprogressista, che parte dalle riforme del padre della Turchia moderna Kemal Ataturk, accentuandone gli aspetti di secolarizzazione e di laicità. Dell’iniziale progressismo di fine ‘800, i Giovani Ottomani incarnavano la matrice massonica e laica, mentre i Giovani Turchi avevano una connotazione positivista e giacobina. Da questi due movimenti nacque il kemalismo riformatore degli anni ’20 e ’30. Il postkemalismo conobbe poi tanto un sufismo progressista quanto un ultraprogressismo incarnato dal movimento Alevi (che considerano Alì incarnazione di Allah), che scinde un ultraprogressismo religioso da una indifferenziata matrice politica, e dall’islamo-marxismo del curdo PKK di Abdullah Ocalan e dal DHKP turco, nei quali si arriva a teorizzare un’alleanza antioccidentale tra marxismo ed islam.

Occorre tuttavia ben intendersi su ciò che si debba intendere per laicità in Turchia. Introvigne nota come la prevalente laicità turca comunque incorpori un’identità religiosa tipica, accolta a livello di socializzazione e comunque innestata nel corpo sociale turco secondo uno schema efficacemente applicato nei secoli precedenti, allorquando le necessità strategiche serventi comunque all’espansionismo ottomano richiedevano, a detta di una parte estremamente influente dei maggiorenti turchi, un’occidentalizzazione strutturale “esterna”. La struttura profonda dell’identità turca permaneva sostanzialmente la medesima identità islamo-ottomana così come affermatisi dal XII secolo in poi.

Non dobbiamo dunque noi interrogarci se la Turchia debba o meno entrare a far parte della comunità europea, ma dobbiamo dapprima chiederci cosa noi stessi vogliamo essere. Se l’Europa vuole ribadire le sue radici, corrispondenti al suo ethos religioso trimillenario, allora la versione “ellenistica” dell’Islam ottomano non può che essere un’insanabile contraddizione con un’Europa che ancora piange la perdita di Costantinopoli. Se invece l’Europa non voglia costituire un’entità sopranazionale che incorpori una precisa identità, ma si limiti a costituire un mero apparato burocratico, allora la Turchia più di ogni altro “partner” costituirebbe un validissimo sostegno geopolico e militare, tanto a livello di affidabilità internazionale, quanto di stabilità politico-istituzionale. Qualora invece debba impostarsi la futura connotazione dell’Unione Europea come dialogo tra più identità religiose, allora dovremmo cercare in Turchia gli interlocutori più adatti a tale dialogo, trasformando in un’opportunità per entrambi (l’ingresso turco nella UE) quello che in molti considerano forse a torto una sciagura.

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Massimo Introvigne
La Turchia e l'Europa. Religione e politica nell'islam turco
Sugarco, Milano 2006