Cosa dire di “nuovo”, nel 2006, di una delle personalità più sconcertanti e a modo suo più affascinanti del XX secolo - ci riferiamo a George Ivanovitch Gurdjieff (1866-1949) -, il cui influsso si spinge ben oltre il campo, per quanto esteso, del mondo della spiritualità? La risposta a tale quesito d’esordio è alquanto complicata, tanto più ove considerassimo la mole davvero straordinaria di letteratura su Gurdjieff (anche in ambito accademico) che è stata prodotta e pubblicata nel corso degli ultimi cinquant’anni.
E tuttavia, una paradossale curiosità - tipicamente “gurdjieffiana” - s’impone sin d’apertura, a proposito del personaggio dell’ambiente dell’esoterismo contemporaneo su cui si è maggiormente indagato e scritto. Di Gurdjieff, infatti, nonostante taluni usi invalsi (ai quali noi stessi accordiamo la nostra preferenza) non si conoscono con precisione ed esattezza né il nome, né l’anno di nascita, e anche riguardo la toponomastica del luogo natale le cose sono lungi dall’essere semplici: caucasico, di origine greca, Gurdjieff nasce in una città russa d’influenza georgiana (Alexandropol) che è in realtà oggi la città dell’Armenia denominata Gyumri.
Dunque, Gurdjieff. Gurdjieff chi? Perché, sia chiaro, ove ci soffermassimo ai tentativi che sono stati sin qui proposti di definizione di questa poliedrica personalità, nonché ai più autorevoli e accreditati, lo sforzo non ci sarebbe d’immediato aiuto. Prendiamo, ad esempio, l’icastica descrizione avanzata dal più noto biografo di Gurdjieff, l’anglosassone James Moore: “Filosofo olistico, taumaturgo e insegnante di danze sacre, musicologo, terapista, ipnotista, narratore, esploratore, poliglotta, elaboratore di una dottrina precedentemente sconosciuta (il Lavoro) il cui sistema integra una critica semantica e una critica sociale, un’epistemologia, una cosmogonia e cosmologia mitopoietica, una fenomenologia del sé e una pratica Existenzphilosophie”.
Anche alla luce di coordinate così complesse e articolate - per non dire affaticanti -, peraltro opera di uno studioso internazionalmente celebrato per la serietà della sua produzione su Gurdjieff, ci sembra che ancora oggi l’unica formula adeguata - allusiva, certo, ma poeticamente centrata - per descrivere Gurdjieff sia quella introdotta, nel lontano 1923, da Clifford Sharp nell’ambito di una serie d’articoli comparsi all’epoca su The New Statesman: il “filosofo della foresta”.
Dunque, fra le personalità salienti del panorama dell’esoterismo contemporaneo, un posto del tutto particolare spetta a George Ivanovitch Gurdjieff, il quale, pur avendo spesso rifiutato la qualifica di “maestro” e usato solo con grande circospezione la parola “esoterismo”, ha esercitato un’influenza tanto estesa quanto poco conosciuta sulla letteratura, l’arte, l’architettura e la musica (per limitarci a due soli esempi, l’influenza di Gurdjieff è dichiarata e profonda sulla scrittrice Pamela Travers, l’autrice di Mary Poppins, e su Frank Lloyd Wright, il più celebre architetto americano del XX secolo). Nondimeno, l’impatto dell’insegnamento di Gurdjieff è risultato di straordinaria importanza in alcuni ambiti del pensiero esoterico, ed è stato diversamente interpretato da scuole, correnti e discepoli indipendenti, come posto in risalto dalla ormai sterminata “bibliografia gurdjieffiana”.
Per fare un esempio concreto di quale sia il rilievo che il nome di Gurdjieff riveste nel campo della spiritualità a base esoterica, consideriamo ora un utensile tipico della sociologia dell’esoterismo, ovvero la constatazione che uno dei contesti culturali nei quali le idee - religiose o non religiose che siano, esoteriche o non esoteriche che siano - prendono corpo, deriva dalla “ricezione” che le medesime idee hanno all’interno del panorama culturale circostante. In questo senso, abbiamo effettuato un tentativo d’indagine circa la ricezione su Internet di alcune delle personalità salienti del milieu esoterico, onde determinare - beninteso, con tutta l’approssimazione del caso - quali soggetti, e dunque quali filoni, siano oggetto di una maggiore attenzione, almeno telematica, nel panorama del pensiero esoterico.
A tal proposito, armati di un po’ di pazienza e di una certa dose di curiosità, abbiamo effettuato con il nostro “personal confuter” - come amava chiamarlo il sociologo delle religioni britannico Bryan R. Wilson (1926-2004) - tramite il motore di ricerca Google varie indagini incrociate riguardanti trentasei nomi che rivestono una certa importanza nel contesto dell’esoterismo. Il risultato di tale ricerca non ha alcuna pretesa d’esaustività. Ci pare tuttavia che esso costituisca un sufficiente punto di partenza per una discussione sulla “sociologia della ricezione” dell’esoterismo, e che fornisca risultati - almeno per chi scrive - che erano lungi dall’apparire scontati prima di terminare l’indagine.
Personaggio | Date (nascita-morte) | Ricorrenze su Google |
Rudolf Steiner | 1861-1925 | 470.000 |
George Ivanovitch Gurdjieff | 1866-1949 | 131.000 |
Helena Petrovna Blavatsky | 1831-1891 | 123.000 |
Alice Bailey | 1880-1949 | 94.300 |
Aleister Crowley | 1875-1947 | 86.800 |
John Dee | 1527-1608 | 76.700 |
Allan Kardec | 1804-1869 | 43.200 |
Pico della Mirandola | 1463-1494 | 27.100 |
Annie Besant | 1847-1933 | 26.800 |
Emanuel Swedenborg | 1688-1772 | 24.000 |
Dion Fortune | 1890-1946 | 18.200 |
Papus | 1865-1916 | 18.100 |
René Guénon | 1886-1951 | 17.500 |
Julius Evola | 1898-1974 | 17.500 |
Samael Aun Weor | 1917-1977 | 15.000 |
Hermes Trismegistus | | 13.700 |
Jakob Lorber | 1800-1864 | 13.100 |
Pir Hazrat Inayat Khan | 1882-1927 | 12.200 |
Jacob Böhme | 1575-1624 | 11.800 |
Anton Szandor LaVey | 1930-1997 | 10.800 |
Idries Shah | 1924-1996 | 9.620 |
Cornelius Agrippa | 1486-1535 | 8.830 |
Max Heindel | 1865-1919 | 8.170 |
Omraam Mikhaël Aïvanhov | 1900-1986 | 6.640 |
Frithjof Schuon | 1907-1998 | 5.670 |
Louis-Claude de Saint-Martin | 1743-1803 | 3.200 |
Theophrastus Bombastus von Hohenheim | 1493-1541 | 3.010 |
Theodor Reuss | 1855-1923 | 2.170 |
Giuliano Kremmerz | 1861-1930 | 1.890 |
Jacques Martinez de Pasqually | 1727-1774 | 1.110 |
Jan van Rijckenborgh | 1896-1968 | 633 |
Harvey Spencer Lewis | 1883-1939 | 757 |
Jean-Baptiste Willermoz | 1730-1824 | 517 |
Jules Doinel | 1842-1902 | 412 |
Paschal Beverly Randolph | 1825-1875 | 276 |
Jean-Théophile Desaguliers | 1683-1744 | 158 |
Come la tabella appena riportata mostra a sufficienza, il nome di George Ivanovitch Gurdjieff è del tutto decisivo nel contesto dell’esoterismo contemporaneo. Siano dunque benvenuti i tentativi - per esempio, come quello recentemente adottato dalla studiosa statunitense Connie Jones nel volume G.I. Gurdjieff e la sua eredità, appositamente realizzato per il pubblico di lingua italiana - volti a meglio fare conoscere l’originalità e l’innovazione di un personaggio e della sua scuola.
In effetti, come la stessa Jones specifica nel suo studio, Gurdjieff ha inteso trasmettere un insegnamento spirituale finalizzato al risveglio interiore e un metodo per lo sviluppo dell’intelligenza cosciente, che hanno attirato sempre più, in tempi recenti, l’attenzione degli studiosi. Il suo insegnamento, espresso in un linguaggio adatto al mondo moderno, integra elementi dell’antica sapienza, della psicologia e della religione. Gurdjieff non è un maestro religioso in senso tradizionale. Egli non cerca di inculcare credenze nei suoi discepoli, ma insegna piuttosto una pratica che si basa sulle circostanze della vita quotidiana per rivelare le leggi dell’influenza spirituale, che sono per lui alla base delle grandi tradizioni religiose. Il suo insegnamento, noto presso i suoi seguaci come il “Lavoro” (the Work) - termine usato anche per esprimere l’idea del “lavoro su sé stessi”, o del “lavoro verso l’autocoscienza” -, è analogo a quello della tradizione esoterica o alchemica occidentale, la quale adopera le ricerche e gli sforzi disciplinati dei discepoli per risvegliare il processo della trasformazione interiore. Al cuore dell’insegnamento di Gurdjieff vi è il principio secondo cui l’uomo nasce con grandi potenzialità di sviluppo, anche se la coscienza ordinaria è lungi dall’avere la capacità di comprendere o di realizzare queste potenzialità.
Chi scrive queste brevi considerazioni cerca da anni di assumere lo studio delle correnti dell’esoterismo moderno e contemporaneo in un ambito metodologico proprio al dominio della sociologia, cercando cioè di comprendere l’atteggiamento degli individui e dei gruppi umani che partecipano a “formazioni sociali” nell’ambito dell’esoterismo - che si tratti del revival dell’ermetismo o della cosiddetta philosophia occulta, dell’alchimia o del paracelsianesimo, di rosicrucianesimo o di qabbalah cristiana, delle correnti teosofiche e occultistiche o del più recente “tradizionalismo” o “perennialismo”, e oltre -, fra quanti cioè socializzano l’esoterismo inteso quale “forma di pensiero”; dell’esoterismo, cioè, inteso - come recita quella che sembra essere la più puntuale ricostruzione, operata dallo storico dell’esoterismo Antoine Faivre - nelle sue due accezioni primarie di “conoscenza segreta” o tipo di conoscenza che emana da un “centro” spirituale e che si raggiunge solo dopo avere tutto trasceso, incluse le tecniche prescritte che conducono a esso.
Una tale intrapresa, peraltro, deve obbligatoriamente tenere conto di quella che pare essere una “quinta” talora dimenticata dello statuto stesso della sociologia, cioè il suo essere - come ricorda il celebre studioso italiano Franco Ferrarotti - una “scienza dell’incertezza”. Scienza, dunque, cioè disciplina in grado di produrre effettivi esiti conoscitivi. Ma scienza in crisi, e anzi scienza che si “nutre di crisi”, poiché costituzionalmente affetta da un corto circuito che le imprime un marchio di ambiguità: essa è scienza, ma è anche coscienza; impresa conoscitiva, ma anche tecnica operativa; contemplazione distaccata, ma anche impegno sociale.
Tutto ciò detto, se ogni religione è un universo complesso e diversificato che si dispiega nel tempo e nello spazio, il mondo delle religioni lo è, a maggior ragione, ancora di più, e spesso - di fronte a una tale diversità - lo studioso è costretto a specializzarsi nella indagine di universi spirituali determinati. E così, dunque, anche nell’ambito della sociologia delle religioni si fa strada la consapevolezza che sia necessario indagare ulteriormente sul senso che sta dietro a una parola passe-partout come “esoterismo”, che accomuna discipline e uomini diversi. Con la consapevolezza, necessariamente di fondo, che il pensiero esoterico occidentale è portatore di significati diversi da quelli veicolati dalle scienze e dalle religioni, in quanto stabilisce fra questi due ambiti un rapporto originale, pur rimanendo parte integrante del tessuto intellettuale e delle aspirazioni spirituali del medesimo ambito occidentale.
In quest’ottica, e conclusivamente, a nostro avviso - pur consapevoli delle molteplici e importanti distinzioni che andrebbero operate - il “sistema” di George Ivanovitch Gurdjieff rientra precisamente nel contesto del pensiero esoterico, per quanto la sua originalità e innovazione, anche ora che abbiamo fatto pieno ingresso nel XXI secolo, debba essere ancora integralmente conosciuta.