Con questo suo libro (dall’eloquente sottotitolo: “Il relativismo europeo nello scontro delle civiltà), Introvigne, sociologo delle religioni tra i più noti e competenti, smette i panni dell’osservatore neutrale e si rivolge “da cattolico ai cattolici e a quanti pensano che l’identità cattolica e occidentale dell’Europa sia minacciata dal relativismo e debba essere difesa”. E lo fa rivendicando l’importanza di una branca della teologia, lentamente lasciata decadere nel tempo, ovvero dell’apologetica, che può essere definita come l’arte o la scienza che prepara all’atto di fede e ne offre la giustificazione razionale e psicologica. In parole più semplici, l’apologetica è la difesa del cattolicesimo e delle buone ragioni per aderirvi.
Introvigne vuole difendere la fede cattolica e con essa la civiltà occidentale, che del cristianesimo è figlia e sorella, e non lesina critiche assai vivaci a tutti coloro che, ai più diversi livelli e nei più differenti ambiti, sembrano ormai aver tirato i remi in barca e aver accettato come ineluttabile la deriva laicista e anticristiana della cultura contemporanea. “Ultimamente scrive è la paura di Cristo che fa male all’Europa, la consuma e rischia di ucciderne la civiltà. E solo guarire da quella paura potrà salvarla”.
Il credente, specialmente se colto, deve avere il coraggio di trasformarsi in apologeta, facendo della “discesa in campo un obbligo morale e un dovere religioso, una risposta entusiasta e senza riserve all’invito lanciato ai laici e agli uomini di cultura dal già ricco magistero di papa Benedetto XVI”. Introvigne raccoglie un po’ dovunque esempi e insegnamenti: un fatto di cronaca, un film, un evento storico del passato, una ricerca sociologica, un personaggio di successo.
La conclusione è sempre la stessa: “Il dramma dell’Europa… si risolve nell’aver voltato le spalle a Cristo e nel tentativo di costruire una torre di Babele europea senza Dio e senza la chiesa, destinata come quell’antica torre a un crollo fragoroso”. Introvigne afferma che una certa dose di spirito babelico si è introdotta anche all’interno della chiesa, soprattutto quando il timore di essere tacciati di integralismo ha spinto molti nelle braccia di un relativismo politicamente corretto e perciò molto rassicurante.
D’altra parte, trentaquattro anni fa, Paolo VI aveva drammaticamente affermato che dopo il Concilio Vaticano II “da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”. Ora, sembra dire Introvigne, dopo il grande papato wojtyliano e durante quello ratzingeriano che si annuncia straordinariamente luminoso, è giunto il momento di chiudere quelle fessure per il bene della chiesa e dell’Europa intera.
Massimo Introvigne Il dramma dell'Europa senza Cristo. Il relativismo europeo nello scontro delle civiltà Sugarco, Milano 2006 |