La pluridecennale mistificazione del Priorato di Sion si avvia alla fine? Per la verità, dovrebbe essere già finita da tempo: i tre autori dei “documenti” che hanno dato origine all’intera vicenda e che Dan Brown continua a considerare le prove documentali della verità storica di quanto Il Codice da Vinci afferma a proposito del Priorato di Sion ne hanno confessato la natura di falsi fin dagli anni 1980, come riassunto su questo sito e documentato nel mio volume Gli Illuminati e il Priorato di Sion.
Nel film Il Codice da Vinci, la cui sceneggiatura è stata rivista da Dan Brown, è stata inserita una battuta non presente nel libro, dove Langdon obietta al Maestro che il marchese Philippe de Chérisey (1925-1985) avrebbe ammesso che i documenti sono falsi. Il Maestro liquida l’obiezione rispondendo che de Chérisey era pagato dal Vaticano. Tuttavia il marchese de Chérisey ha lasciato un manoscritto sulla vicenda, Pierre et papier (“Pietra e carta”), con l’istruzione che fosse pubblicato solo vent’anni dopo la sua morte. Il manoscritto, come le pergamene originali fabbricate da de Chérisey che sono all’origine dell’intera mistificazione, è stato lasciato dal marchese a Jean-Luc Chaumeil, una curiosa figura di giornalista ed esoterista che oggi lo pubblica nel suo Rennes-le-Château Gisors Le Testament du Prieuré de Sion. Le Crépuscule d’une Ténébreuse Affaire (Pégase, Villeneuve de la Raho 2006). Si tratta di un libro di cui non si può consigliare la lettura ai non addetti ai lavori, e in effetti la sua prima tiratura è di sole 250 copie numerate. Il lettore che non sia addentro alle vicende del Priorato di Sion rischia di perdersi tra trascrizioni di conversazioni che risalgono agli anni in cui Chaumeil credeva o fingeva di credere alla mistificazione discutendone con il maggiore protagonista, Pierre Plantard (1920-2000), testi di Plantard e di de Chérisey pubblicati senza commento e presentazioni delle idee esoteriche dello stesso Chaumeil.
Tuttavia Chaumeil pubblica in facsimile e in trascrizione Pierre et Papier, un testo fondamentale dove de Chérisey, dopo avere dottamente dissertato come se ci credesse sui significati delle pergamene, dei documenti segreti e dei misteri del Priorato di Sion, improvvisamente cambia tono e rivela che i piccoli errori nei documenti sono “la firma dell’artista che ha realizzato il più bel gioco di parole di tutte le letterature mondiali e che ne ha appena dato l’interpretazione davanti a te, amico lettore: cioè il sottoscritto, Philippe de Chérisey”, autore materiale di quella che definisce una gigantesca “farsa”. Chérisey rileva che tutti i falsari non resistono alla tentazione di firmare le loro opere e che i riferimenti nei Dossiers Secrets a un misterioso “cavallo di Dio”, che hanno fatto colare tanto inchiostro fra i creduloni, sono “la mia firma. Il mio nome è Philippe e il cognome Chérisey, due parole che significano rispettivamente ‘amico dei cavalli’ [Philhippos, in greco] e ‘amico degli dei’ [e qui l’etimologia è un po’ fantasiosa]”. I Dossiers sarebbero anche pieni di riferimenti nascosti alla carriera teatrale e letteraria di Chérisey, tutti puntualmente spiegati in Pierre et Papier. Dal momento che questo testo era destinato alla pubblicazione solo vent’anni dopo la morte dell’autore è un po’ difficile spiegarlo, alla Dan Brown, con la “paura del Vaticano”…
Per chi sappia estrarli da una lettura difficile a causa dell’organizzazione del volume, l’opera di Chaumeil presenta anche altri elementi nuovi sulla carriera di Pierre Plantard. In attesa di una biografia completa di questo complesso personaggio che un altro studioso francese ha in preparazione, un elemento interessante è il passaggio di Plantard dal cattolicesimo all’anti-cattolicesimo militante, espresso con chiarezza in una serie di conferenze degli anni 1960 ma già presente in un testo degli anni 1940. Secondo Chaumeil, il passaggio si deve alla delusione di Plantard che, quando era sacrestano nella parrocchia parigina di Saint-Louis-d’Antin, avrebbe tentato senza successo di farsi ammettere in seminario. L’altro aspetto che emerge è il ruolo delle notizie riportate dai giornali francesi negli anni 1950 su un presunto “tesoro degli Esseni” nascosto sottoterra in Palestina per l’elaborazione da parte di Plantard e di altri delle mistificazioni su tesori sepolti, prima a Gisors e poi a Rennes-le-Château. Secondo Chaumeil, senza le campagne di stampa sul “tesoro degli Esseni” non si capisce l’episodio di Gisors, e senza Gisors non si capisce Rennes-le-Château.
Altri dettagli inediti del libro di Chaumeil riguardano lo sfruttamento, senza citarne l’autrice, da parte di Plantard di temi e simboli che risalgono alla medium Geneviève Zaepffel (1892-1971), piuttosto popolare a Parigi negli anni 1930, e la spiegazione di molti avvenimenti nella tortuosa storia del Priorato di Sion con la rivalità fra de Chérisey e Plantard che, figlio di un maggiordomo, soffriva del fatto che il suo grande amico fosse un autentico marchese e per superarlo cominciò a presentarsi come non solo nobile, ma re in quanto discendente dei Merovingi. Interessante è anche il tentativo dell’unica organizzazione fra le molte oggi denominate “Priorato di Sion” che discende direttamente dalla fondazione originaria di Plantard, quella che ha per segretario Gino Sandri, di rilanciarsi con circolari firmate da Plantard (cioè dal suo spirito, perché era morto nel 2000) e con riferimenti alla Dan Brown al primato del principio femminile proprio quando negli Stati Uniti cominciavano a circolare, fra la fine del 2002 e gli inizi del 2003, le copie “segrete” destinate ai soli librai del Codice da Vinci, coincidenza senza dubbio bizzarra e che alimenterà le tesi “complottiste” sul lancio del Codice, verso cui sembra inclinare lo stesso Chaumeil. Non è impossibile che fra Dan Brown (o sua moglie, secondo le dichiarazioni dello scrittore nel processo di Londra la vera “autrice” delle parti che si pretendono storiche del romanzo) e quanto resta del Priorato fondato da Plantard sia intercorso qualche contatto: ma la tesi resta da dimostrare.
In ogni caso, il libro di Chaumeil dovrebbe essere la pietra tombale sulle pretese di verità storica di quanto affermano Dan Brown, e molti altri, sul Priorato di Sion. Ma il grande pubblico non ha la pazienza di leggere i documenti, e la saga sembra piuttosto destinata a continuare.