Il governo continua a rivoluzionare la politica dell’immigrazione che, sotto il vigore della legge Bossi-Fini, aveva impedito che nascessero in Italia «banlieue» come quelle parigine, ghetti di immigrati disoccupati pronti a esplodere alla minima scintilla. Il disegno - lo ha spiegato il ministro Paolo Ferrero di Rifondazione comunista, che ha almeno il pregio di parlar chiaro fin da quando (prima delle elezioni) chiedeva la nazionalizzazione della Fiat - è palese: arrivare a portare in Italia una massa di extracomunitari tale da riequilibrare in pochi anni, tramite la «cittadinanza breve» e la concessione del voto, il vantaggio elettorale di cui gode la Casa delle Libertà nell’Italia settentrionale. Dal momento che gli elettori del Nord non votano per la sinistra, anziché cambiare politica il governo pensa di cambiare elettori.
Così, però, già da subito si rischia di produrre un disastro sul piano dell’ordine pubblico e della sicurezza, e lo si fa senza spiegarlo al Paese, con una serie di giochi delle tre carte. Prepariamoci a sentire fra breve che gli extracomunitari in Italia sono scesi del 20%: la Romania entrerà nell’Unione Europea e i romeni, che pesano sul totale italiano per un quinto, non saranno più considerati nel conto. Un giochetto quasi innocuo se paragonato al decreto flussi di Ferrero da poco in vigore. In teoria, i decreti flussi servono a stabilire quanti immigrati possono partire dall’estero e venire in Italia. In pratica il governo Prodi ha semplicemente sottratto dalle 520.000 domande presentate sotto il governo Berlusconi le 170.000 ritenute accoglibili per il 2006 da tale governo. Il risultato della sottrazione fa 350.000 e, vedi caso, la quota di immigrati per il 2006 è stata aumentata precisamente di 350.000 unità. La stragrande maggioranza di chi ha presentato domanda si trova già in Italia, e il decreto flussi è una gigantesca sanatoria mascherata. Lo ha detto il ministro dell’Interno Amato che (parlando in Parlamento, non al bar) ha consigliato agli immigrati «di tornare nel loro Paese per fingere di essere là e ottenere il visto». Si dirà che da questa sanatoria restano esclusi i detenuti. Sì, ma per poco: una proposta di legge di deputati dell’Unione, la 528, prevede la possibilità per lo straniero detenuto di ottenere il permesso di soggiorno anche mentre si trova in carcere. Se poi uno è così delinquente (ma deve davvero averle fatte grosse) da non essere accolto neppure così, si tratterebbe di espellerlo, ma le espulsioni costano: ecco allora la proposta dello stesso ministro Amato secondo cui lo Stato, anziché imbarcare gli espulsi su costosi voli di linea, potrebbe consegnare loro una somma di denaro pregandoli di allontanarsi volontariamente. Naturalmente, con quei soldi l’espulso non si comprerà un volo di ritorno a casa ma un bel passaporto falso.
Amato e Ferrero vogliono rovesciare la Bossi-Fini, che corrisponde alle direttive europee secondo cui può entrare nell’Unione chi ha già un lavoro, sostituendola con una legge che lasci entrare chi dichiara di cercare un lavoro. Cioè tutti: chi volete che si presenti alla frontiera dichiarando «Buongiorno, sono un terrorista»? Ma i ministri di Prodi non sono impazziti. Sono solo terrorizzati dai sondaggi, cui pensano di rispondere importando immigrati cui poi dare il diritto di voto. Sanno di essere minoranza. Come ha scritto un esperto vero di immigrazione, il senatore Alfredo Mantovano, sono «un governo ormai clandestino, che va espulso insieme con i clandestini».