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"C'è kamikase e kamikase" ha una versione saudita, "Tash Ma Tash"

di Massimo Introvigne (il Foglio, 2 novembre 2006)

Mentre la Bbc nella sostanza censura qualunque forma di umorismo a soggetto islamico, e le reazioni degli esperti italiani di televisione alla proposta del Foglio di satireggiare il terrorismo suicida sono state, per dire il meno, assai prudenti, c'è un paese dove "C'è kamikase e kamikase" è appena andato in onda, qualche settimana fa, seppure non con questo titolo. Il riassunto della trama di un episodio di una popolarissima serie televisiva è questo: uno zio il cui nipote è sparito si reca dalla polizia, la quale gli risponde come se fosse la cosa più normale del mondo che il giovane si sta addestrando per diventare terrorista suicida. La scena si sposta su una "accademia del terrorismo" dove al giovanotto è anzitutto insegnato che il buon terrorista deve imparare a travestirsi da donna, con effetti ridicoli perché non riesce a nascondere i baffoni. Quindi, sfruttando la sua ingenuità, un presunto eroe kamikaze gli fa credere che è già saltato in aria nove volte con la sua cintura esplosiva, e che "non fa male". Il giovane assiste quindi a una cerimonia dove l'accademia per terroristi sceglie i migliori allievi. Gli studenti si siedono gridando "Allah Akbar" mentre un coro stonato di terroristi che brandiscono fucili e cartucciere canta: "La morte non ci fa paura, tanto ci protegge la religione".

Appare anche una biondona dai lunghi capelli, il che scandalizza non poco il giovanotto: ma gli si spiega che "è il premio che Allah ci ha concesso in uno dei nostri attacchi", anche se come vergine la signorina è davvero improbabile. La biondona presenta un programma che si chiama "l'Oscar del terrorista", con gli spettatori che possono votare per e-mail o sms scegliendo tra tre finalisti. Il primo concorrente si presenta mentre pulisce un Kalashnikov, e la presentatrice assicura che "è un grande professionista delle armi, ed è davvero bravo a tagliare la gola agli infedeli".

Il secondo è un "mago del travestimento", ma anche lui non riesce a nascondere barba e baffi quando cerca di travestirsi da donna. Il terzo è "un esperto di logistica".
Quando i telespettatori hanno scelto il vincitore, appare sulla scena uno scalmanato capo terrorista che consegna il premio: una super-cintura esplosiva. Il vincitore, entusiasta, preme il bottone sbagliato e l'intera accademia esplode.

La fatwa sugli attori e la difesa del ministro  

Fa ridere? Non fa ridere? L'importante è che si tratti di una puntata di "Tash Ma Tash", la più popolare trasmissione umoristica dell'Arabia Saudita, una trasmissione che negli ultimi mesi se l'è presa con il terrorismo religioso e anche con i limiti che la legge saudita impone alle donne. Per esempio, giacché le donne possono uscire solo accompagnate da un parente maschio, una serie di episodi mette in scena due sorelle i cui mariti sono a Parigi e che "affittano" un nonno semideficiente per rispettare la legge, e quindi – quando si accorgono che il nonno fa più danni che altro – travestono la figlia di una e nipote dell'altra da uomo.

La trasmissione è la più vista in assoluto in Arabia Saudita, e l'episodio sui terroristi è stato trasmesso durante il Ramadan.
Alcuni predicatori fondamentalisti si sono offesi e hanno minacciato di morte gli attori, ma questi sono stati difesi dal ministro dell'Informazione Iyad Madani. Del resto, non tutti i predicatori si sono risentiti. Uno assai influente (anche a corte), lo sheikh Abdul Mohsen al Obaikan, ha definito l'episodio sul terrorismo "molto positivo e utile per il dibattito, a prescindere da ogni controversia religiosa" e "bizzarri e ingiustificati" gli attacchi di certi ulema e la loro richiesta di vietare il programma. La stampa saudita non dà troppo peso alle minacce ritenendo che gli attori di "Tash Ma Tash" siano protetti dalla loro stessa popolarità.
Per il momento, li protegge anche il governo, e questo è visto come uno dei segni del desiderio del nuovo re Abdullah di ridurre il potere dei più puritani ulema del movimento wahabita.

Chi scrive ha avuto occasione di soggiornare in Arabia Saudita qualche mese fa, e mantiene contatti con un certo numero di personalità di questo paese. Se resta certamente vero che il regno dei Saud è un centro di produzione e di esportazione di letteratura ultra-puritana nel mondo, e che non si vedono donne che non portino il velo integrale, le cautissime aperture del nuovo re si vedono anche loro a occhio nudo.
Le ragazze velate frequentano i Blockbuster, gli Starbucks, i McDonald e librerie dove la maggior parte dei prodotti in vendita sono in lingua inglese. Comprano libri e film che in gran parte sono gli stessi in vendita a New York o a Milano, compresi alcuni su cui un protestante conservatore del Texas o dell'Alabama eleverebbe qualche protesta.

Il problema Arabia Saudita è complesso, e non è questa la sede per esaminarne tutte le sfaccettature. Una rondine, o una trasmissione televisiva, non fanno primavera, ed è ancora presto per dire se i piccoli segni riformatori del nuovo monarca porteranno davvero da qualche parte o se prevarrà invece la reazione dei religiosi più conservatori. Potrebbe anche darsi che le minacce di morte ad attori e regista di "Tash Ma Tash" siano da prendere più sul serio di quanto pensino i miei interlocutori sauditi. Resta il fatto che l'episodio sul "premio Oscar dei terroristi" è andato in onda qualche settimana fa, e che la maggioranza dei sauditi (predicatori ultra-fondamentalisti esclusi) non ha protestato ma si è sbellicata dalle risate.