C’è una richiesta israeliana cui il governo italiano si oppone, e che molti giornalisti sono riluttanti ad appoggiare perché giustamente attaccati ai sacri principi della libertà di espressione: chiudere la televisione Al-Manar, che trasmette dal Libano la propaganda di Hezbollah a tutto il mondo arabo e raggiunge l'Inghilterra, la Francia e la Germania (per ora, per fortuna, solo pochi riescono a vederla in Italia). I tecnici dei servizi israeliani sono riusciti a inserirsi sul segnale di Al-Manar trasmettendo brevi messaggi che annunciano la loro determinazione nel continuare a inseguire il leader di Hezbollah, Nasrallah, fino a catturarlo o a ucciderlo, ma si tratta di prodezze tecniche che non cambiano la sostanza del problema.
Al-Manar è una televisione antisemita che continua a sostenere l'antica calunnia secondo cui gli ebrei uccidono ritualmente bambini di altre religioni e mescolano il loro sangue alle azzime di Pasqua. Lo fa attraverso sceneggiati televisivi e trasmissioni «culturali». Sostiene pure - ed è un altro tema ricorrente della sua programmazione - che l'attentato dell'11 settembre è stato organizzato dal Mossad israeliano d'intesa con la Cia per permettere a Bush di invadere l'Afghanistan e l'Irak. Naturalmente, anche in Occidente - particolarmente in Francia, ma talora anche in Italia - esistono scrittori e giornalisti farneticanti che sostengono le stesse aberranti tesi e che, con slalom degni dell'Alberto Tomba dei bei tempi, riescono a sfuggire alle leggi contro l'odio razziale e l'antisemitismo. Ma per Al-Manar il problema è diverso.
Infatti, ogni trasmissione antisemita di Al-Manar è immediatamente seguita da appelli a colpire gli ebrei e i loro sostenitori dovunque si trovino, e dall'esaltazione sistematica degli attentati terroristici non solo degli Hezbollah ma anche di Hamas e di altri gruppi. Inoltre, a differenza degli antisemiti patologici francesi o italiani, Al-Manar ha milioni di telespettatori. Come ha concluso Avi Jorisch nel suo studio su Al-Manar La fabbrica dell'odio, la televisione degli Hezbollah è una macchina per fabbricare non antisemiti «culturali» ma terroristi pronti a passare all'azione. Se in Italia vi fosse una televisione capace di raggiungere anche i Paesi vicini gestita da quanto rimane delle Brigate rosse, e questa incitasse quotidianamente i telespettatori a prendere le armi e assassinare gli uomini di governo anticomunisti e i «padroni», si invocherebbe la libertà di espressione per permetterle di continuare a trasmettere?
Il problema Al-Manar non è affatto secondario nello scenario libanese. Se ci sarà una missione italiana in Libano, e se per qualunque ragione gli hezbollah - nonostante l'amicizia con D'Alema e Diliberto - cambieranno idea sulla sua utilità per loro, è da Al-Manar che partiranno gli appelli a uccidere i nostri soldati. Inoltre, la versione di Al-Manar - per quanto talora falsa in modo addirittura ridicolo - degli avvenimenti mediorientali è ripresa da molte televisioni arabe e persuade chi non ha molti altri mezzi di informazione. Peggio, i suoi filmati - di cui pure è stata dimostrata la frequente manipolazione - sono talora utilizzati anche da televisioni occidentali.
Chiudere Al-Manar è allora essenziale per la sicurezza del Libano, ma anche di chi andrà ad aiutarlo a vivere in pace e democrazia. La libertà di espressione è invocata a sproposito. Non ci deve essere libertà di predicare l'odio e organizzare per via televisiva il terrorismo.