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Benedetto XVI, Auschwitz, la stanchezza dell'Europa e la stolidità dei commentatori (de "La Repubblica")

(il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 5, n. 24, 17 giugno 2006, p. 2)

Dopo che il Papa è tornato dalla Polonia, proporrei a qualche editore coraggioso – e disposto ad acquistare gli ormai onerosi diritti dalla Libreria Editrice Vaticana – di raccogliere i suoi interventi in volume e proporli come lettura obbligatoria a quanti sdottoreggiano sulla crisi dell'Europa. Infatti, sugli interventi di Benedetto XVI in Europa, gli alberi rischiano di nascondere la foresta. Mentre si è discusso se, pellegrino ad Auschwitz, egli abbia espresso dolore e pentimento come tedesco, come cattolico o come Papa – temi che però hanno appassionato pochi, a parte gli editorialisti di la Repubblica –, a molti è sfuggito l'essenziale del suo messaggio, che non riguarda solo il passato ma anche, per non dire principalmente, il presente e il futuro. L'Europa, ha detto il Papa, ha patito in passato tragedie, e altre rischia di patirne oggi, giacché nella storia talora vanno al potere “criminali” – ha citato ripetutamente Adolf Hitler, ma non ha dimenticato Stalin – e i criminali conoscono il segreto di ammaliare i popoli. E questo anche perché – si voleva che il Papa lo dicesse, e il Papa lo ha detto –molti uomini di Chiesa non hanno trovato l'intelligenza e il coraggio per opporvisi, senza scordare, comunque, che altri cattolici al male si sono opposti con forza eroica, così che le autoflagellazioni eccessive non sono meno sbagliate delle autoassoluzioni frettolose.

Ma dietro tutte queste cause del cedimento dell'Europa al male e al crimine che si fa Stato – nazista, comunista, oggi ultra-fondamentalista islamico al servizio del terrorismo (lo Stato dell'“abuso del nome di Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti”, denunciato con vigore nel discorso di Auschwitz ) – ce n'è una di cui si parla meno e che invece sta alla radice di tutto. Benedetto XVI la chiama “il fango dell'egoismo, la paura degli uomini, l'indifferenza, l'opportunismo”, o anche semplicemente “la stanchezza”. Non è la stanchezza legittima di chi ha molto lavorato: è una stanchezza metafisica, un peccato, una forma di immoralità e di egoismo che non vuole vedere il male e che non si sa opporre ai criminali perché vuole continuare a vivere, a commerciare, a trafficare, a divertirsi. Come se niente fosse e come se non stesse succedendo nulla di grave. Questa stanchezza rende ottusa l'intelligenza, “copre e soffoca” – dice il Papa – quella capacità di distinguere il bene dal male e di capire la storia che Dio ha posto nel cuore di tutti, credenti e non credenti.

Al di là delle responsabilità individuali – da riconoscere con pacatezza e rigore anche quando riguardano uomini di Chiesa – questa terribile stanchezza è la vera responsabile del nazismo: per anni l'Europa ha ceduto per non perdere, ha rinviato, ha rimandato, fino a quando è stato Hitler a decidere per tutti, ma a quel punto era ormai troppo tardi per evitare gli orrori. Non avendo appreso la lezione del nazismo, l'Europa ha continuato a rimandare, rinviare, guardare dall'altra parte e pensare di potere rabbonire il male con il commercio e i sottili distinguo quando si è trovata di fronte – il Papa chiama le cose con il loro nome – ad altri criminali, quelli “dell'ideologia comunista”, che, ha ricordato Benedetto XVI, non è certo caduta per la fermezza dei governanti europei ma per l'azione straordinaria del Pontefice polacco suo predecessore. Il problema non riguarda affatto solo gli storici. La stanchezza dell'Europa si manifesta ancora oggi, e Auschwitz non è solo tragedia del passato ma anche incubo del futuro, quando si ascoltano il presidente iraniano Ahmadinejad minacciare gli ebrei di un Olocausto nucleare e Osama bin Laden offrire l'alternativa fra rese disonorevoli alla Zapatero (e alla Prodi?) e catene di attentati alla londinese.  “In questa nostra ora presente – ha detto il Papa – incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere nuovamente dai cuori degli uomini tutte le forze oscure”. Il timore è che l'Europa stanca e svogliata continui a voltare la testa dall'altra parte e a ballare sulla tolda del Titanic. Anche l'astensionismo elettorale – che non è un problema solo italiano nelle ultime tornate amministrative, anzi è anche peggiore in altri paesi – sembra confermare che alle “nuove sventure” e alle “forze oscure” che incombono molti preferiscono non pensare. Ridurre questa straordinaria meditazione sul male metafisico che rode l'Europa come un cancro a una postilla del vecchio dibattito su quale percentuale esattamente di tedeschi abbia condiviso le responsabilità del nazismo è precisamente il modo per rifiutare di guardarsi nello specchio di questa stanchezza che ci fiacca e che ci uccide. Un noto detto zen (e cinese) ricorda che quando qualcuno addita la Luna, il saggio guarda la Luna e lo sciocco il dito. Il Papa addita la terribile realtà che l'Europa vedrebbe se avesse il coraggio di guardarsi nello specchio, gli sciocchi si soffermano a dibattere – spesso in modo improprio e malevolo – sul dito del Papa.