D'accordo: non era uno scherzo. Quando a metà aprile il Parlamento spagnolo aveva messo in calendario la discussione di una proposta del governo Zapatero di sostituire in alcuni settori il riconoscimento dei diritti delle persone umane con quello dei diritti dei “grandi primati”, una categoria che strizzando l’occhio a Darwin dovrebbe comprendere gli uomini e le cosiddette “grandi scimmie”, si poteva pensare che si trattasse semplicemente di una provocazione. Trascorso un mese, si deve concludere che Zapatero fa sul serio: anzi, alcuni importanti quotidiani italiani sono scesi in campo sostenendo la sua proposta.
Giacché ogni rivoluzione legislativa agita i suoi “casi pietosi”, ci si spiega con la massima serietà che le “grandi scimmie” hanno bisogno di essere protette perché i loro diritti sono violati in Indonesia e in Thailandia, dove turisti sessuali anche spagnoli non si contentano più delle bambine ma frequentano bordelli “esotici” dove possono accoppiarsi con femmine di orango, incuranti anche del fatto che queste scimmie sono notoriamente portatrici di un gran numero di infezioni trasmesse per via sessuale, Aids compreso. Missioni di ecologisti spagnoli hanno liberato dai bordelli alcune delle povere scimmie-prostitute.
Vengono in mente, anzitutto, gli studi sull’Inquisizione spagnola di Henry Kamen che hanno rivelato come il crimine più colpito dagli inquisitori in Spagna non fosse l’eresia ma l’avere rapporti sessuali con le bestie, la “bestialità”. Allora si trattava di contadini e di pecore, stavolta di ricchi turisti in Asia in cerca di emozioni proibite e di scimmie. Solo che nella Spagna dei re cattolici non si immaginava di contrastare il fenomeno riconoscendo alla pecora lo stesso statuto personale della persona umana, o mettendo sul medesimo piano la violenza sulla pecora e quella sulla pastorella. La bestialità era repressa come offesa che chi la commette reca all’ordine morale naturale e religioso.
Ma Zapatero come hanno fatto notare i vescovi spagnoli, che lo invitano a “non dare alle scimmie quel riconoscimento del carattere di persona che si nega agli embrioni” parte dal caso pietoso delle violenze sessuali per far passare una legge scritta da esponenti di quella “ecologia profonda” secondo i quali l’ultima rivoluzione che ancora resta da fare è quella contro lo “specismo” per cui il genere umano si pretende a torto superiore alle “altre” specie animali.
Contro l’“antropocentrismo”, di cui denunciano le origini nella filosofia greca e nella Bibbia ebraica e cristiana, gli “ecologisti profondi” chiedono alle leggi di riconoscere che l’uomo non è nulla di più di un animale fra gli altri. Una prospettiva che anni fa piaceva molto anche ai profeti del New Age, ma le cui conseguenze sono potenzialmente devastanti. E che rinnega quel primato della persona umana che risuona nelle prime pagine del libro biblico della Genesi, e che ha fondato la storia e la cultura, cristiana e laica, dell’intero Occidente.