Quando si dice che l’azione del governo Berlusconi è stata frenata dalla magistratura si pensa in genere a temi diversi dalla lotta al terrorismo. Certo, tutti ricordano alcune decisioni clamorose, ma si poteva pensare che si trattasse di sentenze isolate. Fino a ieri. Ora infatti, è uscita in libreria una minuziosa ricerca del sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, Prima del kamikaze (Rubbettino), presentata dallo stesso Ministro degli Interni Giuseppe Pisanu. Mantovano ha raccolto centinaia di sentenze che dimostrano come non ci si trovi di fronte a casi isolati ma a un vero e proprio disegno di una parte politicizzata della magistratura.
La ricerca di Mantovano si concentra su due temi. Il più clamoroso è quello del terrorismo, dove lo schema è purtroppo noto: Carabinieri e Polizia identificano e catturano cellule terroristiche, ma i giudici assolvono e i terroristi spariscono. Si va dall’ordinanza di Napoli del 2004 con cui si ritiene non provata la natura terroristica del Gruppo islamico armato (Gia) algerino, che ha fatto almeno 100mila morti, a un ampio plesso di sentenze lombarde (non solo milanesi), che costituiscono ormai una vera e propria giurisprudenza, secondo cui è lecito reclutare in Italia “combattenti” destinati a compiere attentati in Iraq perché non si tratterebbe di terrorismo ma come recita testualmente una sentenza milanese di “forze armate diverse da quelle istituzionali”. La stessa sentenza assicura che Ansar al Islam, l’organizzazione di al Zarqawi (che taglia sistematicamente la testa a ostaggi innocenti e piazza bombe nei mercati e sugli autobus), è una “guerriglia” che “non ha obiettivi di natura terroristica”.
Meno noto ma non meno pericoloso è il secondo insieme di sentenze che attacca la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, definita da Magistratura democratica “portato di pregiudizi razzisti” e paragonata alle leggi razziali fasciste. In ben 617 casi i giudici hanno bloccato l’espulsione di clandestini con ricorsi alla Corte Costituzionale. A Modena sono stati persino assolti “disobbedienti” che hanno assaltato, sfasciando mobili e computer, un Centro di permanenza temporanea per clandestini, ritenendo che abbiano manifestato nell’ambito di un legittimo “vasto movimento di idee” contro quelli che il giudice paragona ai campi di concentramento.
La ricerca di Mantovano si intitola Prima del kamikaze, con riferimento all’opera di prevenzione e di polizia grazie alla quale finora il terrorista suicida è stato fermato in Italia prima che colpisse. Ma il titolo rischia di avere una valenza profetica: se dovesse prevalere lo schieramento che, anziché contrastare per quanto può, le “toghe a orologeria”, le applaude e le appoggia, la situazione diventerebbe esplosiva non solo in senso metaforico. Potremmo trovarci a dover ragionare sui danni fatti da certi giudici dopo che gli attentati terroristici avranno dimostrato che avevano torto.