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Musulmani e voto. La scelta moderata

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 11 marzo 2006)

Ha destato sorpresa il dato degli Stati Generali dell’Immigrazione – il cuore della cui dirigenza batte a sinistra – secondo cui almeno il cinquanta per cento degli immigrati italiani, se votasse, voterebbe per la Casa delle Libertà. Dall’Unione si è risposto citando il sostegno espresso a Prodi da dirigenti di organizzazioni islamiche, in particolare neo-fondamentaliste. In realtà, il dato è del tutto verosimile e Prodi commette lo stesso errore di John Kerry e dei laburisti canadesi. Costoro erano convinti che i musulmani avrebbero votato contro la guerra in Irak, dunque contro Bush e contro i conservatori canadesi filo-americani. Invece la maggioranza degli elettori musulmani negli Stati Uniti o ha votato per Bush o si è astenuta, mentre in Canada ha votato per i conservatori.

Ci sono tre motivi per cui i musulmani in maggioranza non votano a sinistra. Il primo è che quelli che hanno ottenuto la cittadinanza sono in buona parte lavoratori autonomi, in Italia con partita Iva. A costoro i provvedimenti promessi dalla Casa delle Libertà in favore del “popolo delle partite Iva” – a partire dalla cruciale possibilità di pagare l’Iva al momento dell’incasso e non dell’emissione della fattura – garantiscono vantaggi decisivi. Alla fine, il portafoglio batte la retorica sull’Iraq o la Palestina.

La seconda ragione è che in realtà gli immigrati regolari non desiderano affatto vedere i loro quartieri trasformati in periferie parigine invivibili da un massiccio afflusso di clandestini. Anche agli immigrati – quelli onesti e che lavorano – piace poter posteggiare la macchina senza che qualcuno la bruci. Pur criticando certi aspetti della Bossi-Fini, molti degli immigrati in regola non sono affatto d’accordo con il ritorno al Far West della legge Turco-Napolitano promesso dal programma dell’Unione, che imbottirebbe i loro quartieri di immigrati disoccupati senza arte né parte, riserva naturale di candidati alla micro-criminalità e al terrorismo.

La terza e principale ragione è che sia nei paesi islamici sia nella diaspora l’elettore musulmano dà un’enorme importanza ai temi morali. Sia negli Stati Uniti sia in Canada ci sono state fatwa di autorevoli predicatori secondo cui non era lecito ai musulmani votare per chi era a favore della legalizzazione delle unioni omosessuali. Ha detto qualcosa di simile anche la Pontificia Accademia della Vita, ma si sa che le fatwa sono prese più sul serio dai musulmani dei documenti pontifici dai cristiani. Alla fine temi di questo tipo pesano di più della politica estera. Per questo è del tutto verosimile che Prodi non godrà della maggioranza dei voti e dell’appoggio dei musulmani italiani, nonostante il sostegno di qualche esponente particolarmente noto ai media della comunità islamica, che non ne rappresenta però la maggioranza silenziosa. Per quanto l’Unione si sbracci sull’Iraq, è difficile immaginare un pio musulmano votare per i Pacs e per Vladimir Luxuria.