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La guerra delle vignette: "Gioco francese"

di Massimo Introvigne (il Giornale, 10 febbraio 2006)

La vicenda delle vignette divide ancora una volta gli Stati Uniti dalla Francia. Evidentemente, tutto l'Occidente condanna le reazioni violente e criminali alle vignette danesi. Ma altrettanto evidente è la differenza di toni fra due fronti diversi.

Il presidente Bush si è espresso sulla questione in due conferenze stampa in cui, a poche ore di distanza, ha avuto al suo fianco prima il ministro degli Esteri israeliano, la signora Tzipi Livni, l'allieva prediletta di Ariel Sharon, quindi il re Abdullah II di Giordania. Il presidente americano e i suoi ospiti hanno condannato sia le violenze sia le «mancanze di rispetto» nei confronti dei simboli religiosi. Nel frattempo Condi Rice insiste sulla «mano nascosta» che guida le dimostrazioni e che attribuisce all'asse Siria-Iran. Il re di Giordania ha accuratamente evitato di smentire questa ricostruzione.

All'interno del mondo musulmano, il riferimento a Siria e Iran non è percepito come semplicemente geopolitico. Gli iraniani sono sciiti, ma con la presidenza Ahmadinejad hanno preso sotto la loro protezione il regime di Damasco, dominato da una minoranza religiosa di cui fa parte la famiglia Assad, gli alauiti, che i sunniti e anche gli sciiti irakeni (ma non più quelli iraniani) considerano eretici. Gli alauiti sono «iper-sciiti» in quanto considerano il quarto califfo dell'islam, Alì, non solo come una vittima dell'usurpazione dei sunniti (secondo l'ortodossia sciita) ma come un'incarnazione divina. Le idee degli alauiti siriani sono state considerate da generazioni di polemisti islamici ben più blasfeme delle famose vignette.

Con il progetto del Global Muslim Outreach («Mano tesa globale all'islam»), Condi Rice ha esteso il dialogo dall'islam conservatore - la Turchia, la Giordania, il Marocco, la Malaysia - alle frange meno estreme di quello fondamentalista, aprendo cauti canali di comunicazione con il cosiddetto «neo-fondamentalismo», che rimane radicale nelle idee teologiche ma rifiuta il terrorismo. Si tratta di un mondo interamente sunnita. Il sospetto del Dipartimento di Stato è che un'internazionale sciita, che abbraccia anche gli «iper-sciiti» eterodossi, voglia far fallire questo dialogo e abbia organizzato ad arte l'intero scandalo delle vignette, cinque mesi dopo la loro prima pubblicazione nel settembre 2005. Linee di dialogo molto simili al Global Muslim Outreach sono coltivate dalla Santa Sede e dal governo italiano (che include nella Consulta del ministro Pisanu rappresentanti dell'islam conservatore e neo-fondamentalista), le cui reazioni al caso delle vignette sono analoghe a quelle americane.

Il progetto del Global Muslim Outreach è visto come il fumo negli occhi dalla Francia di Chirac, che, dietro le belle parole sul chimerico «islam laico», sostiene le dittature laiciste invise ai musulmani conservatori ma che garantiscono buoni affari alle aziende francesi, e nulla teme più di una possibile intesa fra una parte del mondo musulmano e gli Stati Uniti. Anche se Chirac ha espresso qualche riserva sulle vignette, il settimanale satirico Charlie Hebdo - che spesso fa «satira di regime» - le ha appena ripubblicate, mentre in Belgio il governo, assai vicino a quello francese, si è distinto per una difesa della libertà di espressione che sconfina quasi nell'apologia delle vignette.

Sempre di più emergono due concezioni profondamente diverse del rapporto con l'islam. E gli Stati Uniti sono assai più avanti della Francia sulla via di un serio dialogo.