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La democrazia e la Rice

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 7 gennaio 2006)

Ogni giorno ci rendiamo conto di quanto è diversa l’amministrazione Bush nel secondo mandato, con Condi Rice al posto di Colin Powell. Il secondo tollerava nel mondo islamico dittatori torturatori e corrotti purché reprimessero i fondamentalisti. La Rice chiede ovunque elezioni oneste, anche se sono i fondamentalisti a vincere.

La strategia americana del “Global Muslim Outreach”, la mano tesa globale all’Islam, è criticata da intellettuali che pure sono amici dell’amministrazione Bush come Daniel Pipes, Oriana Fallaci e in Italia Magdi Allam. Il loro argomento è che se le elezioni nel mondo islamico le vincono i fondamentalisti, allora è meglio non farle e sperare nell’evoluzione interna delle dittature. I neo-conservatori (neo-con) sono nati in alternativa ai paleoconservatori tradizionali (paleo- con). Questi, eredi dell’isolazionismo, sostenevano che i soldati americani dovevano per quanto possibile rimanere a casa e lasciare che la Cia favorisse nel Terzo Mondo governi “amici”. Dove la democrazia avrebbe rischiato di far vincere i comunisti, si preferiva “il nostro figlio di buona donna”, il dittatore magari manesco ma “nostro” e anticomunista.

Con la fine della Guerra Fredda e la globalizzazione che ha diffuso nel mondo la voglia di democrazia, la posizione paleo-con è passata di moda ed è emersa la ricetta neo-con, che prevede un attivismo americano per portare ovunque elezioni libere e oneste.

L’11 settembre ha portato l’interventismo neo-con molto vicino al potere. Ma i paleo-con non sono spariti. Quando, grazie alla politica neo-con, in qualche parte di mondo islamico si sono cominciate a tenere elezioni oneste le hanno vinte – non sorprendentemente – partiti di ispirazione religiosa musulmana, alcuni dei quali fondamentalisti (altri no).

L’“Islam laico” si è rivelata una mongolfiera piena d’aria ma con pochi passeggeri, bucata facilmente dal primo spillo elettorale. Ecco allora, arruolando per via qualche neo-con pentito, riemergere i paleo-con e affermare che le elezioni vanno tenute solo se “non le vincono i fondamentalisti”. Diversamente, meglio tenersi il “nostro figlio di buona donna” che ora è “nostro” in quanto nemico non più del Cremlino ma del fondamentalismo islamico.

Il problema è che l’impopolarità del “nostro figlio di buona donna” alimenta – lo insegna l’Algeria – il terrorismo. Se invece le elezioni sono aperte e libere (non lo sono quelle iraniane, dove può concorrere solo chi ha ricevuto la preventiva autorizzazione di Khamenei) l'impatto con il dovere di governare avrà un effetto moderatore anche su taluni estremisti.

Spesso i fondamentalisti si divideranno tra dogmatici e pragmatici, e saranno i secondi a prevalere. Sono le dittature, non le democrazie ad alimentare il terrorismo: è la verità fondamentale della dottrina neo-con, gli eventi la confermano e fa bene Bush a resistere alla tentazione di abbandonarla.