Con il presente contributo cercherò di illustrare le peculiarità di un caso che ha interessato, e continua ad interessare, sebbene oggi in misura minore, le sottoculture giovanili, in particolar modo nel loro rapporto con le tecnologie odierne. Si tratta del caso Luther Blissett, singolare combinazione di esoterismo, anti-individualismo e rifiuto delle istituzioni, caratterizzato da precisi attacchi contro l’ordine pubblico. Lo sviluppo orizzontale e trans-nazionale di Internet ha portato con sé una cooperazione sociale potenzialmente autonoma dalle imposizioni degli stati. La Rete è divenuta sintesi di numerose insubordinazioni ed è continuamente attraversata da situazioni di conflitto quali la pirateria informatica e la violazione del copyright. La proprietà privata delle idee, continuamente sfidata, è molto spesso sconfitta. Il Luther Blissett Project, come è definito in numerosi siti web, si è affermato ormai da tempo nella composita scena delle controculture giovanili europee ed extra-europee. Firmandosi con questo pseudonimo collettivo e multi-uso, attivisti politici e sociali, artisti, scrittori o saggisti hanno prodotto riviste (sia elettroniche che cartacee), saggi, opere di fiction, dischi, pièces teatrali, siti web, controinchieste militanti e soprattutto azioni di guerriglia mass-mediatica (beffe ai danni degli organi di informazione: false notizie, depistaggi, messa in circolazione di leggende urbane ecc.), con lo scopo di colpire e destabilizzare le istituzioni.
Il progetto Luther Blissett fu ufficialmente lanciato nel maggio del 1994 da un performer e scrittore neoista inglese, tale Harry Kipper, poi rivelatosi un nome fittizio, (un pun inglese: Kippered herring significa infatti aringa affumicata; red herring corrisponde invece al nostro Pesce d’Aprile), trovando immediatamente consensi tra decine di mail-artisti, riviste underground, poeti, performers e collettivi di squatters[1] di alcune tra le principali metropoli europee[2]. In Italia il nome iniziò a circolare nell'estate dello stesso anno. Nel gennaio 1995, Blissett propinò alla trasmissione tv Chi l'ha visto? il caso del medesimo artista inglese, Harry Kipper, disperso tra Nord Italia ed ex-Jugoslavia. Una troupe fu sguinzagliata per mezza Europa con lo scopo di intervistare presunti amici e colleghi di Harry, in realtà tutti complici della beffa, la cui rivendicazione fece scalpore e attirò sul caso l'attenzione dei media nazionali. Da quel momento ebbe inizio una lunga serie di beffe, sempre più clamorose. E’ interessante notare come il fenomeno si sia diffuso in maniera rapida, coinvolgendo la stampa su temi mediaticamente ghiotti come il satanismo o la new age. Nel 1996 Luther Blissett cominciò a spopolare su Internet: centinaia di siti in tutte le lingue. I giornali ne diedero le prime definizioni. Alquanto vaga quella del settimanale l’ Espresso: “Un mix straordinario tra Internet e i Templari”[3]. Un ibrido, dunque, con riferimenti medievaleggianti, che portava, tra l’altro, il nome di un noto calciatore del Milan. Dopo le prime lecite interrogazioni si scoprì che Luther Blissett era (ed è) un movimento che persegue una feroce e violenta critica al concetto di “Individuo”, inteso come soggetto principe del diritto borghese (Uomo Egoista, secondo la definizione di Karl Marx). E' un nome dietro cui si nascondono personaggi multipli. Luther Blissett è un singolo, ma è anche una moltitudine, è un nome collettivo che rappresenta una soluzione pratica ai problemi dell'identità, del rapporto tra singolarità e collettivo, della dialettica tra individuo e comunità. Luther Blissett, presentandosi come un’ironica commistione tra politica, religione, ermetismo, medievalismo e cultura pop, rappresenta la potenza della comunicazione e dell'intelligenza collettiva. Celebra finti riti satanici, culti druidici, feste eretiche sugli autobus romani. Predica la distruzione della personalità e l’adozione di personalità mutanti. Chiunque può usare il suo nome perché Luther Blissett non appartiene a nessuno.
Il gioco funzionò e molti giovani cominciarono a celarsi dietro a questa sorta di impunità, anonima e pubblica insieme, pubblicando libri e riviste all’insegna della grande beffa. Il telegiornale nazionale e i quotidiani italiani riuscirono a svelare alcune di queste grandi burle a sfondo pseudo-religioso. Nel marzo del '97, all'Art Gallery Internet di Roma si tenne una mostra di opere d'arte firmata Luther Blissett: si trattava di riproduzioni di due metri quadrati l’una, esposte su tutte le pareti, raffiguranti gli atti di un processo a quattro ragazzi accusati di rifiuto di generalità e oltraggio a pubblico ufficiale. In queste gigantografie i quattro ragazzi erano descritti come seguaci di un movimento sovversivo e pericoloso per l'ordine pubblico, un progetto capeggiato da un misterioso signor Blissett il cui fine era dimostrare al mondo l'immoralità dell’ identità. Luther Blissett faceva dunque incrociare diversi livelli comunicativi e diversi piani della realtà. Negli ambienti artistici Luther Blissett fu accolto come una raffinata opera d'arte impalpabile, come una performance in network permanente[4]. In realtà le sue azioni si inserivano in uno dei temi del dibattito artistico più ricorrenti dagli inizi del Novecento. Secondo il sociologo Franco Ferrarotti: "L'artista e il criminale si pongono al di fuori dei ruoli della normalità quotidiana, ma ben presto hanno a che fare in prima persona con i rigori del controllo sociale"[5]. I rapporti delle forze dell'ordine, riportati dagli atti processuali di quel periodo, hanno invece lasciato completamente irrisolta la questione della sua reale identità e del senso compiuto delle sue attività. Il 2 marzo 1997 Luther Blissett fece credere di compiere messe sataniche in tutto il Lazio, recapitando perfino videocassette ad alcune reti televisive con la documentazione di un falso stupro ai danni di una vergine. Il caso fu clamorosamente smentito e creò notevole confusione. Una decina di giorni dopo ecco trasformare un autobus notturno in un'occasione di festa: secondo le indicazioni lanciate da Luther Blissett, ospite di una radio privata - Radio Città Futura - un centinaio di altri Luther Blissett si diedero appuntamento al capolinea del mezzo con chitarre e strani vestiti. Poi l'arrivo dei carabinieri. Il motivo? I biglietti. Loro, cioé i Luther Blissett, sostenevano di doverne pagare uno solo: erano tutti la stessa persona. La situazione degenerò e quattro Blissett finirono in questura, accusati di resistenza, oltraggio e violenza a pubblico ufficiale. Partirono le denunce, accompagnate da un dettagliatissimo rapporto nel quale si spiegava che i Luther Blissett altri non erano che "autonomi" e che la festa sull'autobus in realtà era "una manifestazione celebrativa di un filosofo marxista, tal Blissett"[6]. Alla vigilia dell'apertura del processo, in una conferenza stampa ospitata all'Art Gallery Internet di Roma fu presentato un appello firmato da numerosi intellettuali, artisti, giornalisti ed editori (tra i quali Nanni Balestrini, "Bifo" Berardi, Hakim Bey, Enrico Brizzi, Rossana Campo, Alberto Castelvecchi, Jovanotti, Carlo Freccero, Massimo Ilardi, Claudio Lolli, Roberto Maragliano, Mario Perniola, Vladimir Vinciguerra e tanti altri). Primo firmatario, Massimo Canevacci, docente universitario di Antropologia culturale a Roma, che in conferenza stampa ha spiegato: "Nei movimenti di Blissett vi è il senso di una critica radicale al concetto di identità fissa, così come si è consolidato nella storia culturale dell'Occidente. E contro questo movimento culturale non è concepibile la repressione giudiziaria"[7]. Quindi: "Chiediamo la completa assoluzione giudiziaria dei Luther Blissett. Luther Blissett è dunque un'arte, uno strumento in grado di risolvere qualsiasi problema”[8].
Luther Blissett divenne dunque il marchio di fabbrica dietro cui era possibile pubblicare testi o compiere azioni capaci di richiamare l'attenzione del pubblico. Utilizzando il nome Luther Blissett l’interesse è immediato: gli adepti sono pronti a seguire quel messaggio. Uno degli obiettivi di Blissett è certamente quello di seminare il panico tra i media dimostrandone la vulnerabilità sotto il profilo culturale. Blissett si rifà spesso ad una serie di tradizioni para-religiose ed esoteriche, con le origini in quel Medioevo tanto manipolato ai giorni nostri per i fini più diversi, utilizzate e rimodellate a piacimento dell’autore. La storia ufficiale è svuotata e ne è creata una nuova. Nel 1999 uscì un romanzo firmato Luther Blissett. Il libro in questione, dal titolo “Q”[9], fu accolto favorevolmente dalla critica e confortato da un ragguardevole numero di ristampe. Una delle novità assolute del libro consisteva nel fatto che gli autori, celati sotto lo pseudonimo collettivo di Luther Blissett, avevano spuntato la concessione di una sorta di “diritto di no-copyright” sull’opera da parte dell’editore. Gli stessi autori pubblicarono successivamente il libro sotto il nuovo nome collettivo di Wu Ming, ossia “nessun nome”. Per quanto non sia una novità, "Q" resta di un'attualità disarmante, se non addirittura inquietante. Un romanzo storico che è soprattutto un trattato sull'inganno, sulla beffa e sulla contraffazione, dove il Bene e il Male si scontrano e si mescolano spesso negli stessi personaggi, e tutto è sovrastato da due figure enigmatiche: l’ impenetrabile Q, la spia vaticana che tradisce i suoi compagni di lotta, e il Sopravvissuto, una sorta di Nessuno nel quale ognuno, se vuole, può riconoscersi. Una riscrittura della storia che non mancherà di influenzare alcuni romanzi recentissimi e di enorme successo.
Il primo tentativo di svelare la reale identità di Luther Blissett risale all’estate del 1997. Presso numerose redazioni giornalistiche italiane e nella stessa rete Internet, comparve allora un oscuro pamphlet dal titolo Il nome multiplo di Umberto Eco[10]. Arguto conoscitore dell’immaginario di massa e della finzione fantapolitica sin dagli anni de Il pendolo di Foucault (1988), Eco è definito nell’opuscolo “maestro dell’inganno”. L’ autore del pamphlet proponeva infatti una chiara identificazione tra il pensiero di Eco e Luther Blissett. Così leggiamo nella brevissima introduzione: “Luther Blissett. Eco ne sa qualcosa? La scuola materialista si diffonde: i centri sociali e i movimenti “alternativi” conquistano la cultura di massa”[11]. L’origine del movimento, secondo il pamphlet, era da rintracciarsi ne Il pendolo di Foucault di Eco. Gruppi di giovani avrebbero infatti cominciato a far propria l’ideologia del libro: il gioco con l’immaginario collettivo e la facoltà di mitopoiesi, votandosi dunque alla cosiddetta “religione del pendolo”.
Umberto Eco ha ormai una fama mondiale come romanziere, semiologo nonché eccellente massmediologo. Secondo il pamphlet avrebbe però ripescato, ne Il pendolo di Foucault, la moda dell’esoterismo e del fantaocculto. Il pamphlet denunciava soprattutto il legame ideologico con Eco, secondo il quale tutti i personaggi della storia sarebbero “vuoti simulacri da modellare a piacimento, beffandosi della religione e del sacro, inseguendo complotti millenari e misteri iniziatici”[12]. Nel romanzo di Eco si legge: “Inventare un Piano: il Piano ti giustifica a tal punto che non sei neppure responsabile del Piano stesso. Basta tirare il sasso e nascondere la mano. Se proprio bisogna credere, che sia una religione che non ti faccia sentire colpevole. Una religione sconnessa, fumigante, sotterranea, che non finisce mai. Come un romanzo, non come una teologia. Creare un’immensa speranza che non possa mai essere sradicata perché la radice non c’è. (…) Una religione che si può osservare tradendola all’infinito. (…) Creare per gioco la più grande rivelazione della storia e mentre gli altri vi si perdono, giurare per il resto della tua vita che non sei stato tu. (…) Perché scrivere romanzi? Riscrivere la Storia. La Storia che poi diventi. Inventare, forsennatamente, inventare senza badare ai nessi, da non riuscire più a fare un riassunto. (…)[13]. Scomporre il mondo in una sarabanda di anagrammi a catena”[14]. Gli scritti e le azioni di Luther Blissett esprimono, secondo il pamphlet, la stessa visione del mondo narrata dal romanzo: i valori in cui crede l’uomo non sono altro che mere illusioni, non è più possibile distinguere il Vero dal Falso. L’unica via di uscita è alimentare il Caos per far saltare il sistema e colpire l’immaginario collettivo. La “religione del pendolo” è dunque la religione del Caos. Leggiamo ancora nel pamphlet: “Con questo non si vuol dire che dietro le attuali azioni di Luther Blissett ci sia Eco: sarebbe pura mitomania complottistica. Il progetto è stato congegnato per vivere di vita propria, (…) contagiando gli animi dei giovani come una peste: (…) si tratta di un nome collettivo che chiunque è invitato ad usare ed è naturale che si diffonda velocemente”[15].
Nella confessione finale di Belbo, personaggio del romanzo di Eco, leggiamo il delirio di onnipotenza dell’uomo che si sente creatore: “Stiamo gradatamente ricostruendo la storia del mondo”, “Stiamo riscrivendo il Libro. Mi piace, mi piace”, “Quid est veritas? Noi”[16]. Eco ha prodotto, credo a sua insaputa, un grande moto nelle coscienze. Ha mostrato come sia difficile opporsi alle seduzioni dell’irrazionale, in una maniera del tutto nuova: riproducendo i meccanismi del discorso esoterico, raccontando la forma in cui questo tipo di credenze sorgono e si impongono. E’ possibile dunque che il Luther Blisset Project abbia posto in pratica i dettami del romanzo, ad insaputa dell’autore stesso, il cui intento era invece quello, certamente dissacrante, di mostrare come sia facile creare dal nulla credenze che possiedano una coerenza logica interna. Sorto come movimento dai tratti goliardici, il Luther Blisset Project acquisì un corollario di proponimenti che al momento della sua nascita probabilmente non possedeva. E’ probabile che da uno spunto iniziale tratto dal romanzo di Eco si sia poi sviluppata autonomamente una corrente capace di dare, a quella che era semplicemente una serie di burle ai danni delle istituzioni, una valenza speculativa ulteriore.
Nel laborioso tentativo di gestire la propria disorganica proliferazione, il Luther Blisset Project cominciò a produrre resoconti di piccoli e grandi eventi che coglievano il suo corpo performativo in un determinato momento storico[17]. In questi documenti di autoinchiesta la definizione del progetto più utilizzata è tutt'ora quella di “Network degli Eventi”. “La scelta dei termini "network" ed "evento" si riferisce ad una radicale ed innovativa idea di organizzazione fondata sul modello dei "sistemi autopoietici", ovvero di sistemi che crescono e prolificano, autogenerando un proprio equilibrio interno senza la necessità del comando”[18]. Fin dall’origine del progetto fu fatta circolare su Internet una delle possibili immagini di Luther Blissett, costruita al computer sovrapponendo decine di volti maschili e femminili. Questa icona fu poi successivamente utilizzata come segno distintivo del Network degli Eventi. L'utilizzazione del nome Luther Blissett e della sua icona iscrivono questi in un network identificabile, dandogli appunto un'identità. Giacché l'utilizzazione del nome multiplo è completamente libera, chiunque può diventare nodo del network, e sfruttare la sua reputazione accumulata nel tempo. Chiunque può far proprio il curriculum del network e “partecipare della sua intelligenza collettiva”[19]. Il Network degli Eventi non necessita che i suoi nodi si accordino su una linea d'azione o su un’ideologia comune; tutto è lasciato all'iniziativa spontanea degli aderenti. Tuttavia si potrebbe obiettare che nonostante l’apparente libertà concessa all’interno del network azioni, teorie e prospettive si sono in realtà configurate. Ciò è avvenuto in particolar modo attraverso quel complesso gioco di feedback comunicativi, simile al processo di produzione dei miti popolari (la mitopoiesi). Il fatto costituisce la caratteristica fondante di Luther Blissett. Leggiamo ad esempio in un nodo del network-Luher Blissett: "(...) occorrerà agire con coordinazione, senza centri di potere, comitati politici, o maggioranze, ma semplicemente proponendo ai vari nodi della rete azioni specifiche alle quali si possa aderire gratuitamente e liberamente", e ancora: "(...) i singoli anelli saranno sempre indipendenti l'uno dall'altro e allo stesso tempo potranno mantenersi in costante collegamento tra loro e interagire in ogni momento"[20]. Se un anello ad esempio orchestra una beffa mediatica, un altro organizza una festa o un corteo. Il fine del network è quello di "(...) creare eventi in grado di aprire varchi nelle nostre vite, di inscenare una grande performance sul palcoscenico del mondo che possa rendere la nostra esistenza più interessante e cominci a cambiare la percezione della realtà, quindi la realtà stessa"[21]. E’ possibile che questo gioco di feedback comunicativi risponda ad una ricerca e ad una condivisione di affetti, preziosa in pieno periodo di desertificazione dei rapporti sociali e di conseguente perdita dei valori. Se da una parte la forza del network-Luther Blissett consiste nell'essere sempre "in movimento", mai uguale a se stesso, "un sistema modulare variabile a componibilità illimitata"[22], come si legge su Internet, da un'altra esso ha tentato paradossalmente di fondarsi come realtà comunitaria. Quando Luther Blissett utilizza neologismi come "con-dividuo" o recupera termini marxisti come "Gemeinwesen" (essere comune o creatura comune) allude al fatto che la condivisione affettiva all'interno del network produce un superamento dell'individualismo borghese e fonda una nuova comunità e nuovi valori. Luther Blissett è sì considerabile come una comunità, ma una comunità eccessivamente mediata, costituita poco più che da flussi comunicativi attraverso Internet: il mito delle gesta di Luther Blissett. Luther Blissett non è altro, a mio avviso, che una comunità virtuale.
Luther Blissett ha sempre portato avanti battaglie per i diritti alla comunicazione: ad esempio il diritto all'interattività, all'anonimato dell'utenza, alla libera riproduzione delle informazioni. E’ radicalmente su posizioni anti-copyright. Qualche anno fa Umberto Eco affermava che: "Nella società tradizionale c'è chi produce cultura e chi la consuma, con Internet si apre una nuova democrazia"[23]. Oggi infatti è possibile fruire attivamente di qualsiasi mezzo di comunicazione che il progresso mette a disposizione. Questione che pone in discussione le vecchie concezioni di copyright, controllo e privacy, evidenziando l'inadeguatezza e le contraddizioni dell'attuale legislazione di fronte ad una nuova realtà che si fonda principalmente sulla circolazione libera e "dal basso" delle informazioni. La posizione radicale di Luther Blissett lo ha portato a considerare la proprietà delle idee come un'aberrazione, ritenendo che qualsiasi prodotto dell'ingegno è in realtà il risultato di un'intelligenza collettiva insondabile[24]. Blissett si può infatti ricondurre al movimento neoista e al plagiarismo: copiare ed usare le parole degli altri è un diritto-dovere, le idee non sono proprietà di nessuno. Uno dei manifesti che si trova in rete afferma infatti: "Io sono Luther Blissett. Io mi rifiuto di essere limitato da qualunque nome. Io ho tutti i nomi e sono tutte le cose. Incoraggio tutti i gruppi pop ad usare questo nome. Voglio vedere migliaia di gruppi con lo stesso nome. Nessuno possiede nomi. I nomi esistono per essere usati da tutti. I nomi, come tutte le parole, sono arbitrari. Io attacco il culto dell'individuo, gli egotisti, i tentativi di appropriarsi dei nomi e delle parole e farne un uso esclusivo. Io respingo il concetto di copyright. Prendi quello che puoi usare. Io respingo il concetto di genio. Gli artisti sono come tutti gli altri. L'individualità è l'ultimo e il più pericoloso mito dell'occidente. Io affermo che il plagiarismo è il metodo artistico realmente attuale. Il plagio è il crimine artistico contro la proprietà. E' un furto e nella società occidentale il furto è un atto politico. Io voglio che tutti usino il mio nome. Usa questo nome perché è il tuo. Questo nome non appartiene a nessuno. Diventa anche tu Luther Blissett. Io cerco l'illuminazione attraverso la confusione. Io prospero sul caos. Io sarò prosaico. I miei significati saranno semplici. Non alluderò a secondi significati. I secondi significati sono lacerazione di chi non i capace di dare piena corporeità alla realtà. Demolisci la cultura seria. E ricorda: se la vita fosse semplice non ci darebbe nessun piacere". Luther Blissett è dunque un terrorista culturale, "un nome no-copyright, liberamente adottabile da chiunque voglia svolgere opera di controinformazione"[25].
Luther Blissett cerca dunque di destrutturare la gabbia più resistente del secolo scorso: l'identità. Loro la rifiutano, così come rifiutano i codici artistici, gli stili di vita, il copyright, le regole che presiedono alla comunicazione. E si fanno promotori di quella che chiamano "guerriglia mediatica", diffondendo con mille canali le notizie più astruse e destabilizzanti. Luther Blissett gioca così. Gioca con la città, vista come simbolo dell'identità fissa; gioca con le istituzioni e gioca con la personalità umana, della quale sottolinea abbondantemente la volubilità.
[1] I cosiddetti squatter appartenevano in origine all'area sociale sviluppatasi intorno all'anarco-insurrezionalismo. La parola squatter, usata in tutto il mondo, significa genericamente occupante.
[2] Cfr. L. BLISSET, Situazione planetaria aggiornata al settembre 1994 in http://www.lutherblissett.net/index_it.html
[3] L'Espresso, n.28, anno XLI, 14 luglio 1995, sezione "Cultura", pag. 103.
[4] Cfr. http://www.antiarte.it/eugius/nuova_pagina_2.htm
[5] Ibidem.
[6] Webmarketing, numero 1, febbraio 1998.
[7] http://www.lutherblissett.net/archive/183_it.html
[8] Ibidem.
[9] L. BLISSET, Q, Einaudi, 1999.
[10] http://www.geocities.com/CapitolHill/Lobby/5999/
[11] Cfr. http://www.geocities.com/CapitolHill/Lobby/5999/pam.html
[12] Ibidem.
[13] Ibid.
[15] Cfr. http://www.geocities.com/CapitolHill/Lobby/5999/pam.html
[16] Ibidem.
[17] Cfr. Trattato Eurispes 1999, Capitolo V, Scheda 41.
[18] Ibidem.
[19] Ibid.
[20] http://www.lutherblissett.net/archive/337_it.html
[21] Ibidem.
[22] http://www.antiarte.it/nuova_pagina_2.htm
[23] Ibidem.
[24] Ibid.
[25] Ibid.